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Vari …Next Stop is Vietnam 1961-2008
[Bear Family - Box 13CD 2010]
Il Vietnam, la guerra nel Vietnam, intesa come un unico immaginario, costruito
e diramatosi nel conflitto e allargatosi fino a stravolgere la natura stessa dello
spirito americano, del "destino manifesto", piuttosto che dei miti della frontiera
è il nucleo originario da snocciolare se si vuole capire tutta l'evoluzione di
una cultura (americana, e non solo; dell'informazione, e non solo) da allora a
oggi. E' qui che …Next Stop is Vietnam 1961-2008, poderoso cofanetto
della Bear Family, centra il bersaglio: parte, sì, dalla musica (sentita, prodotta
o riferita a quegli eventi storici) ma si allarga a ricostruire tutta l'iconografia
della guerra del Vietnam. Lo spettro comprende anche i discorsi ufficiali (in
brevi e significative sintesi, per fortuna), riviste (dell'esercito e contro),
locandine cinematografiche, memorabilia d'autore e paccotiglia propagandistica.
Tutto nella prima metà cartacea (elegantissima, accurata), mentre in quella digitale
(13 dischi) c'è tutta la storia attraverso le canzoni, da Masters Of War
di Bob Dylan a Galvenston Bay di Bruce Sprigsteen (giusto per citarne un
paio).
In una delle numerose note, Samuel G. Fredman scrive che il Vietnam
"è stata la prima guerra ad avere una colonna sonora rock'n'roll". Il punto di
vista è persino riduttivo: la cronaca del conflitto associando televisione e rock'n'roll
diventò un incubo lungo dieci anni, e mai dimenticato, come racconta con una certa
eloquenza …Next Stop is Vietnam 1961-2008 perché tutto era destinato a diventare
un simbolo, un linguaggio, un luogo comune. Dai nomi delle operazioni militari
(Rolling Thunder, solo per ricordare la più esplicita) a Bob Hope sui palchi delle
forze speciali, dagli Zippo (esiste un bellissimo libro, molto pop, dedicato alla
vita degli accendini nelle zone di guerra) ai graffiti sugli elmetti, per non
parlare poi della creatività, abbastanza nota, del movimento contro la guerra.
Tutto quello che c'è da sentire, qui dentro risponde all'appello (manca
Ohio di Neil Young, ma i curatori si scusano per non essere riusciti a
ottenere i diritti, e questa la dice lunga sulla loro dedizione). Da leggere c'è
solo l'imbarazzo della scelta, anche se un'occhiata a Rolling Vietnam è sempre
obbligatoria. Da vedere, per capire cos'è stato il Vietnam e cos'è la guerra,
basta Apocalypse Now. Lo spirito con cui è stato assemblato …Next Stop is Vietnam
1961-2008 è quello. Un oggetto "culturale" di rilevanza indiscutibile e anche
una pietra miliare nelle produzioni discografiche degli ultimi anni. (Marco
Denti)
Una
milanese di origini vietnamite mi raccontava che l'impressione che si ha viaggiando
per il Vietnam nei giorni nostri è che tutto ciò che riguarda la guerra con gli
americani sia stato in qualche modo cancellato e rimosso. La popolazione è oggi
anagraficamente molto giovane, e nessuno pare aver voglia di guardarsi alle spalle.
Anche perché - secondo lei - la vera guerra che nessuno ha voglia di riesumare
non è stata quella con gli yankee invasori, quanto quella fratricida tra nord
e sud, che ha vissuto proprio nel momento della dipartita degli americani il momento
più tragico e truce, quando venne il tempo delle vendette personali e dei conti
da saldare. Nella cultura statunitense invece la parola Vietnam continua a risvegliare
sempre nuovi fantasmi. La ferita è talmente aperta, che un cofanetto di canzoni
dedicate ad un avvenimento storico ufficialmente concluso nel 1975 può permettersi
di spingersi fino al 2008 nel trovare nuove testimonianze in musica. Ed è solo
perché bisognava trovare un limite che si sono fermati, perché poi a ben guardare
qualsiasi canzone sulla guerra scritta in America negli ultimi quarant'anni, pensa
a quella guerra. Willie Nile ad esempio ha confessato che il brano Now That
The War Is Over, contenuto nel suo House Of Thousand Guitars del 2009, è stato
scritto con il pensiero agli anni 70 e a quel conflitto, ma all'ultimo momento
ha sostituito la parola "Vietnam" con "Pakistan" per renderlo più attuale. Scrupolo
inutile probabilmente, perché poi a ben guardare di canzoni che pensano al Vietnam
continuano ad uscirne più che di ogni altro scenario bellico odierno, forse perché
è ancora presto per misurare l'impatto che gli avvenimenti più recenti hanno avuto
sulla nostra vita, come invece ha potuto fare il Tom Russell di East Of Woodstock,
West Of Viet Nam (brano del recente album Blood and Candle Smoke), in cui
il vecchio cantastorie ricorda gli anni della perdita del suo "cuore adolescente"
legandoli proprio a quegli avvenimenti. Ma non sono solo i rocker anziani a ragionare
sempre in termini di Vietnam: Elvis Perkins nella sua Emile's Vietnam In The
Sky (era su Ash Wednesday del 2007) si spinge a citare una frase di sua madre
("sai dove si va quando si muore?") pronunciata dalla sfortunata pochi giorni
prima di morire davvero su uno degli aerei dell'11 settembre 2001, ma la immerge
storicamente nella cupa atmosfera del Vietnam del periodo coloniale e della guerra
di Indocina. E proprio la tragedia delle Torri Gemelle ha evidenziato quanto la
guerra del Vietnam sia stata la vera svolta cruciale nella storia americana, perché
invece di sostituirsi come shock culturale preponderante, ne ha rianimato l'interesse
e le citazioni, come se anche il lutto nazionale dell'11 settembre potesse essere
elaborato solo ripercorrendo il sentiero di Ho Chi Minh ancora un volta. Per dirla
come l'avrebbe detta Billy Joel dunque, il Vietnam è uno stato della mente, neanche
più un fatto storico. Di libri e cofanetti che raccontano come il rock e il Vietnam
vivano sempre in perfetta simbiosi potremo leggerne ed ascoltarne ancora a lungo,
forse fino a quando un'altra potenza egemone, un'altra cultura dominante, o un
altro tipo di arte pregna della fresca carica comunicativa che fu del rock di
quarant'anni fa, non troveranno un loro Vietnam.
Nicola
Gervasini - Rolling Vietnam. Radiografia di una guerra
(Pacini editore) Lo speciale su Rolling Vietnam: www.rootshighway.it/rolling.htm
Nicola Gervasini presenta Rolling Vietnam - Zig Zag, San Donato Milanese
(Mi), sabato 12 febbraio, ore 17.30 Rolling Vietnam. Radio-grafia di una
guerra sarà presentato a Zig Zag (via Libertà, 10, San Donato Milanese, Mi)
sabato 12 febbraio a partire dalle ore 17.30. Oltre alla dissertazione di Nicola
Gervasini che spiegherà come Rolling Vietnam narra dell’unica volta in cui la
musica non si è solo limitata a raccontare dei fatti storici, ma ne ha definito
gli eventi, ha dato ritmo ai bombardamenti e ha contribuito a scriverne l’epilogo,
saranno ospiti i Gobar (Paolo Ronchetti, chitarra e voce; Renato Pacchioni, chitarra
e voce; Cristina Gambalonga, voce) con una collaudata sintesi delle canzoni più
importanti, da Bob Dylan a Bruce Springsteen. Per ulteriori informazioni:
025272125 oppure www.zigzaglibricd.com