Sessantasei
anni suonati, le rughe che hanno scavato il volto, sorriso e look un po' da strega,
eppure una voce ancora in gran spolvero, solo in minima parte intaccata dal tempo.
Sembra quella di una ragazzina pronta a scalare il mondo. Wanda Jackson,
dopo una interminabile assenza di vent'anni dalle sale d'incisione, è stata
riportata di peso in uno studio e con l'ausilio di un cast stellare ha sfornato
un delizioso affresco di american music, che con toni celebrativi ma per nulla
ridondanti, ripercorre le sue radici musicali, dalla giovinezza country alla maturità
del rock'n'roll. Heart Trouble è una delizia che al valore
aggiunto degli ospiti contrappone la solidità del songwriting (la Jackson,
fatto importante, non è una semplice interprete) e la capacità di
riassumere in sedici brani l'età dell'oro del rock'n'roll, quando il confine
tra vecchio e nuovo, tra Hank Williams ed Elvis Presley, formava in realtà
un unico grande fiume della tradizione. Un compito ingrato estrapolare le gemme
prelibate offerte da Heart Trouble: dunque ricorderemo prima di tutto che alla
sezione ritmica da premio oscar formata da Stephen Hodges e Larry Taylor
(già con Tom Waits), si aggiungono spesso le chitarre di Dave Alvin
e dei Cramps, il basso di Lee Rocker (Stray cats) e Davey Faragher
(John Hiatt) e i duetti con Siedah Garrett e Elvis Costello. Per la fredda
cronaca e per una piccola visione d'insieme si segnalano una paludosa title-track
in formato swamp-rockabilly, le sfavillanti Mean Mean Man, Hard Headed
Woman, Rockabilly Fever (alla solista Dave Alvin) e Let's Have a
Party (con Rosie Flores), autentici cavalli di battaglia della Jackson, lo
psychobilly di Tunnel of Love con ospiti i Cramps (Poison Ivy e Lux Interior),
l'honky-tonk ruspante di Woman Walk Out the Door, le irresistibili sfumature
soul di Walk With Me e per finire la struggente ballata Crying Time
(brano di Buck Owens) in coppia con un Costello finalmente riportato ai suoi primi
amori. (Fabio Cerbone) www.wandajackson.com
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