Wanda Jackson
Rockabilly Queen

La regina del rockabilly, come è stata soprannominata, è un personaggio che dalle nostre parti non ha mai superato lo scoglio dei semplici cultori del genere, appassionati che conoscono il valore storico delle sue incisioni e soprattutto della sua figura, una delle prime donne dello star system musicale a rompere le barriere che dividevano country e rock'n'roll. Fino ad allora relegate ad un ruolo più convenzionale e rassicurante, le voci femminili ricoprivano negli anni cinquanta un immaginario particolare della pop music. C'erano grandi interpreti nella country music, molte stellette dell'easy listening, ma ben poche bad girl che saltassero la staccionata. Wanda Jackson, con la complicità di altre più oscure protagoniste di quella stagione, insegna il rock'n'roll da una nuova prospettiva, firmando piccoli capolavori del genere come Mean Mean Man, Hard Headed Woman ed una strepitosa versione di Let's Have a Party, già nel repertorio di Elvis Presley. Wanda Jackson nasce in Oklahoma nel 1937 e a soli diciasette anni, nel 1954, viene scoperta da Hank Thompson, che la porta ad incidere con la sua band, i Brazos Valley Boys, mettendo in risalto le sue radici hillbilly e honky-tonk. Finito il liceo iniziano gli anni della gloria: tra il '55 e il '56 i primi successi e l'amicizia con Elvis Presley, che fu uno degli artefici della sua dipartita dai lidi della country music per abbracciare il suono ribelle del nascente rockabilly. L'intero decennio dei sessanta è costellato di hit e tour che la portano anche in Europa, dove acquisisce uno status di culto in Germania. Negli anni settanta arrivano anche gli immancabili show a Las Vegas e le offeerte della tv americana, mentre le incisioni cominciano a farsi più moderate. Tuttavia Wanda prosegue la sua attività live in numerosi festival, spesso in Europa, divenendo una fonte di ispirazione per moltissime giovani artiste del panorama roots e country
(Fabio Cerbone)


Wanda Jackson - Heart Trouble CMH Records 2003
 

Sessantasei anni suonati, le rughe che hanno scavato il volto, sorriso e look un po' da strega, eppure una voce ancora in gran spolvero, solo in minima parte intaccata dal tempo. Sembra quella di una ragazzina pronta a scalare il mondo. Wanda Jackson, dopo una interminabile assenza di vent'anni dalle sale d'incisione, è stata riportata di peso in uno studio e con l'ausilio di un cast stellare ha sfornato un delizioso affresco di american music, che con toni celebrativi ma per nulla ridondanti, ripercorre le sue radici musicali, dalla giovinezza country alla maturità del rock'n'roll. Heart Trouble è una delizia che al valore aggiunto degli ospiti contrappone la solidità del songwriting (la Jackson, fatto importante, non è una semplice interprete) e la capacità di riassumere in sedici brani l'età dell'oro del rock'n'roll, quando il confine tra vecchio e nuovo, tra Hank Williams ed Elvis Presley, formava in realtà un unico grande fiume della tradizione. Un compito ingrato estrapolare le gemme prelibate offerte da Heart Trouble: dunque ricorderemo prima di tutto che alla sezione ritmica da premio oscar formata da Stephen Hodges e Larry Taylor (già con Tom Waits), si aggiungono spesso le chitarre di Dave Alvin e dei Cramps, il basso di Lee Rocker (Stray cats) e Davey Faragher (John Hiatt) e i duetti con Siedah Garrett e Elvis Costello. Per la fredda cronaca e per una piccola visione d'insieme si segnalano una paludosa title-track in formato swamp-rockabilly, le sfavillanti Mean Mean Man, Hard Headed Woman, Rockabilly Fever (alla solista Dave Alvin) e Let's Have a Party (con Rosie Flores), autentici cavalli di battaglia della Jackson, lo psychobilly di Tunnel of Love con ospiti i Cramps (Poison Ivy e Lux Interior), l'honky-tonk ruspante di Woman Walk Out the Door, le irresistibili sfumature soul di Walk With Me e per finire la struggente ballata Crying Time (brano di Buck Owens) in coppia con un Costello finalmente riportato ai suoi primi amori.
(Fabio Cerbone)

www.wandajackson.com

 


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