File Under:
down to the river di
Fabio Cerbone (15/02/2018)
Di
origini croate, cittadino americano, da sempre musicista del mondo, Radoslav
Lorkovic ha instaurato un rapporto molto particolare con l'Italia, terra che
ha visitato più volte in tour al fianco di alcuni dei migliori folksinger d'oltreoceano,
tutti affascinati dal suo lirismo al piano, dalla sua magica fisarmonica, da una
sensibilità melodica che ha spesso aggiunto quelle note fondamentali per trasformare
una canzone. Se ne sono accorti il compianto Jimmy LaFave, Greg Brown, Richard
Shindell, soltanto alcuni dei tanti autori che hanno avuto modo di "sfruttare"
il talento di Lorkovic allo strumento. Ma una carriera solista si è sempre svolta
all'ombra di queste collaborazioni, a partire dagli anni novanta e soprattutto
da quanto Radoslav è entrato in contatto con la scena roots di Austin, in Texas.
The Po, The Mississippi è un album molto peculiare che ci
racconta proprio questo percorso, diviso fra l'America e l'Europa, coinvolgendo
direttamente musicisti e luoghi della nostra terra e allo stesso tempo evocando
il linguaggio folk, blues e rock da cui è stato ispirato Lorkovic. Due fiumi,
due culture e parecchi ricordi che il pianista croato cita apertamente nel libretto
di questo disco, registrato in trio con Charlie Cinelli al contrabasso e il talentuoso
Andrew Hardin (per anni al fianco di Tom Russell) alla chitarra, in uno studio
della Brianza lombarda, e poi completato con le partecipazioni di Mary Gauthier,
Jono Manson, Shawn Mullins alle voci. L'evocativa ballata Blue
Parade, con il violino dell'ospite Alice Marini, introduce il
viaggio di Radoslav, il quale avrà modo, fra brani originali e cover, di trascinarci
fra sensazioni e memorie che affondano nella sua storia di musicista e di uomo.
Così infatti emergono i tradizionali Jeremija e Ribar Plete Mrizu Svoju,
due episodi in lingua slava, dal passo un po' tzigano, che riconducono alla famiglia
d'origine, all'educazione sentimentale di Lorkovic, che nasce attorniato dalla
musica e impara a suonare il piano fin da bambino.
Accanto un repertorio
più legato agli adottivi Stati Uniti, un suono in prevalenza acustico, affettuoso
e raffinato, che ci trascina verso il border nella sorprendente Mexican
Cafe, intona un barrelhouse sudista in Headin' South e scova
anche affascinanti sonorità tra folk e progressive in Northwind,
con il flauto di Tony Felicioli. Non bastasse ciò, Lorkovic sceglie una
manciata di cover che sono diretta espressione del suo legame con i citati songwriter
americani: affascinante e resa con trasporto Tango Till They're Sore di
Tom Waits, incantevole Louisiana 1927 di Randy
Newman, la cui inclusione, sul tema del fiume Mississippi, era quasi inevitabile,
ma assai più significative quelle canzoni che omaggiano gli amici Richard Shindell
(Fishing), Greg Brown (In the Dark With You) e soprattutto Jimmy
LaFave (una commovente Cafe in the Rain per
piano e voce), scomparso l'anno scorso e insieme al quale Lorkovic ha condiviso
un grande tratto di strada, dal vivo e in studio.
Un disco semplice, accogliente
e altrettanto partecipato nella sua composizione.