Condividi
 
 

David Crosby
For Free
[BMG 2021]

Sulla rete: davidcrosby.com

File Under: l'ultima stagione


di Donata Ricci (23/07/2021)

Che David Crosby abbia scelto una canzone di Joni Mitchell come titolo della sua nuova fatica discografica è più di un segno. “Joni è la più grande singer/songwriter vivente – dichiara – e For free è una delle mie canzoni preferite, perché amo ciò che dice a proposito dello spirito della musica e di cosa ci spinge a suonarla”. A parlare è un Crosby in vista dell’ottantesimo compleanno e chi avrebbe scommesso, già un bel po’ di decenni fa, che ci sarebbe arrivato? Provoca perciò lo stupore del miracolo questo nuovo disco del nostro, il quinto a far tempo da quel Croz che nel 2014 segnò una delle numerose – ma forse la più riuscita – delle sue rinascite, nonché la regolare ripresa della produzione solista.

For Free
prosegue nel solco degli ultimi dischi e, pur non raggiungendo le vette del citato Croz, viaggia a velocità di crociera seguendo la rotta di Lighthouse, Sky Trails e Here if you Listen. Lessico nautico per questo navigatore di oceani e nostalgie giacchè, a partire dalle navi di legno di Wooden Ships, non cessa di spargere salsedine sui suoi titoli citando imbarcazioni di varia foggia e ispirazione. Qui per esempio troviamo Ships in the Night, che in più evoca la notte. Perché la notte, con i suoi figli apocrifi, è un altro tema ricorrente fin dal primo verso di For Free, forse perché sia Joni che David – sodali delle accordature aperte – sono ispirati dalle ore lunghe e tumultuose. Fa tesoro dell’esperienza CPR questo nuovo disco, che infine mischia le acque di confluenza con il suono degli Steely Dan, sempre venerato da Crosby. Insieme alla giovane vocalist Sarah Jarosz, ecco infatti in azione Donald Fagen e Michael McDonald; ne escono melodie tanto evocative quanto inafferrabili, che lasciano ampio spazio all’immaginazione dell’ascoltatore.

Come per esempio nella pianistica I Won’t Stay for Long, la preferita dell’autore che, come sappiamo, è abituato a parlare chiaro. Curiosamente la piazza in fondo al disco, perché gli piace chiudere in bellezza e non soltanto nei dischi. “Dolorosamente bella” la definisce e lui è uno che non ha mai negato la connessione tra bellezza e dolore. Non si astiene nemmeno in River Rise, l’accattivante brano di apertura, facendoci sapere che “…è tardi in California…il freddo sta incombendo… lascia che il tempo finisca… sono pronto a volare…”. Affermazioni da brividi. Da tempo Crosby ci consegna l’autoritratto di un uomo “pronto a volare” e coerentemente ci ricama sopra partiture siderali che, se sei disposto a lasciarti avvincere, ti trasportano in vertigini intergalattiche, non meno di quanto riusciva a fare Chick Corea con il suo Hymn of the seventh galaxy. La prova sta nella bella Rodriguez for a Night, le cui scale discendenti ti risucchiano alla maniera di Stevie Wonder di Innervisions.

Paragoni arditi? Forse, ma se ci pensiamo le affinità spesso si giocano in sfumature poco appariscenti. Per il resto si veleggia in bonaccia, ma la qualità estetica non difetta mai. Anzi, paradossalmente potrebbe configurarsi il rischio di un’eccessiva perfezione formale o di una specie di manierismo espressivo. Ma queste sono valutazioni che attengono alla sensibilità individuale dell’ascoltatore. A me pare che possiamo dirci fortunati potendo godere, ancora una volta e per di più in tempo reale, di dieci canzoni inedite del nostro amato baffone. Possibilmente ne aspettiamo altre.


    



<Credits>