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Valerie June
The Moon and Stars:
Prescriptions for Dreamers

[Fantasy/ Universal 2021]

Sulla rete: valeriejune.com

File Under: soul astrale


di Fabio Cerbone (19/03/2021)

Le “prescrizioni per i sognatori” di Valerie June prevedono una cura a base di folk astrale e dall’anima pop psichedelica, intrecciate a memorie soul colte direttamente dalle strade di Memphis, dove l’artista è cresciuta. Disco ambizioso fin dalla copertina, che la ritrae come una soul queen sofisticata avvolta nei drappi d’argento, Valerie segna il passo rispetto ai suoi esordi, cambiamento già messo in atto con il precedente The Order of Time e oggi esplicitato prendendosi dei rischi in fase di arrangiamento e produzione. La mossa è spiazzante, ma attira e irrestisce attraverso un ciclo di canzoni, spesso sviluppate senza soluzioni di continuità, quasi si trattasse di un flusso di coscienza dove far convergere i sogni e le speranze dell’artista, un mondo in comunicazione fra cielo e terra, tra musica eterea ed espressività più carnale.

Non è opera semplice da decifrare The Moon and Stars: Prescriptions for Dreamers, con il suo pastiche sonoro che tesse trame acustiche e passione black, teneri abiti soul e piccole incursioni di elettronica, mettendo sempre al centro quella voce particolarissima, bambinesca, innocente, così distante dai luoghi comuni di una musiscista afroamericana di Memphis, che ci immaginiamo rapita dalle più calde e impulsive tonalità del r&b. Accade davvero soltanto nell’episodio di Call Me a Fool, ballata southern soul in gran spolvero, con la partecipazione simbolica di Carla Thomas ai cori, qui nel ruolo di una madrina per la stessa Valerie June, mentre la chiave di lettura di The Moon and Stars: Prescriptions for Dreamers risiede semmai negli angelici crescendo di Stay, nelle spirali di voci eteree di You and I, tra le indifese carezze folk pop di Colors, che si fanno impalpabili come nuvole in Stardust Scattering, splendida canzone a due tempi che acquista un groove sinuoso strada facendo, riportando a certe nuance di afro-beat presenti nel citato The Order of Time.

L’operazione di Valerie June è complessa e semplice al tempo stesso, è una meditazione sul ruolo di artista che ricorda da vicino il percorso di Michael Kiwanuka con il suo più recente album omonimo. Di intesa con il produttore Jack Splash (Kendrick Lamar, Alicia Keys), lavorando tra gli studi di Los Angeles e Miami (i famosi Criteria), Valerie June non teme di contaminare, persino con un eccesso di sperimentazione, il linguaggio più tradizionale dei suoi lavori precedenti, soprattutto nella seconda parte di questo The Moon and Stars: ecco dunque che alla rarefatta intimità acustica di Fallin’ seguono gli ammicammenti pop soul di una solare Smile, i minimali beat elettronici di Within You, gli evanescenti giochi vocali di Home Inside, alternati però da improvvise prove di maturità country soul, come accade nella sospesa melodia di Two Roads.

Album multiforme ed elegante, che svela particolari e imprevisti ad ogni ascolto, il sogno ad occhi aperti di Valerie June è la presa di coscienza di un’artista consapevole delle sue radici musicali, pronta a traghettarle in una dimensione quasi impressionista nella resa sonora.


    



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