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James McMurtry
The Horses and The Hounds
[New West 2021]

Sulla rete: jamesmcmurtry.com

File Under: Lo stato dell'arte

di Gianfranco Callieri (01/09/2021)

«Lo stato dell’arte», lo stato dell’unione, lo stato delle cose: scegliete voi quale sia la dicitura più adatta a un disco del genere, ma soprattutto ascoltatelo e diffondetelo, promuovetelo e sostenetene l’artefice, perché in termini di canzone d’autore, di una drammaturgia sonora in grado di raccontare la vulnerabilità della vita quotidiana senza semplificarne la complessità o banalizzarne il tormento, difficilmente si può fare meglio di così.

The Horses And The Hounds
, opera numero dieci del texano James McMurtry, sembra proprio essere la sua cosa migliore dai tempi del secondo Candyland (1992), più “musicale”, più immediato, umano e sofferto rispetto alle monocordi, grigie ballate dell’ultimo e comunque ottimo Complicated Game (2015), attraversato dall’esacerbarsi di una venatura tragica (a sua volta stemperata da un’ironia pungente e da una sconfinata empatia verso le sofferenze delle persone comuni) in tutto e per tutto degna della forza narrativa dello scomparso Larry McMurtry, romanziere capace di assecondare il gusto popolare senza rinunciare alla ricerca e alla qualità letteraria esattamente come il figlio sa suonare istintivo, rockinrollista e sferzante senza compromettere lo struggimento e l’eleganza del dettato lirico. Nei brani di McMurtry, popolati da tradimenti e rimorsi, personaggi abituati a impantanarsi nello squallore, nelle relazioni sbagliate, nell’alcol, nella rabbia interiorizzata o lasciata scoppiare, ogni strofa rappresenta un caso esemplare di scrittura, sia che si tratti della descrizione del suicidio di una donna sola, messa in scena ricorrendo al violino da brividi della dolente Jackie, sia nella radiografia di strategie e maldestre manovre militari contenute nella caustica Operation Never Mind.

Se i toni paiono in qualche occasione alleggerirsi, sebbene la velenosità delle notazioni politiche affidate al rock and roll epico e sulfureo di Ft. Walton Wake-Up Call non sia inferiore a quella di una We Can’t Make It Here (dal roccioso Childish Things, album del 2005), lo si deve non solo al feeling californiano inseguito da McMurtry, per sua ammissione influenzato dagli album targati ’70 di Warren Zevon, ma al formidabile lavoro di squadra di un gruppo di musicisti dove spiccano la sei corde del fidato David Grissom e quella del corregionale Charlie Sexton (ascoltateli affiancarsi nel poema elettroacustico dell’iniziale, bellissima Canola Fields), nonché le tastiere di Bukka Allen (memorabile nel racconto d’amicizia perduta di Decent Man) e le percussioni di Kenny Aronoff (stupendo ovunque benché mai come nel tiro stonesiano di una What’s The Matter da accostare ai ruggiti del John Mellencamp di Scarecrow [1985]).

Consapevole di come lo sguardo personale - percezione frammentaria e incompleta quando non ingannevole della realtà - non basti a descrivere il disastro della vita di tutti i giorni, McMurtry, oltre a reclutare un produttore classico dello spessore di Ross Hogarth (Ozzy Osbourne, John Fogerty, Van Halen, Keb’ Mo’), si circonda di colleghi e di co-autori coi quali confezionare il melodramma spagnoleggiante della solenne Vaquero, la parata elettrica dell’ultima Blackberry Winter e il terrificante rap-blues della spettacolare If It Don’t Bleed, quest’ultima incorniciata da uno dei versi più significativi dell’intera raccolta: «Ora tutto quello che posso fare è alzarmi dal letto / Ci sono più cose nello specchio del bagno di quante ce ne siano in cielo». Perché in questo rovesciamento domestico e un po’ arruffato di una massima di Shakespeare c’è tutto James McMurtry, con la sua vocazione a perforare la superficie degli eventi e delle idee partendo da dettagli in apparenza ordinari, e c’è una rappresentazione fedele e benedetta dall’accettazione delle nostre debolezze della società fragile, precaria e individualista nella quale ci siamo assuefatti a vivere. Sopportandola meglio se di tanto in tanto sbucano compagni di strada marginali, anarchici e romantici come The Horses And The Hound.


    



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