File Under:Americana
masters di
Davide Albini (10/12/2012)
Sulla
carta si tratta di uno dei progetti Americana più attesi di questo 2012,
arrivato quasi in dirittura d'arrivo, in questa metà dicembre, come a sancire
una sorta di precedenza su tutti gli allievi: che Buddy Miller e Jim
Lauderdale siano due maestri del genere non ci sono dubbi, nonostante sappiamo
bene quanto spesso, alla resa dei fatti, certe collaborazioni diano meno frutti
di quelli sperati. Ora, non è il caso di parlare di delusione, perché Buddy
& Jim ingrana il pilota automatico e viaggia a velocità di crociera con
un mestiere e una qualità che altri si sognano soltanto, ma è pur vero che la
sensazione di un'occasione mancata non me la toglie nessuno. Undici canzoni, una
buona metà traditional e vecchie hit fra country e soul (la chicca è
I Want to Do Everything For You di Joe Tex), un brano della moglie
Julie Miller (la dolcissima ballad It Hurts Me)
e una sola vera collaborazione ex novo, intitolata I
Lost My Job of Loving You, scelta naturalmente come singolo apripista.
Sono comunque gli stessi protagonisti a scherzarci sopra. Dell'album Buddy
Miller dice infatti: "abbiamo preparato questo disco in tre giorni, ma suona come
se ne avessimo impiegati quattro". Bella battuta e mezza verità, che possiede
anche i suoi pregi: spontaneità e coinvolgimento non mancano, con un sound a metà
strada fra moderna americana, southern soul, country e persino rockabilly (trascinante
il finale di The Wobble, con organetto 60s
e chitarra pungente), alternando due fra le voci maschili più belle della Nashville
"alternativa". La band poi è invidiabile: con basso e batteria nelle
mani di Dennis Crouch e Marco Giovino (Band of Joy) o il fiddle di Stuart Duncan
avreste forse paura di sbagliare bersaglio? Messe da parte alcune perplessità
iniziali, sono garantiti dunque divertimento e sostanza, grazie ad un'intesa vocale
innata fra i due amici, musicisti, ricordiamolo, che hanno suonato con la crema
del rock internazionale (Miller reduce dalla Band of Joy con Robert Plant) e si
sono imposti fra gli autori più richiesti sul mercato country (Lauderdale è conosciuto
più per le hit scritte per altri, anche se il suo revente viaggio nel bluegrass
con il paroliere Robert Hunter è da apprezzare).
Qui salgono in cattedra
con la galoppante The Train that Carried My Gal From
Town, hillbilly song di quelle dure e pure, scendono a sud con la danzereccia
South in New Orleans, influenzata dalla brezza
cajun della zona, si avventurano sui terreni minacciosi e scuri del country noir
di Vampire Girl (frizzante il gioco tra steel,
chitarre e violino) fino a toccare la tradizione più rurale con la riscoperta
di Lonely One in This Town e il classico honky tonk con Looking
for a Heartache Like You, brani che attraverso l'avvolgente sound sudista
ricordano un po' tutte le operazioni discografiche di Buddy Miller da solista
(nella coppia la sua impronta artistica mi pare sia più presente). Insomma, la
formula regge e intrattiene, non sarò certo io a rovinare la festa a Buddy & Jim:
magari la prossima mossa potrebbe essere un disco dal vivo, con qualche ospite
femminile a dare più sapore.