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American country soul in english fields! di
Silvio Vinci (02/12/2013)
Spettacolare!
Al primo ascolto, la parola che meglio descrive la sensazione che ho provato è
questa. Stay True è certamente un dischetto che piacerà agli amanti
del vintage, a chi ancora consuma i vecchi vinili della Band, di Springsteen,
Tom Petty, Van Morrison e compagnia, una splendida sorpresa per chi è alla ricerca
del giusto miscuglio tra old style e nuovo rock. Danny & the Champions of the
World sono inglesi, non si direbbe a sentirne le chiare influenze americane,
ma hanno "sede fiscale" a Londra, e certamente non sarà stato un problema;
nascono da una evoluzione di un precedente progetto (Grand Drive) che ha coinvolto
diversi musicisti fino a prendere forma definitiva nel 2007, anno che riconosciamo
come punto di partenza della band. Da allora alcuni preziosi dischi come "Streets
Of Our Time" del 2010 e "Hearts and Harrows" del 2011, hanno caratterizzato l'evoluzione
dal rock classico con venature blues sino alla sempre più massiccia iniezione
di soul e rhythm and blues, particolarmente presente nell'ultimo Stay True. Oggi
Danny & the Champions sono Danny George Wilson (chitarra acustica, voce),
Chris Clarke (basso, voce), Paul Lush (chitarra , voce), Steve Brookes (batteria,
voce) e Geoff Widdowson (sassofono, organo, voce), line up stabile da qualche
tempo, musicisti che mostrano di avere un affiatamento e una visione d'intenti
comune straordinaria, lo si capisce dal perfetto equilibrio degli strumenti, dall'interpretazione
vocale e dalla flessibilità delle dinamiche, ora acustica ora elettrica a seconda
del brano e del genere.
In altre parole, padroni della materia, consapevoli
di come va suonato un blues, un gospel, una ballata o di come va distribuito il
colore (country, soul, rhythm and blues) sopra una solida scrittura rock. Stay
True comincia con un pezzo meraviglioso, (Never Stop
Building) That Old Space Rocket, gioiellino pop rock, in piena deriva
Band/Springsteen, autobiografia che racconta l'emozione di un giovane (Danny)
accompagnato dal padre (appassionato di musica), che va in autostop ad assistere
al concerto dei Fabolous Thunderbirds . Cold Cold World
mantiene lo stile cantautoriale americano, ma notevolmente intriso di soul bianco.
Stop Thief! è una strascicata ballata gospel,
caratterizzata da un bel tappeto di organo, grondante America e New Soul, uno
di quei pezzi che Mick Jagger avrebbe inserito, a posteriori, in Exile on a Main
Street, l'avesse scritto lui. Senza tregua il disco mi inebria con episodi uno
più bello dell'altro, faccio fatica e scegliere, sono tutti così ricchi ed emozionanti
che vado a riascoltarli più volte: Darlin Won't You Come
In From The Cold è la ballata perfetta, molto Van Morrison prima maniera,
così come Other Days che ricorda parecchio
le atmosfere anni 70 dei dischi di Springsteen, con il campionario di fiati, pedal
steel, ritornello in crescendo, enfasi da ballata epica, il tutto marchiato dalla
splendida voce roca di Danny George Wilson.
Breaking
Out ci trasporta nel mondo polveroso dei saloon e delle diligenze,
con tanto di banjo e basso acustico a menar le danze, meraviglioso affresco country
rock, spumeggiante e orecchiabile. La parte centrale del disco è fatta di ballate,
suonate magistralmente e arricchite da cori e suoni giusti (pedal steel in abbondanza)
come nella omonima Stay True. Been There
Before ha un ritmo d'apertura che fa battere il piedino ed un ritornello accattivante,
mentre Talkin about Weather ha un sound molto
vicino a quello che chiamiamo oggi "americana" (in linea per intenderci al sound
degli Avett Brothers). Chiudono il disco, la goliardica Let's Grab This With
Both Hands, souleggiante e rhyhm and blues urbano da party alcolico sull'
attico e Time Again, divertente e saporita
ballata cantata a più voci, con il coro amicone che accompagna tutto il brano
e con il sax che spezza il ritornello/tormentone fino allo spegnimento delle luci
che si allontanano ed il volume che si smorza. Danny & the Champions of the
World entrano di diritto tra le sorprese di quest'anno, questo è l'album che
più mi ha colpito in questo mese crudele e sanguinario, sono certo che mi scalderà
ancora per tutto l'inverno. Non perdete occasione per farlo vostro.