The Jim Jones Revue
The Savage Heart
[
PIAS/ Self
2012]

www.jimjonesrevue.com

File Under: punk'n'roll

di Fabio Cerbone (02/11/2012)

Teppisti del rock'n'roll in libera uscita con licenza di uccidere, The Jim Jones Revue passano dai baccanali e dallo sconquasso di Burning Your House Down - disco che li aveva svelati ad un pubblico più vasto - a qualcosa di più sinistro e maniacale. Non crediate che il leader Jim Jones, già capobanda dei misconosciuti Thee Hypnotics agli albori degli anni 90, si sia placato del tutto nella sua arte declamatoria: continua a guaire come un indemoniato, mettendo insieme la furia iconoclasta del punk rock, la sensualità malata dei Birthday Party e la depravazione dei Cramps, lo psichobilly dei Gun Club con l'educazione anni 50 ricevuta a suon di Little Richard e Jerry Lee Lewis, ma questa volta è innegabile che The Savage Heart tenti di forzare la gabbia entro la quale la band rischiava di restare imprigionata per sempre.

Le due settimane di incisioni, con il coinvogimento di Jim Abbiss (Arctic Monkeys, DJ Shadow) nel missaggio sono il segnale di uno sguardo gettato in avanti. Che l'operazione sia ancora tutta in divenire lo dimostrano le presenze di Never Let You Go e Catastrophe, catarsi rock che ricalca lo stile febbricitante dei lavori precedenti, unendo una sequenza di chitarre ficcanti con il piano impetuoso (Where Da Money Go?, con un riff insistente che si trascina appresso tutto l'armamentario rock'n'roll del gruppo) del nuovo arrivato Henri Herbert, elemento essenziale al pianoforte nel rendere appetibile, antica e moderna al tempo stesso la formula della Jim Jones Revue. È un ponte gettato verso il passato, tanto quanto la conferma di Jim Sclavunos (Nick Cave, Grinderman) in cabina di regia, che tuttavia non elimina la sensazione di un gruppo interessato ad esplorare l'intera gamma delle proprie ispirazioni. In apparenza immobili stilisticamente, Jim Jones Revue finiscono per liberarsi di qualche catena soprattutto nel finale, tra una ballata inusuale per la band come Midnight Oceans & The Savage Heart, straniante melodia pianistica doo woop, e una più tormentata, forse irrisolta, Eagle Eye Ball.

Le soprese non finisocno qui: il suono abrasivo per cui sono giustamente stati celebrati oggi si avviluppa intorno ad una matrice blues più malsana, dettata probabilmente dalle linee di Herbert al piano, che ci introduce in questo mood fin dall'iniziale It's Gotta be About Me. Il vero climax della nuova collaborazione tuttavia si raggiunge nella doppietta di Chain Gang e In and Out of Harm's Way: la prima si apre con una cascata di note basse al piano e segue un martoriato stop&go fra ritmica e cantato, accrescendo la palpabile tensione del brano; la seconda si immerge in un clima sulfureo e vizioso tutto giocato sui contrappunti di Herbert, che a questo punto sembra indicare una possibile direzione per la Jim Jones Revue, lanciata verso una sorta di gospel rock band dalle atmosfere orgiastiche. Per accorgersi del cambiamento occorrerà forse aspettare il prossimo giro: nel frattempo la formula regge ancora benissimo e andrebbe caldamente testata dal vivo, dove questi signori (credetemi per esperienza diretta) strappano applausi con una ferocia senza pari.



    


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