Lucy Kaplansky
Reunion
[
Red House
2012]

www.lucykaplansky.com


File Under: folk

di Marco Restelli (24/10/2012)

Ci sono artisti che pubblicano i propri dischi regolarmente, con la puntualità da orologio svizzero. Magari hanno un contratto che gli impone i tempi e loro, correttamente, li rispettano. Ne esistono altri, invece che per far uscire un nuovo album hanno bisogno di un'occasione, o più semplicemente di un'ispirazione. Lucy Kaplansky, non c'è dubbio, appartiene a quest'ultima categoria e ne è la piena conferma questa sorta di concept album autobiografico, sulla sua famiglia, rappresentato da Reunion, che segue la splendida parentesi con il trio Red Horse (con Eliza Gilkyson e John Gorka). Ciò che ho sempre apprezzato di questa artista di Chicago, di origini chiaramente polacche, sono la sua grande sensibilità umana (splendido il suo album "The Red Thread"), ma soprattutto il calore che emana dalla sua voce, così morbida e avvolgente: una sorta di "coperta acustica" per le fredde notti invernali.

L'intimità che contraddistingue i suoi pezzi stavolta l'ha portata ad aprirci le porte di casa e a farci entrare nella storia dei rapporti con sua figlia (adottata in Cina nel 2004), i suoi genitori (il padre, Irving, matematico e pianista molto noto oltreoceano) ed i parenti più stretti. La sensazione, devo dire, è piacevole e nostalgica come una cena insieme ad un caro amico che non si vedeva da un bel po' di tempo. In una delle stanze meglio addobbate c'è un quadretto folk molto toccante intitolato Mother's Day in cui Lucy ci racconta il giorno in cui arrivò a casa Molly ed è commuovente la descrizione della naturalezza del clima di amore quotidiano che si respira. Sono quasi certo che con un po' di attenzione riuscirete a sentire perfino l'odore della colazione a base di uova che sta cucinando alla sua piccola prima di accompagnarla a scuola. Dolci i ricordi del suo arrivo a New York in Life is Beautiful, dove la città le sembrava così grande e nuova (bella la steel guitar sullo sfondo) ed il tutto rivisto oggi con la malinconia post 11 settembre.

Emozionate, ancora, suona la title track che descrive didascalicamente il viaggio di 5 ore, nel 1971, da Chicago a Toronto, per andare a trovare i nonni e egli zii, titolari di una pasticceri ed il cui disegno è riprodotto sulla copertina. I muri allestiti con le foto della nonna ed i forti sentimenti alla base della solida relazione fra il padre e gli zii suonano, rispettivamente, così reali e sinceri che riesce a trasmettere vibrazioni veramente uniche. La "dimora della memoria" è talmente grande, poi, da lasciar spazio perfino al triste ricordo del padre morente (I'll See You Again) ed ai versi della ninna nanna che gli cantava la mamma nella finale Sleep Well. La stessa accattivante cover di I'm Looking Through You in versione acustica, dei Beatles di Rubber Soul, scommetterei che sia stata verosimilmente scelta perché collegata a qualche momento della sua infanzia, anche se per i dettagli converrà chiedere direttamente alla cantautrice. A questo punto non mi resta che consigliarvi di accettare l'invito di Lucy Kaplansky, se dalla musica vi attendete un abbraccio, o una carezza, ma soprattutto se avrete voglia di ascoltarla attentamente, senza limitarvi a sentirla, come spesso accade un po' a tutti, con distaccata superficialità.


    


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