Paul Kelly
Spring and Fall
[
Cen
2012]

www.paulkelly.com.au


File Under: Love songs for the Fall

di Nicola Gervasini (26/11/2012)

Ci vorrebbe uno speciale di dieci pagine per raccontare la storia di Paul Kelly, cantautore che sta all'Australia come Bruce Cockburn sta al Canada, e cioè un intoccabile mito locale. Attivo fin dal 1981 con una serie di album ben venduti in patria e apprezzati all'estero senza aver mai avuto troppo successo, Kelly è uno di quelli che difficilmente sbaglia un colpo. Se la vostra discografia ancora non lo contempla, andate almeno a recuperare alcuni suoi piccoli classici come Under The Sun del 1987 (disco di platino in Australia) o il più intimista Words And Music del 1998. Spring And Fall arriva dopo cinque anni di silenzio, giusto il tempo di dedicarsi ad un po' di sana e fruttuosa retrospettiva (nel 2010 è uscito un cofanetto live di ben otto cd), ed è probabilmente il miglior modo che potreste avere per addentrarvi nel songwriting di questo validissimo autore.

Strutturato come un concept sulle svariate visuali che uno stesso problema di cuore può avere a seconda di chi l'osserva, il disco potrebbe anche sembrare fin troppo lento e adagiato su un impianto elettro-acustico che non lascia spazio alla spettacolarità, ma a lungo andare la validità delle canzoni fa vincere l'insieme. Registrato con il nipote Dan Kelly e il produttore Greg J Walker (che in patria è noto per un progetto one-man-band chiamato Machine Translations, che ha prodotto non pochi album), l'album è breve ed essenziale, undici brani che non si buttano via grazie a delicati arrangiamenti d'archi e tocchi di piano e mandolino che impreziosiscono piccolo gemme come None Of Your Business Now o I'm On Your Side.

Nei testi non si nascondono particolari misteri, Kelly si limita ad usare le parole dell'amore per seguire le melodie e costruire una sorta di diario di una vita assieme (For The Ages non specifica se il rapporto è di tipo matrimoniale, ma sicuramente si parla di amori per la vita), soffermandosi sulle difficoltà di comunicazione (Cold As Canada), le dichiarazioni d'amore (New Found Year), i tradimenti (Someone New), i dolori (Little Aches) e i pentimenti (Gonna Be Good). Alla fine dire che "vince l'amore" fa magari un po' libro di Moccia, ma è la sensibilità e la voce nasale (ricorda tanto quella di Jeff Finlin) dell'autore che danno all'insieme quel tocco melodicamente sofferto che lega Spring And Fall a filo diretto con i grandi cantautori degli anni settanta (Gordon Lightfoot uno dei primi che vengono in mente). Consigliato a chi non ha mai smesso di cercare la folk-love-song perfetta.


    


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