Bill Kirchen
Seeds and Stems
[Proper records  
2013]

www.billkirchen.com


File Under: electric honky tonk

di Fabio Cerbone (28/06/2013)

Noto alle cronache dell'american music tradizionalista più per i suoi meriti di autore e chitarrista che di interprete di sé stesso, Bill Kirchen ha mantenuto un basso profilo ed una incessante attività live, da quando il suo nome è uscito dal cono d'ombra dei Lost Planet Airmen di Commander Cody. Resterà per sempre il lascito fondamentale della sua carriera, tanto che oggi ritroviamo i classici del periodo rivoltati per l'ennesima volta, in versioni che dovrebbero teoricamente aggiungere qualcosa e invece si limitano ad omaggiare quello che è stato. Seeds and Stems, infatti, album solista numero nove, ripercorre le tracce dell'avventura con l'amico pianista Commander Cody e in generale un po' tutti gli anni formativi di Kirchen, ripescando cavalli di battaglia, cover illuminate (ottima la resa strumentale su It Takes a Lot to Laugh, It Takes a Train to Cry di Bob Dylan) e cartoline dal passato, quando la band di Lost in the Ozone e del fantomatico Live from Deep in the heart of Texas rilanciava il country rock, opponendosi agli accenti californiani dell'epoca con un piglio da rinnegati dell'honky tonk e dello western swing.

Kirchen divenne un maestro del cosiddetto "twang sound" e la sua Telecaster dai toni retrò fece scuola, finendo poi a collaborare in Inghilterra con Nick Lowe e Elvis Costello. Qui adagiato nella bambagia della sua formazione in trio (i fedeli Jack O'Dell ai tamburi e Maurice Cridlin al basso) e accompagnato da qualche vecchia amicizia (c'è anche il redivivo Austin de Lone degli Eggs Over Easy al piano e organo), Bill Kirchen gigioneggia tra rockabilly spassoso e country'n'roll di solida fattura, sottolineando una volta di più il suo understatement e la semplice voglia di suonare in presa diretta. Il sentimento di Seeds and Stems è dunque quello di una bar band da dopo lavoro, bicchieri di birra pieni al bancone del bar e un'atmosfera gioviale e senza pretese che si accende sulle note di Too Much Fun, Semi-Truck, Swing fever e si destreggia fra le note ironiche di Rockabilly Funeral e della leggendaria Mama Hated Diesel. Se avete frequentato anche per poco il bignami del country rock'd'antan e il nome di Commander Cody & His Lost Planet Airmen vi comunica ancora qualcosa, è probabile che abbiate familiarità con questo repertorio.

Al terzo passaggio in casa Proper, Kirchen scivola liscio come l'olio e non si azzarda a prendere rischi: Tell me the Reason e la scatenata Truck Stop at the End of the World sono puro distillato honky tonk, Down to Seeds and Stems Again stringe le coppie sulla pista, Flip Flop rafforza gli accenti dell'inconfondibile Telecaster del protagonista, mentre l'immancabile Hot Rod Lincoln (con tanto di spacconata finale dove Kirchen passa in rassegna tutti gli stili dei suoi eroi musicali alla chitarra, da Roy Orbison a Jimi Hendrix, da Duane Eddy a Steve Ray Vaughan) è la conferma di un album senza particolari ambizioni. La conservazione della specie dunque: in tempi incerti ottiene il suo effetto, ma pretendere di più da Seeds and Stems è proprio impossibile. L'idea semmai è di scovare Bill Kirchen e il suo trio in qualche pub lungo il cammino intercontinentale tra Austin e Londra, i luoghi più adatti per metterli alla prova.


     


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