Amy Speace
How to Sleep in a Stormy Boat
[Wind Bone Records  
2013]

www.amyspeace.com


File Under: folk, Americana

di Marco Restelli (08/06/2013)

Devo essere sincero, il penultimo cd di Amy Speace, acquistato nel 2009 non mi aveva convinto molto. Lo trovavo un po' disomogeneo, come se non avesse una propria fisionomia o una direzione chiara di dove voler trasportare l'ascoltatore. Ma la splendida voce dell'artista di Baltimora mi ha sempre fatto sperare che potesse in qualche modo riproporsi in modo più convincente e così ho deciso di darle una nuova chance con questo How to Sleep in a Stormy Boat (dopo essermi perso Thirty Tigers del 2011, che magari ascolterò più tardi). Senza indugio, ammetto subito di aver fatto la scelta giusta. L'approccio generale, che tra l'altro è quello che preferisco in assoluto, è decisamente da ballata acustica e, su tale modalità la Speace costruisce melodie sinuose e cullanti ispirate alle poesie di Shackespeare.

Incantevole ad esempio The Fortunate Ones, leggermente midtempo, nella quale degli splendidi violini esaltano le sue parti vocali. Il testo è tutto una paradossale provocazione, visto che prende la parte degli ultimi e dei disagiati continuando a definirli i più fortunati. Dopo un pezzo forse trascurabile e un po' monocorde come Lullabye Under the Willow il livello torna subito alto con la title track (ancora archi speciali sullo sfondo). Si tratta di una canzone d'amore di una donna apparentemente prende il largo con la nave in una tempesta, ma è in realtà solo una metafora del rapporto col suo lui, che sembra ormai privo di speranza (I've been out here too long, there is dark and deep, now i'm waiting on words, it's not words that i mean). Il duetto con John Fullbright che segue in The Sea & the Shore, merita il posto d'onore, sia per la qualità del brano che per la calda voce dell'ospite. I due amanti poeticamente si raccontano, dai rispettivi punti di vista, cosa è accaduto in questi anni di lontananza mentre lui l'ha lasciata sola per imbarcarsi. Il mare alla fine è il simbolo di ciò che li ha divisi per sempre. Bellissima.

La super low tempo Bring Me Back my Heart insieme all'intro profondo (a cappella) di un interessante e ritmata Hunter Moon ed alle armonie sognati di Left Me Hanging contribuiscono a rendere l'album un piccolo gioiello per chiunque abbia voglia di immergersi in questo mood malinconico. Per chi ha voglia di ballare o di sfogarsi un po' con qualche canzone estiva e stradaiola, invece è consigliabile attendere l'autunno per recuperarlo con calma, quando le foglie cadranno e si avrà voglia di un bel thè caldo sotto una coperta di pile. Al calore della stanza ci penserà Amy, state tranquilli.


    


<Credits>