Chip Taylor
Block Out The Sirens Of This Lonely World
[Trainwreck/ Rootsy  
2013]

www.trainwreckrecords.com


File Under: talk the talk

di Gianfranco Callieri (26/06/2013)

Da quando è tornato a dedicarsi alla sua prima occupazione - lo scrivere canzoni - dopo anni dedicati al gioco d'azzardo professionale, Chip Taylor ha messo in giro, se non perdo il conto di live, lavori singoli e doppi, dischi per bambini etc., una cosa come diciotto album. In diciassette anni. Sarebbe irrispettoso criticare per questo un tizio che, non pago di aver firmato, nei Sessanta, una quantità di canzoni memorabili (Wild Thing e Angel Of The Morning, ovviamente nelle versioni di Troggs e Jimi Hendrix, le più famose), si è rimesso in discussione, a cinquanta e rotte primavere, con la semplicità e la trasparenza di un debuttante alle prime armi, peraltro senza mai dimenticarsi di dare una spinta alle carriere altrui o aiutare piccole etichette in difficoltà. Davanti a chi, pur potendo tranquillamente tirare i remi in barca, continua a girare il mondo, si lascia affascinare da minuscole scene locali e trova anche la voglia per aprire un sito internet (aggiornato molto di rado, ma tant'è) dedicato agli "eroi dimenticati" del rock'n'roll, non si può far altro se non togliersi il cappello.

Ma Chip Taylor, che non deve pagare l'Imu, la Tares o l'Irpef, o se deve farlo può attingere alla cornucopia dei suoi diritti d'autore quasi senza accorgersene, dovrebbe mettersi una mano sul cuore e pensare a me, come io penso a lui tutte le volte in cui apro il portafogli per aggiornarmi sulla sua carriera, e domandarsi se, invece di costringermi a comprare una quantità mostruosa di album impressionisti e frammentari per natura, non avrebbe potuto selezionare con maggior cura il materiale in uscita. Parlavo di "impressionismo" perché all'incirca ogni lavoro di Taylor, dal 1996, è nato appunto da un'impressione, da un'illuminazione, da un'agnizione repentina, da una scoperta dell'ultim'ora: un'inaspettata storia d'amore o il riemergere improvviso dei ricordi di un'infanzia trascorsa nei sobborghi di New York, un viaggio in Europa o l'imprevista collaborazione con musicisti del giro di Austin e dintorni. Block Out The Sirens Of This Lonely World non fa eccezione: Taylor, in Norvegia per suonare dal vivo con i turnisti locali (più alcuni arrivati dall'Ucraina), ne ha composto i brani all'indomani dei massacri compiuti nel 2011 dal fanatico di destra Anders Behring Breivik prima a Oslo, con una bomba, e poi nell'isola di Utøya, con l'assalto armato a un gruppo di campeggiatori. Il clima del disco, malinconico, ombroso, meditativo e dimesso, risente del clima in cui ha preso vita. Appartiene, insomma, alla vena più folkie e introspettiva del nostro (talvolta ancora capace di sorprendenti unghiate da rockwriter, come dimostra la torrida, elettrica, vibrante The Last Video, degna del miglior Elliott Murphy), volutamente monocorde, alla maniera di un Lou Reed catapultato in uno polveroso honky-tonk di provincia, anche a dispetto dell'estrema varietà dei temi trattati.

Da questo punto di vista Taylor non manca mai di piazzare qualche colpo da maestro. North Caucasus Fight Club, per esempio, racconto di due fratelli sulle rive del Mar Nero, allenati al pugilato, all'odio e alle competizioni olimpiche, vale la capacità di sintesi, la violenza immaginifica e l'efficacia narrativa di un Nick Cave. Sugli arrangiamenti e la produzione dell'ucraino Goran Grini, nulla da dire, servono alla perfezione il talkin' crepuscolare e folkeggiante del titolare. Le chitarre di John Platania sono, per l'ennesima volta, un sigillo di eleganza e classe. C'è anche un secondo cd di 5 canzoni, rough takes e niente più (comunque divertenti) di brani più rootsy, più pimpanti e movimentati, e quindi fuori contesto rispetto all'umore laconico dell'album ufficiale. Insomma, l'ispirazione è, a tratti, intatta, la bontà dello stile pure. Resta il fatto che, mettendo insieme i pezzi migliori di Block Out The Sirens Of This Lonely World e del precedente F**k All The Perfect People (2012), si sarebbe ottenuto un disco ottimo e non due così così. Forse Chip Taylor non lo sa, ma a noi, noi consumatori italiani, ci balla un punto di IVA. Con lei il governo. E le scatole.


     


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