Wooden Wand & The Briarwood Virgins
Brairwood
[
Fire 
2011]

www.woodenwand.org
www.firerecords.com

File Under: roots rock, southern

di Emilio Mera (03/01/2012)

James Jackson Toth, aka Wooden Wand cambia ancora una volta pelle. Dagli esordi psichedelici alla ricerca della sua identità come nuovo menestrello nel mondo del weird folk, nella sua immensa discografia - fatta di singoli, split e cdr spesso introvabili o a tiratura limitata - ha esplorato un melting pot di generi ma questo nuovo cambio di traiettoria è il suo più naturale spostamento verso territori di rock classico, con forti spunti di matrice chitarristica. Il progetto Briarwood (finanziato interamente dai fans attraverso Kickstarter) nasce dall'invito dell'amico Daniel Duquette Johnson (ex Verbena) a registrare uno Split 7" con la sua band, i country rockers The Gum Creek Killers (Janet Simpson, Brad Davis and David Hickox) negli studi di Birmingham, Alabama. Toth invece di pescare una outtake dal suo archivio, ha deciso di accettare l'invito dell'amico e andare direttamente in Alabama a registrare. Il newyorchese è stato talmente impressionato dalla positiva esperienza e dal suono che sono riusciti a creare in quel piccolo studio, da assoldare i Killers, insieme ad alcuni amici di lunga data (Brian Lowery e Jody Nelson) e formare The Briarwood Virgins.

Ne scaturisce un album intenso, chitarristico e immediato con un suono swamp e sporco che sa di fango e di bourbon (chiari i legami con l'Alabama). Quello che più sorprende è come JJT riesca ad adattarsi con la su voce a questo cambio. Il suono è espansivo e potente, pieno di slide, feedback e assoli di chitarra, di organo e batteria (a volte sembra di assistere a una jam tra i Crazy Horses e i Drive By Truckers) e Wooden Wand risponde a questo sound tutto muscoli con una delle sue migliori performance vocali. Le 9 composizioni possiedono un mood scanzonato, rilassato e organico come quello respirabile in Whiter Away, che possiede il giusto vibe della Band con armonie che ritornano e chitarre che possono risultare disordinate e distorte, ma che danno uno charme particolare all'intera raccolta. Lo stesso che si sente nell'iniziale Winter in Kentucky, carico di hammond, chitarre e richiami stonesiani. Le chitarre non cessano di gracchiare anche in Scorpion Glow (che suona come George Thorogood dopo una aver ingerito uno sciroppo per la tosse), anzi sono sparate al limite pur mantenendo un'atmosfera rilassata. Be My Friend Mary sa di sudore e stivali infangati come una swampy song dai forti sapori southern, mentre la lunga Motel Stationary paga tributo a Neil Young (e come poteva essere altrimenti quando uno ha tatuato sul braccio "What Would Neil Young Do?").

Big Mouth Usa è l'unica cover della raccolta, una perla di Jim Ford (preso dall'imperdibile e lost album "Harlan Country" del'69) rifatta in maniera pregevole e arricchita dal controcanto femminile. Good Time Man e Passin'Through scivolano via su territori country polverosi mentre l'irresistibile e ultimo walzer DNR Waltz (Dnr sta per "Do Not Resuscitate") ci lascia con il sapore secco del bourbon sudista in bocca. Briarwood è la rock opera di Mr. Toth; un amalgama di country rock e gospel, di cavalcate elettriche e ballate per tipi solitari con una forte impronta sudista. I fans di vecchia data che si aspettano un altro album di folk acustico intimo/minimalista come "Harem of The Sundrum "o "2nd Attention", troveranno l'album troppo normale per gli standard della "Bacchetta di Legno", ma gli amanti del roots rock stradaiolo lo troveranno ammaliante, affascinante e a tratti irresistibile. Il passato sembra dietro le spalle caro James e il futuro sembra splendere in lontananza, anche se rimane sempre "incerto".




<Credits>