:: Eric Burdon
A morning conversation in California...


Un giorno come tanti va languendo nella sera d'inverno, all'inizio di una settimana di rientri lavorativi. Anche la neve che si scioglie cala un sipario di nera fuliggine e ghiaccio sporco sulla coreografia delle luci di Natale, che a poco a poco si smorzeranno nelle strade dei giorni a venire. Non mi sarebbe mai balenata l'idea di una chiamata in California, non fosse altro che il pensiero dell'estate a cui il più delle volte si associa lo Stato Dorato è in quel momento ben lontano. Ma il dovere mi chiama ed è più che un piacere sentire che dall'altra parte del cavo a rispondere, una voce famigliare mi dice che non solo ho chiamato davvero l'Ovest Leggendario, ma sto parlando un'altra volta con Eric "Animal" Burdon. La conversazione è cordiale fin dall'inizio e si scioglie nei toni accesi, che mi richiedono talvolta il soccorso ad una traduzione simultanea - peraltro disponibile -. Eric si lascia andare pertanto a una chiacchierata intorno al suo nuovo album dal titolo già orecchiato, e tra le righe l'amara constatazione che se pur Katrina avesse spazzato via la Casa del Sole Nascente giù a New Orleans, di una delle sue più note interpretazioni, le molte povere anime in rovina sono sempre là. A queste è dedicata l'Anima dell'Uomo Burdon, a partire dal disco di cui ci racconta fino al tenue legame che allaccia la sua produzione e quella di alcuni tra i migliori bluesmen per lui in circolazione. E prima di un paio di curiosità esclusive che il personaggio cita infine divertito, un anticipo sulla formazione di una nuova band con cui sarà forse a marzo, in Italia…
(di Matteo Fratti)


Recensione di The Soul of a Man


L'intervista

Hello… Sono Matteo Fratti, di rootshighway… Come va..?
Eh, bene grazie!

Ci siamo incontrati giusto un anno fa dopo un tuo concerto a Chiari, in Italia…
Mi ricordo…

Dove ti trovi ora?
Sono in California. Ora vivo qui

Parliamo dunque di questo nuovo Soul of a Man. Da Blind Willie Johnson al film di Scorsese e agli altri blues classici che fai nel disco, mi sembra un esplicito ritorno al blues…Qualche relazione col film nella scelta del titolo?
Certo che sono collegati: sono tutti e due riferiti al blues, e in questo senso c'è una relazione fra i due…

Ma è solo una coincidenza, o c'è qualcosa di più?
Beh, prima di tutto devo dire che sono un grande fan di Scorsese e di questi film, e ho amato molto l'idea di questo progetto fin dall'inizio. E' una delle migliori serie televisive prodotte, ma non sono stato influenzato da questo, ci sono soltanto arrivato dopo, ho realizzato dopo che il titolo era uguale.

Ho visto che l'album è dedicato oltre che ai musicisti che ti hanno ispirato - come Ray Charles o John Lee Hooker per esempio - anche a New Orleans e al Sud degli States. Volevi dire qualcosa in proposito?
Ho voluto dedicare in particolare quest'album alle città - tu hai detto New Orleans - ma io aggiungo anche tutto il Sud degli Stati Uniti, perché è da qui che emerge, appunto, tutta la musica che io amo di più. Credo che l'uragano Katrina abbia dimostrato alla gente in questa nazione che andrebbe fatto molto di più per le persone che stanno nella povertà, non solo gli sforzi del governo, per essere certi che la gente qui stia veramente al sicuro. Loro hanno convinto la gente che l'insicurezza è fuori dall'America, ma l'insicurezza è fuori e dentro l'America.

L'album è sempre prodotto da Tony Braunagel, ma a parte la canzone I Don't Mind, suona molto più rock e diretto di My Secret Life, che era più soul e intimista. E' più un caso o una scelta?
La differenza sta nel fatto che quest'album è molto più aggressivo, anche se ho lavorato insieme a Tony, che mi ha dato la direzione da prendere per questo secondo album, anche per My Secret Life.

I Don't Mind ricorda un po' le canzoni di My Secret Life...
Si, io cerco sempre di mantenere un filo che lega i "conteniuti" (parlando in italiano, nda) dei miei lavori tra un progetto e l'altro. Per esempio, è la stessa cosa di Como Se Llama Mama, che ha delle reminiscenze di Spill The Wine (Eric Burdon Declares "WAR"- con gli WAR 1970; nda ).

Ho visto che un paio di canzoni del disco sono state scritte da un raffinato bluesman contemporaneo come Eric Bibb… Da dove nasce la collaborazione con questo artista?
Beh, non è una vera e propria collaborazione quella con Eric Bibb. Ho ascoltato alcune sue canzoni e mi sono piaciute molto. Mi è piaciuto molto e ho voluto che comparisse nel mio disco. Un altro autore come David Munyon è citato nell'album e ci siamo sentiti per dieci anni al telefono, e credo proprio che i due ragazzi, Eric Bibb e David Munyon, siano tra i migliori autori di blues oggi in circolazione.

Avevo incontrato Eric Bibb al Pistoia Blues Festival…
Si, era là di certo, lui è spesso in Europa e io sono sempre qui, e questo è il motivo per cui non ci incontriamo mai.

Qualcosa ti lega da sempre alla musica nera e si può dire che per te l'anima di un uomo è il blues. Con quali artisti ti piacerebbe collaborare eventualmente?
Con cui vorrei collaborare in futuro? Beh, ho appena messo insieme un nuovo gruppo per dei concerti e con questi ragazzi cominceremo la prossima settimana per rodare la band (coi nuovi Animals in tour oltre a Wally Ingram alla batteria, Paula O'Rourke al basso e Red Young alle tastiere, anche il chitarrista Eric Mc Fadden il cui progetto "Joy Of Suffering" - Eric Mc Fadden Trio 2005 - è recensito su questo sito; nda).

Andrai subito in tour col gruppo?
Stavo pensando già da tempo di formare una nuova band, circa da tre o quattro anni, e il tempo è veramente importante, e io ho dovuto aspettare il momento giusto e anche dei contatti giusti, e il momento buono è arrivato, e dopo quest'album posso intravedere la mia possibilità di allargare la band con cui sono stato per dieci anni e muovermi verso nuovi progetti. Questo è qualcosa che ho il dovere di fare nella mia vita, perché mi piacerebbe muovermi verso nuove esperienze, la conoscenza di nuovi musicisti, con cui parlare di una nuova musica.

Due curiosità prima di salutarci: ho sentito che un recente dvd in uscita di Rory Gallagher ti mostra sul palco con lui in un filmato al Loreley Open Air nell'agosto del '82 in Germania. Se ti andava, volevo chiederti un ricordo di quest'altro grande musicista…
Non ho conosciuto Rory Gallagher molto bene. Conosco il suo lavoro, ma non ho conosciuto lui. Ho suonato nel suo show per i suoi fans, ma non l'ho mai realmente incontrato di persona.

Aspettando di leggere la tua autobiografia in italiano, in ultimo volevo chiederti se mai qualcosa ti avesse legato direttamente alla Beat Generation, nelle tue passate esperienze hippies a S. Francisco - se hai mai incontrato Ginsberg o qualche scrittore di quelli che allora erano molto influenti in un certo panorama rock…
(Ride) Io vivevo a Londra in un appartamento accanto alla porta di quello di William Burroughs, quando stava a Londra…

Mmh, molto interessante…
Ma non l'ho mai incontrato (ride)! Non è mai apparso (ride)! Veniva solo a prendere i suoi … "partner" e questa è l'unica ragione per cui io so che viveva lì, non per altro. Allen, Allen Ginsberg invece, era un vero saggio, un vero genio, un vero genio pazzo! Quando venne in Europa, a dei piccoli readings dove noi stavamo leggendo le sue poesie - e nessuno stava ascoltando - lui venne nella mia città, e venne a una delle sessions di lettura delle poesie in città, e io e i miei amici eravamo a lezione nella mia classe alla art school, e lui venne a far visita - non so come facesse a sapere che eravamo lì, ma ci trovò - arrivò e lesse le sue poesie come veramente andavano interpretate, ci insegnò come ascoltare le persone…fu veramente incredibile!

L'ultimo anno sei stato più volte in Italia - a Chiari, al Pistoia Blues.. -. Col nuovo disco passerai ancora?
Sì, lo farò. Verrò in Italia, penso in marzo.

Se ci sarai verrò a salutarti…
Great!

Scusa per il mio "bad english"…
Ok, pensa, io non parlo italiano…(ride)..Non parlo italiano, ma "penso" come Fellini!

E' veramente una gran cosa…
Yeah!

Grazie Eric, a presto!
Grazie mille!

 


<Credits>