Rockin' on Hard Water
Intervista ai Massy Ferguson

Tra le decine di proposte musicali che arrivano da Seattle senza soluzione di continuità, ultimamente RootsHighway ha particolarmente apprezzato una di quelle più ortodosse e lineari partorite da una città che storicamente è sempre stata sinonimo di venti nuovi e dirompenti. I Massy Ferguson, usciti con il loro secondo disco Hard Water, nel loro modo di suonare di nuovo non hanno proprio nulla, ma con il loro cocktail di blue collar, roots, southern e alt-country rappresentano al meglio un immaginario da periferia dell’impero, fatto di personaggi marginali e storie semplici che non passano inosservate. Un bel passo avanti rispetto all’esordio Cold Equations, rispetto al quale il guadagno in profondità e peso specifico delle canzoni è evidente. Una chiacchierata con Ethan Anderson, bassista e voce, ci fa conoscere meglio la band che si chiama (quasi) come una marca di trattori.

www.massyfergusonband.com


L'intervista
(a cura di Gianuario Rivelli)



Proprio un bel disco il vostro Hard Water. E’ suonato con passione, energia, sincerità, popolato di canzoni no-ogm che portano l’ascoltatore su strade impolverate e in mezzo a gente che vive ben lontano da lustrini e riflettori. Musica di provincia nel senso migliore e più nobile del termine.

Grazie. In effetti penso che come autore tendi a gravitare intorno alle cose che conosci meglio. Io sono cresciuto nel nord dello stato di Washington, nel remoto nordovest degli Stati Uniti, un posto decisamente fuori mano rispetto ad altre zone del paese. Permane ancora un che di selvaggio quassù. Direi che le canzoni prendono le mosse soprattutto da storie imperniate su cosa significhi vivere in questa strana parte del mondo. Ritengo che la grande arte aiuti a definire un posto. Ad esempio io ho questa fascinazione per la California del nord che mi è data dalla lettura di John Steinbeck. Ho sempre voluto andarci mosso dalla sua scrittura. Spero che, in qualche modo, anche noi riusciamo a dipingere un quadro vivido di cosa sia nascere nello stato di Washington, spiegare agli altri cosa rappresenti.

C’è uno stile che voi considerate prevalente o che comunque prediligete tra i tanti che caratterizzano il vostro sound?

Prima di tutto siamo una rock band. Facciamo cose roots, ballate, ma in fondo siamo una rock band. Il bello del rock è che puoi combinarlo con altri generi: Santana ha fatto rock latino, noi stiamo facendo roots rock…Qualcuno ci ha definiti alternative-country ma direi che siamo più rock & twang, insomma rock prima di tutto. Il tocco country che a volte diamo alla chitarra, al piano e alla voce è solo per dare più sapore.

Raccontatami come si sviluppa la fase di scrittura dei brani.

Di solito ci vediamo con Adam (Monda, chitarrista, ndr) o Tony (Mann, tastierista, ndr), loro vengono da me con delle idee che io poi elaboro. Parlando di testi, le migliori idee mi vengono il sabato mattina dopo una sbornia. E’ curioso, ma è allora che mi riesce di scrivere i testi migliori. A volte vado a casa di Adam e cominciamo a far girare per la stanza parole e frasi in libertà che poi diventano parti di una canzone.

Credo che queste canzoni possano riuscire molto bene dal vivo. Che importanza ha la dimensione live nel vostro essere musicisti?

Il poter portare la tua musica su un palco è l’aspetto più importante. Amo il modo in cui una canzone può cambiare con l’aggiunta del pubblico. Molte band sono band da studio, il loro scopo è spingere oltre i limiti di ciò che può essere inciso dal punto di vista tecnico. Li rispetto molto, ma noi invece proviamo a portare più in là i nostri limiti in uno show live. Incidere i pezzi in studio è importante anche per noi, ma alla fine siamo sempre curiosi e impazienti di vedere come verranno dal vivo. La nostra arte è rappresentata dai dischi ma gli show dal vivo non sono da meno.

La canzone di Hard Water che mi è piaciuta di più è decisamente Freedom County. Puoi raccontarci qualcosa della bizzarra vicenda che ha ispirato il brano?

Come ho già detto, il nordovest degli Stati Uniti è un posto di frontiera, un posto borderline in tutti i sensi. Questa canzone parla di un gruppo di appartenenti alla Guardia Nazionale armati di pistola che volevano dar vita ad una loro contea regolata dalle loro leggi e dalla loro visione della giustizia. Questo successe quando ero nella high school e fu una notizia clamorosa per la nostra zona. Ho pensato che fosse una storia incredibile. Minacciarono il governatore e minacciarono anche di mettere allucinogeni nel nostro acquedotto. Dicevano di essere pronti a combattere per ottenere la loro terra. Alla fine non successe nulla ma rimase un grande spunto per scriverci una canzone.

Come vi spiegate che Seattle continui ad essere una fucina impressionante di nuove band, per di più dagli stili e dai generi più disparati?

Questa è una buona città per la musica. Seattle negli ultimi anni è diventata una città ricca con la Microsoft, Starbucks eccetera ma è rimasto un gran bel posto per far parte di una band. Ci sono eventi, musicisti dappertutto e gente che ci tiene davvero alla musica dal vivo. In molte città il dj è un dio. A Seattle ci sono ancora un sacco di persone che preferiscono andare a vedere dal vivo musica inedita, ad ascoltare qualcosa di nuovo. E poi abbiamo una delle più grandi stazioni radio della terra, KEXP, che passa una marea di band locali. E’ lì che ascolto tutta la nuova musica di Seattle.

Cosa avete ascoltato e cosa ti è piaciuto di più nell’ultimo periodo? Quali sono le vostre band preferite?

Ultimamente sto approfondendo band che fanno roba classica ma al contempo contemporanea. Penso a gente come i Drive by Truckers, i Black Keys e gli Hold Steady che fanno musica originale, profonda, che si basa sui classici stilemi roots senza provare ad essere troppo retrò. Tornando a Seattle, poi, nel mio i-pod poi ho diverse band della mia città: Fleet Foxes, Band of Horses, The Moondoggies, Sera Cahoone e The Maldives.

Buttiamo un occhio sul futuro. Visto il felice esito di un pezzo come il già citato Freedom County, potreste decidere di sterzare decisamente su quel tipo di southern rock polveroso o pensate di rimanere una band che spazia tra generi diversi?

Stiamo scrivendo molto ultimamente e sembra che ci stiamo muovendo più nella direzione di un certo twang rock, stile Freedom County per intenderci. Freedom County è stato un bel momento per me come autore, la possibilità di raccontare accuratamente la storia di qualcun altro. E’ una canzone potente e sono davvero felice di come è venuta. Ci piace avventurarci comunque, e non inchiodarci scrivendo in un unico stile. Però è chiaro che se facessimo più pezzi di quel genere, certamente non me ne farei un problema. Nel futuro voglio rappresentare i pensieri della gente, scrivere sul tempo che viviamo, sulla mia terra. Se riuscirò a farlo bene, mi sentirò soddisfatto.

Per ultimo non posso esimermi dal farti una domanda sul vostro nome. Come diavolo vi è venuto in mente di chiamarvi praticamente allo stesso modo di una marca di trattori che di sicuro non vi paga per la pubblicità involontaria che gli fate?

Ci piaceva il suono di questo nome perché ci sembrava maestoso, richiamava la terra. Evoca immagini di polvere, sole, pioggia, fango, acciaio, mani sporche, guanti di pelle, ingranaggi e pneumatici. Ritengo che si adatti particolarmente alla nostra musica perché noi suoniamo blue collar, working class. Se noi avessimo suonato new wave, non credo proprio che ci saremmo chiamati Massy Ferguson!

 


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