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foto: Carbonio Editore

Erik Hoel
Le rivelazioni. Intervista con l'autore


a cura di Marco Denti (20/01/2023)

L’intima natura della coscienza è l’oggetto del contendere che un gruppo di giovani ricercatori è chiamato a indagare in una struttura della New York University. Il dilemma (biologico, filosofico ed etico) si attorciglia in un dramma quando uno degli scienziati muore in metropolitana in circostanze più ambigue che misteriose. Da lì Le rivelazioni, romanzo di esordio di Erik Hoel (Carbonio Editore, nella traduzione di Olimpia Ellero, 416 pagine) si sviluppa attorno alla figura di Kierk Suren che, a differenza dei colleghi accademici, è tormentato dai dubbi e dalle contraddizioni che suscitano gli interrogativi legati all’enigma della coscienza.

Le rivelazioni - la recensione: bookshighway.blogspot.com/2023/01/erik-hoel.html


L'intervista

Cosa sognavi di diventare? Uno scienziato, uno scrittore o entrambi?

Crescere nella libreria di mia madre mi ha praticamente costretto a diventare uno scrittore. È quello il nucleo della mia identità. Comunque, serve un soggetto da seguire e gli scrittori lo trovano in vari modi: si uniscono a una controcultura, o vanno nell’esercito, per dire. Alcuni scrivono solo di se stessi. Ero affascinato dalla scienza, e ho intravisto un soggetto che sembrava inesplorato, almeno in senso letterario.

Quando hai cominciato a scrivere? Cosa ti ha ispirato?

Quando cresci in una libreria da bambino, i libri sono letteralmente la cosa più importante. Erano al centro del dibattito, della discussione, di tutto, veramente. Quindi mi è sempre parso naturale, forse inevitabile. Dal punto di vista dei libri, gli autori sono semplicemente come i libri li riproducono.

Quale è stata la parte più difficile nella scrittura del tuo romanzo d’esordio, Le rivelazioni?

Certamente la necessità di trovare un equilibrio con il mio dottorato in neuroscienze. Ma da una prospettiva strutturale, Le rivelazioni è un libro con una meccanica folle. Ogni capitolo inizia con le stesse tre parole e la stessa scena. Si svolge nell’arco di un mese, ogni giorno è un capitolo. Sentivo che nessuno aveva mai provato davvero a mettere in piedi una struttura del genere. E ora so perché, dato che ci è voluta un’immensa quantità di lavoro. Sono contento di aver fatto le scelte che ho fatto per il libro, ma non le rifarei mai, se non altro perché ora so di più sul lavoro necessario per far funzionare una struttura narrativa così complessa.

Quanto di autobiografico c’è nel libro?

Questa è una domanda complicata, perché alla fine non c’è nulla di autobiografico. Non sono mai stato confuso con un potenziale omicidio, e così via. Allo stesso tempo, è un libro profondamente personale. Ho vissuto a New York, ho lavorato all’Università del Wisconsin, come ha fatto Kierk, e ho lavorato alla Columbia University, come ha fatto Carmen, e molte delle loro preoccupazioni intellettuali sono le mie. Penso che come molti primi romanzi si tratta di un gruppo di esperienze filtrate attraverso la struttura di un libro.

Come hai sviluppato i caratteri di Kierk e Carmen?

Penso di essere davvero uno scrittore filosofico classico. I miei personaggi sono spesso iniziazioni di idee, come Carmen che è la rappresentazione di qualcuno di fronte al problema mente versus corpo. Così spesso inizio in modo molto astratto, e lavoro a ritroso.

Qualcuno dei principali protagonisti ha un posto speciale, per te?

Penso che Kierk sia certamente un personaggio interessante. Non c’è più posto per persone come lui, ossessive romantiche, nel mondo della scienza. Forse nel mondo in generale. Può risultare irritante e ha i suoi difetti, ma è anche, credo, un personaggio sensibile.

L’uso degli animali nel campo della ricerca è giustificato da un punto di vista etico? È necessario?

La ricerca sui primati descritta nel libro è completamente reale. Spesso le persone non riescono a crederci. Molti degli eventi più orribili li ho sperimentati in prima persona. Penso che la ricerca sugli animali sarà una delle cose per cui saremo giudicati nel corso dei secoli futuri, nonostante sia necessaria in molti casi ora. Ma sono convinto che se le persone sapessero di più su ciò che accade, sosterrebbero il contenimento dei peggiori eccessi, in particolare nei primati, e nello stesso modo con gli animali domestici come cani e gatti.

A parte questo, che impatto ha avuto, a livello, emotivo, la scrittura del romanzo? Quale è stata la sfida maggiore?

È stata un’esperienza molto intensa scriverlo. Ci ho versato molta energia, credo si senta. Come ho detto, la struttura stessa era diabolica. Ma penso soprattutto che riconciliare la scrittura con il lavoro quotidiano in campo scientifico sia sempre una sfida importante.

Cosa ti ha sorpreso di più nella scrittura e nella pubblicazione?

Direi che la risposta è sempre quella, ma sono i pro e i contro di pubblicazione che mi hanno stupito. Penso che la gente creda che quando un libro è pubblicato il viaggio finisca lì, missione compiuta. Ma non è affatto così che funziona.

Stai lavorando a qualcosa che vuoi condividere?

In questo momento la maggior parte dei miei sforzi sono concentrati su un lavoro sulla piattaforma Substack, The Intrinsic Perspective. Quando scrivo libri, mi sento come se mi unissi a una lunga fila di titani, e quindi mi sto sempre paragonando a gente scomparsa da lungo tempo, e non posso assolutamente pensare di essere all’altezza. Ma scrivere on line, mandare una newsletter, è un’esperienza completamente diversa. È davvero un genere a parte, relativamente nuovo e in rapida crescita. Mi pare un mezzo nuovo e fresco per scrivere.

Cosa fai quando non stai scrivendo?

Oh, per lo più cose normali. Vivo a Cape Cod, che è una parte del Massachusetts dove molte persone vanno in vacanza in estate. Durante l’inverno, quando i turisti se ne sono andati, è molto tranquillo e sereno, trascorro del tempo con la mia famiglia, gioco con il mio cane, tutto qua.


    



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