:: Speciale Southside Johnny
Havin' a Party with Southside Johnny & The Asbury Jukes


Ho sempre ritenuto Southside Johnny un personaggio difficile e dedito solamente alla propria arte, tanto espansivo sul palco quanto schivo nella vita. Dopo aver avuto la fortuna di poterlo intervistare la mia convizione si è immediatamente consolidata. A tratti affilatamente ironico, Southside si è concesso a Rootshighway per una chiacchierata divisa fra soul e blues, fra Messin' With The Blues (album del 2000) e Going To Jukesville, sua recentissima fatica. L'incrocio fra Asbury Park e la Roots music non è ad ampio scorrimento. Il nostro dimostra comunque che il grigiore del boardwalk può essere abbagliato dal caldo sole del sud e delle lande più desolate d'America
(di Carlo Lancini)

www.southsidejohnny.org

 

Southside Johnny - Going to Jukesville Leroy records 2002
 

John Lyon, meglio noto come Southside Johnny, è tornato alle origini del Jukes sound. Going To Jukesville è il risultato di un suono fresco, loud, pulito e lineare. Le intenzioni erano queste: regalare un'altra parentesi tradizionale, di Asbury Park, di fiati spinti al massimo e di soul. Southside ha colpito nel segno: fin dalle prime note di Passion Street si capisce la direzione del disco, il valore di tromba e sax, e la voglia di non lasciare alcun colpo in canna. Baby Don't Lie, brano firmato da Bobby Bandiera continua sulla falsa riga del primo. Via così: Leaving Behind, She's Still In Love e Lost In The Night sono easy listening e in stile Southside, sembre con fiati, energia e passione. Il blues non manca e Lost (firmata da Jeff Kazee) né è la dimostrazione. Covers come Gladly Go Blind, No Easy Way Down e Somebody To Love You sono un elemento fondamentale per l'espressione massima del Jukes sound. In conclusione l'incrocio con la roots music: Tired Skin di Alejandro Escovedo. L'album è una vera bomba, non risente dell'assenza di Little Steven e Garry Tallent. Da uno come lui, uscito a braccia alzate dal clamore di Born To Run (1975), non ci si poteva aspettare ritorno più grande. Bravo Southside.


Southside Johnny & The Asbury Dukes - Live in Southampton, The Brook, 15 Ottobre 2002
 

In Inghilterra gli spettacoli iniziano presto e finiscono altrettanto presto. La musica dei Jukes potrebbe far pensare a qualche club fumoso e notturno di New York, il Brook ci si avvicina molto: periferico, piccolo, stracolmo di anime e con birra a fiumi. Alle nove e qualche minuto la band entra in scena e da il la ad uno show scoppiettante, fatto di covers (ottima la Unchain My Heart resa celebre da Joe Cocker), novità e classici. Southside Johnny è in grande spolvero, sfodera una giacca rosa, un paio di Converse All Star nere, invidiabili, ed gli occhiali da sole a coprire le occhiaie da fuso orario. L'atmosfera è calda, la chitarra di Bobby Bandiera (esibitosi anche in un'ottima cover di Boom Boom) è esplosiva e l'ironia di Jeff Kazee (pianista estroverso e diabolicamente dotato) è uno spasso. Living With The Blues, Lost In The Night, Talk To Me e Without Your Love si susseguono a ritmo serrato, l'armonica suona ed i fiati divertono. Il concerto non diminuisce mai d'intensità, le varie Trapped Again passano fino al culmine: I've Been Working Too Hard, I Don't Wanna Go Home e Heart Of Stone. Bobby e Southside si dividono la scena, la batteria di Louie Appel picchia ed il resto della band si scatena in assoli mozzafiato ed ironici siparietti. Il nostro rimane in t-shirt, nera ovviamente, noi rimaniamo esterrefatti per l'incredibile energia. Esausti ci trasciniamo fino all'uscita dopo quasi tre ore di spettacolo. La pioggia che ci ha accompagnato per tutto il giorno è cessata, ora ci si prospetta una nottata fredda ma stellata. Il vento di Asbury Park è passato di qui.


L'intervista


A quindici anni, nel 1991, ho avuto modo si ascoltare Better Days. Per me è stata un'esperienza incredibile. Da lì a Messin' With The Blues (2000) sono trascorsi nove anni, e il tuo sound è cambiato. Che direzione ha preso la tua musica in questi anni?

Messin' With The Blues è stato per me un cambiamento di direzione verso quella che è un'esplorazione dei molteplici stili del blues. Ho cominciato suonando quel genere di musica, che era quello che ascoltavo quando ero un teenager. Ora, il nostro nuovo album, Going to Jukesville, ha un suono più tradizionale per i Jukes; molti fiati, batteria e molto divertimento.

Come è stato lavorare con Garry Tallent? E in che modo Garry, l'anima South della E Street Band (così si dice), ha influenzato Messin' With The Blues?

Io e Garry vivevamo entrambi a Nashville e siamo amici fin dalla High School. Abbiamo sempre pensato di fare un disco insieme. Due anni fa entrambi abbiamo trovato il tempo, e quindi abbiamo deciso che quello era il momento giusto per registrare qualcosa. Io volevo fare un album blues, perché non l'avevo mai fatto e sentivo di essere abbastanza vecchio per poter dare alle canzoni un sentimento vero. Naturalmente, non appena si era raggiunto un compromesso, Bruce (Springsteen) chiamò e Garry dovette andare per la sua strada! Nonostante tutto, l'abbiamo fatto.

Anche questa volta Steve Van Zandt (Little Steven) non compare fra i credits del disco...

Mi piacerebbe molto lavorare ancora con Steve, ma in questo periodo è parecchio impegnato, vuoi per la parte di Silvio Dante nella serie "I Soprano", vuoi per il suo programma radiofonico e per il tour con Bruce. Probabilmente se né riparlerà fra uno o due anni. Comunque io devo continuare a lavorare ed andare per la mia strada

Ho appena ricevuto il tuo nuovo album, ed ho appreso che Going To Jukesville è in vendita solo su internet. Questa è una scelta che ti rende più libero e in grado di lavorare serenamente? Com'è va con la Leroy Recods?

E' vero, avere una propria etichetta indipendente significa non dover dare ancora retta ad una stupida casa discografica. Odio il "business" della musica, amo semplicemente la musica. Ogni produttore è il 95% più ricco della gente che fa musica per la sua etichetta. Insomma, loro pensano troppo al marketing. Per contro, la cosa difficile è distribuire e promuovere il disco. Noi facciamo molte date, e i dischi si possono acquistare durante gli show. In questo modo abbiamo un margine più ampio. Questo è anche un vantaggio rispetto alle bands completamente auto-prodotte, che purtroppo fanno molte meno date. Per quanto riguarda la Leroy Records, chi lo sa...forse comincerò a registrare le cose che riterrò buone, se mai abbandonerò la strada!

Ho notato con piacere che Messin' With The Blues è stato stampato anche su vinile. A mio parere è una grande cosa, che rende giustizia ai tempi andati e ad un certo tipo di musica come il soul ed il blues. Lo rifarai anche per questo nuovo album? Qual è il tuo rapporto con il vinile?

Mi piacciono i vantaggi del cd, ma il vinile ha un suono migliore. Cerco di rendere disponibili i miei dischi in entrambi i formati. Non ho ancora prodotto la versione di Jukesville, ma intendo farlo. Come ho già detto, il vinile ha un suono di molto superiore a quello del cd.

Quali sono i cinque dischi che ricordi con più affetto?

E' impossibile citarne solo cinque! Ce ne vorrebbero circa cinquecento. Azzardo un album di Billy Holiday, il The Best di Little Walter, Natural Woman di Aretha, Homage to Segovia di Julian Bream, e Something Else di Cannonball Adderly…più altri quattrocentonovantacinque circa.

Parliamo di Going To Jukesville: vista l'evoluzione della tua musica, che con l'album precedente sembrava prendere la via del blues, la scelta per questo nuovo disco è stata subito per la soul music?

Jukesville è nato come un album tradizionalmente soul. Quando ci siamo trovati a provare, la musica è andata dritta a Jukesville. Ero così soddisfatto del suono che non ho tentato di cambiare le cose. Ho scritto molte delle canzoni, e raccolto diverse covers per cercarne una adatta allo stile. No Easy Way Down è presa dall'LP di Dusty Springfield "Dusty In Memphis", uno dei dischi più grandi di tutti i tempi. Quello di Frankie Miller (Gladly Go Blind) è un brano che per molto tempo ho pensato di fare, e quello di Delbert McClinton (Somebody To Love You) è una canzone che lui mi aveva spedito come demo tanti anni fa. Alla fine l'ha fatta lui in uno dei suoi dischi, ma ho pensato di suonarla ugualmente. La canzone Tired Skin è scritta da un cantautore di nome Alejandro Escovedo. Le tracce base sono state registrate nello studio di Bon Jovi nel New Jersey e quelle definitive al The Loft nel Bronx, a New York. Aggiungi al tutto il mio caro amico e cantautore Matt Noble, ed io l'ho prodotto. E' stato un album facile e divertente da creare. Vorrei che per tutti fossero così! Si tratta, decisamente, di un disco Jukes.

Il lavoro tuo con Matt Noble e Chis Anderson sembra dare il giusto spazio ai fiati.

I fiati aggiungono alla musica una dimensione completamente nuova. In concerto sono uno spasso. Ma, ragazzo, sono "chiassosi" (loud!).

Oltre al soul, Going To Jukesville sembra contenere sia del sano rock and roll che, con il suono della tromba in Tired Skin, anche del jazz. Non pensi che la tua musica abbia fatto un altro passo avanti?

Non ho idea se abbia fatto un passo avanti, ma spero vivamente di esserci protesi verso qualcosa, dopo tutti questi anni….

Come mai hai deciso di incidere proprio "Tired Skin"? Come ti sei avvicinato ad un cantautore tipicamente roots come Alejandro Escovedo?

Non ricordo dove ho trovato l'album di Escovedo…forse me l'ha spedito qualcuno. Lui mi piace molto, e quando eravamo in tour assieme nell'ovest degli Usa due anni fa, suonava sempre la settimana dopo di noi. Così, non sono mai riuscito ad incontrarlo. Forse un giorno….

Cosa ne pensi della nuova scena musicale americana?

Non ascolto la radio, perciò non conosco le nuove realtà. Sono sicuro che ci siano cose fantastiche là fuori, ma so anche che le cose migliori passano raramente alla radio, per lo meno negli States. Funziona così anche da voi?

Ad ottobre sarò in Inghilterra per vederti dal vivo con i Jukes. Ti piace suonare in Europa?

Amo venire in Europa. E' l'avverarsi di un sogno per un ragazzo che viene da una piccola cittadina del New Jersey. Il pubblico europeo è molto caloroso e partecipa a gran parte dello spettacolo. Inoltre, il cibo è meraviglioso!

Mi devo preparare ad uno show energico come quelli che ci hai abituato a vedere in passato?

No, no…niente più energia. Suoniamo tutti in sedia a rotelle, adesso.

Ti rivedremo in Italia?

Amerei tornare in Italia. Forse il prossimo anno

 


<Credits>