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Shortcuts #5: Ryan Holweger; Ben De La Cour; Michael Henchman; Nelson Wright
  a cura della redazione di RH


 

|| Ryan Holweger ||
The Golden Paper Flower
[Ryan Holweger 2025]

Sulla rete: ryanholweger.bandcamp.com

File Under: alt-country

Perso in quel vasto mondo di mezzo fra tessiture alternative country dagli accenti tradizionali e una formazione musicale di impostazione indie-rock, Ryan Holweger è un songwriter originario di Minneapolis, ma dalla natura vagabonda, come egli stesso ama definire la sua vita artistica nelle note biografiche. L’esordio risale al 2018, Gunmetal Sky, quindi un ep di passaggio e oggi è giunto il tempo del secondo capitolo discografico, The Golden Paper Flower. Disco breve, mezz’ora e poco più di musica per nove brani dall’impasto grezzo, riverberato e dalle inflessioni southern gothic, l’opera di Holweger non scardina le regole del genere, ma riesce a trovare una sua voce. Quasi fosse una versione più rurale di John Murry e con un timbro che ricorda il compianto Robert Fisher dei Willard Grant Conspiracy, detta il passo elettrico della traccia omonima per addentrarsi fra le ombre di Bleed All Over. Nella classica nostalgia alt-country di Settle In Easy lo affianca la voce di Reagan Helen, mentre Some Lives e Wasted Gods sobbalzano con spirito più honky tonk, ma il momento che irretisce è quello di Hope You Don’t Forget, gioiello desert folk posto in chiusura di scaletta.


 
              


|| Ben De La Cour ||
… And The Crowd Went Mild: Live in London
[New Shot Records 2025]

Sulla rete: newshotrecords.com

File Under: folksinger, alone

 

Da poche settimane è in circolazione il suo sesto album di studio, New Roses, di cui vi parliamo in altra sede, ora Ben De la Cour trova ufficialmente posto anche nella scuderia della New Shot con questo …And the Crowd Went Mild - Live in London, album dal vivo che cattura il songwriter americano durante un’esibizione del luglio 2024 al Green Note di Londra. Emerge così l’anima del folksinger dalle tinte scure, nelle liriche e nella musica, specialmente sulla scia dei buoni riscontri ottenuti con Sweet Anhedonia. Da lì provengono parecchie delle sedici tracce in scaletta, a cominciare dalla stessa title track passando per Numbers Game, Shine on the Highway e Suicide of Town, sebbene ci sia spazio anche per materiale dai precedenti Shadowland e The High Cost of Living Strange. Solo chitarra e voce, De La Cour approda all’essenza country folk delle sue ballate in chiaroscuro: interessante la voce, notevoli i testi, se si è in grado di coglierne ogni sfumatura, ma non sempre gli riesce la magia di tenere alta l’attenzione in questa veste così spartana. Essendo un nome ancora relativamente sconosciuto dalle nostre parti, Live in London sembra rivolgersi a chi ne ha già apprezzato le doti di autore.


 

              



 

|| Michael Henchman ||
If the Sky Fell
[Michael Henchman 2025]

Sulla rete: michaelhenchman.com

File Under: folk rock

Folk rock di una certa eleganza con elementi jazzy e quelle melodie da matura canzone d’autore anni Settanta alimentano il songwriting di questo musicista di Portland, Oregon. Michael Henchman ha girovagato fra Stati Uniti ed Europa, ma soprattutto ha vissuto e lavorato per trent’anni in Alaska nel settore degli oleodotti. L’esperienza e l’ambiente hanno influito sulle sue ballate, sensibili al rapporto fra uomo e natura, stratificate nel morbido suono elettro-acustico. Ricorda un po’ certa scuola folk contemporanea alla John Gorka o David Wilcox, una scrittura intima che si rivela fin dall’omonima If the Sky Fell, mentre Wildest Sea introduce mandolino e accordion per una trama più rootsy e On the Gulf si appoggia a una pedal steel dai sapori country rock californiani. In Days by the Degrees emerge anche una raffinata tromba e nel finale la ballata pianistica Love Always Finds Someone, registrata dal vivo durante un programma radiofonico, evoca la stagione che fu di Jackson Browne e affini. Polistrumentista (nel disco suona chitarra, basso, synth e percussioni) che ha scritto anche per la televisione, aiutato nella fase di produzione, molto curata e morbida, da Bryan Daste, Henchman è soltanto al terzo disco, ma mostra uno stile molto ricercato.


 
              


|| Nelson Wright ||
Ghosts On the Water
[Nelson Wright 2025]

Sulla rete: nelsonwright.com

File Under: country-folk, americana

 

Folksinger con origini nella East Coast e per la precisione nella zona più rurale dello stato di New York, da diversi anni Nelson Wright si è stabilito dall’altra parte del paese, a Seattle, lì dove la sua carriera solista ha avuto inizio soltanto nel 2012 con l’album Still Burning. Ghosts on the Water è il terzo capitolo di questo musicista per passione, con una lunga gavetta in formazioni locali e un apprezzamento che ha cominciato a crescere in occasione del precedente Orphans and Relics. Nelson Wright scrive testi profondi e li accompagna a una musica di morbida impostazione roots (My Heart’s Best Tattoo e My Favorite Brunette le più vivaci) e dall’apprezzabile carattere dello storyteller (Kindred Spirits, The Night That Love Run Out, con dolci interventi di mandolino e dobro, il finale accorato di Let Me Down Slow). Insomma, classica canzone country-folk d’autore, con venature elettro-acustiche, che potrebbe appartenere ad un texano per fascino sonoro, con un buon cast di musicisti (elencati all’interno del cd, ma senza chiari riferimenti agli strumenti di ciascuno), sebbene tutto scorra fin troppo fedele alle regole del genere.


 

info@rootshighway.it