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Ray
Lamontagne
Gossip in the Grain
[14th
Floor 2008]
 
Ad ogni passo la musica di Ray Lamontagne sembra muoversi verso
una impercettibile maturità che aggiunge dettagli, profondità, contorni
inaspettati al suo songwriting. È evidente infatti che Gossip in
the Grain, pur navigando nell'alveo di uno stile già definito
nei due predecessori, sia ad oggi il lavoro più sfaccettato e coraggioso
della discografia del cantautore del New Hampshire. Un disco che non sposta
drasticamente la prospettiva da ballate uggiose e tenerezze folk, ma allo
stesso tempo pare sfuggire al clima fosco di Til
the Sun Turns Back, disco di difficile approccio che soltanto
dopo ripetuti incontri svelava il suo fascino irresistibile.
In apparenza dunque meno tormentato del solito, eppure senza perdere la
proverbiale drammaticità del suo canto e quelle struggenti venature soul
che hanno sempre condito la sua musica sin dagli esordi, Ray Lamontagne
accomoda l'ascoltatore con la carezza familiare di You
Are the Best Thing, ballata tinteggiata di black music stellare
che pare sbucare da un tempo sospeso, omaggiando nuovamente lo spirito
di Sam Cooke. Già al passaggio seguente però, i tentativi di intervallare
con più fantasia e vivacità la scaletta mostrano un autore oggi più che
mai capace di padroneggiare ogni sua sfaccettatura: se l'aspetto lirico
di Gossip in the Grain non si imporrà forse nella personale storia artstica
di Lamontagne, la cesellatura dei particolari con la band (Eric Heywood,
bravissimo, Jennifer Condos, lo stesso produttore Ethan Johns) varrà pure
il plauso al passaggio di una delicata espressione soul quale Let
It Be Me, e più ancora all'incontro con Sarah,
ennesima dimostrazione di devozione verso Bob Dylan e Van Morrison, sei
minuti e mezzo di passione e sussurri cullati dal pizzichio acustico di
un ukulele e dall'uso sempre impeccabile degli archi.
Tutta la prima parte si affligge in questo clima raccolto, che non può
non rimandare al recente passato: I Still Care
for You appare la più "prevedibile" nella forma, Winter
Birds la più rarefatta. Tutto ciò fino a che l'esplosione solare,
divertita di Meg White scombussola
i piani: dedica speciale per l'omonima batterista, altra metà dei White
Stripes, il brano è un saliscendi fra soavità folk e sonorità sixties
(con tanto di piano wurlitzer). Meg pare abbia apprezzato l'affettuosa
infatuazione di Ray, anche se al momento lui si deve accontentare dei
cori di Leona Naess. È ad ogni modo il segnale della svolta: Hey
Me, Hey Mama si dondola sulle candeze rurali del banjo finendo
in aperta campagna fra country e Dixieland; la strepitosa Henry
Nearly Killed Me (It's a Shame) accende un fuoco blues su cui
la voce di Lamontagne monta in un'espressività trascinante;
A Falling Through riporta infine sulla terra ferma con una
pedal steel dolcissima ed un passo sognante.
Il merito di questo raccolto
è da condividere con Etahn Johns, ancora una volta produttore e
musicista onnipresente, che si impone ormai in una sorta di perfetta simbiosi
con l'interpretazione di Lamontagne, formando di fatto un duo artistico
grazie all'incastro e alla ricercatezza con cui le melodie di Gossip in
the Grain si esaltano nella resa corale.
(Fabio Cerbone)
www.raylamontagne.com
www.myspace.com/raylamontagne
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