inserito 07/11/2008

Ray Lamontagne
Gossip in the Grain
[
14th Floor 2008]



Ad ogni passo la musica di Ray Lamontagne sembra muoversi verso una impercettibile maturità che aggiunge dettagli, profondità, contorni inaspettati al suo songwriting. È evidente infatti che Gossip in the Grain, pur navigando nell'alveo di uno stile già definito nei due predecessori, sia ad oggi il lavoro più sfaccettato e coraggioso della discografia del cantautore del New Hampshire. Un disco che non sposta drasticamente la prospettiva da ballate uggiose e tenerezze folk, ma allo stesso tempo pare sfuggire al clima fosco di Til the Sun Turns Back, disco di difficile approccio che soltanto dopo ripetuti incontri svelava il suo fascino irresistibile.

In apparenza dunque meno tormentato del solito, eppure senza perdere la proverbiale drammaticità del suo canto e quelle struggenti venature soul che hanno sempre condito la sua musica sin dagli esordi, Ray Lamontagne accomoda l'ascoltatore con la carezza familiare di You Are the Best Thing, ballata tinteggiata di black music stellare che pare sbucare da un tempo sospeso, omaggiando nuovamente lo spirito di Sam Cooke. Già al passaggio seguente però, i tentativi di intervallare con più fantasia e vivacità la scaletta mostrano un autore oggi più che mai capace di padroneggiare ogni sua sfaccettatura: se l'aspetto lirico di Gossip in the Grain non si imporrà forse nella personale storia artstica di Lamontagne, la cesellatura dei particolari con la band (Eric Heywood, bravissimo, Jennifer Condos, lo stesso produttore Ethan Johns) varrà pure il plauso al passaggio di una delicata espressione soul quale Let It Be Me, e più ancora all'incontro con Sarah, ennesima dimostrazione di devozione verso Bob Dylan e Van Morrison, sei minuti e mezzo di passione e sussurri cullati dal pizzichio acustico di un ukulele e dall'uso sempre impeccabile degli archi.

Tutta la prima parte si affligge in questo clima raccolto, che non può non rimandare al recente passato: I Still Care for You appare la più "prevedibile" nella forma, Winter Birds la più rarefatta. Tutto ciò fino a che l'esplosione solare, divertita di Meg White scombussola i piani: dedica speciale per l'omonima batterista, altra metà dei White Stripes, il brano è un saliscendi fra soavità folk e sonorità sixties (con tanto di piano wurlitzer). Meg pare abbia apprezzato l'affettuosa infatuazione di Ray, anche se al momento lui si deve accontentare dei cori di Leona Naess. È ad ogni modo il segnale della svolta: Hey Me, Hey Mama si dondola sulle candeze rurali del banjo finendo in aperta campagna fra country e Dixieland; la strepitosa Henry Nearly Killed Me (It's a Shame) accende un fuoco blues su cui la voce di Lamontagne monta in un'espressività trascinante; A Falling Through riporta infine sulla terra ferma con una pedal steel dolcissima ed un passo sognante.

Il merito di questo raccolto è da condividere con Etahn Johns, ancora una volta produttore e musicista onnipresente, che si impone ormai in una sorta di perfetta simbiosi con l'interpretazione di Lamontagne, formando di fatto un duo artistico grazie all'incastro e alla ricercatezza con cui le melodie di Gossip in the Grain si esaltano nella resa corale.
(Fabio Cerbone)

www.raylamontagne.com
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