inserito 28/10/2009

Rosanne Cash
The List
[
Manhattan/ Capitol  2009]



Esorcizzato il dolore della perdita fra i chiaroscuri del precedente Black cadillac, per Rosanne Cash è giunto il momento di affrontare i ricordi da un'altra angolazione: più serena, in pace con se stessa e il proprio passato. Quest'ultimo non è mai stato meno che ingombrante e lo conferma il fatto che su The List, titolo esplicativo che mette a nudo gli obiettivi della protagonista, si allunghi l'ombra del padre Johnny Cash, estensore in qualche modo di questa scaletta, indirettamente ispiratore delle scelte della figlia. La storia l'avrete forse già sentita: è ancora una ragazzina Rosanne quando il padre le dona una lunga lista di canzoni da conservare e portare nel cuore. Sono l'architrave di una tradizione, il senso di una nazione osservato attraverso le voci di autori della folk music, sia essa country, blues, gospel, insomma quel crogiuolo di stimoli e immaginari che hanno formato il musicista Cash. Rosanne ne sceglie dodici e come omaggio personale all'eredità lasciata dall'uomo in nero le incide sotto varie forme, aiutandosi con collaborazioni illustri. Un'operazione non particolarmente originale (avevamo bisogno di un altro disco di cover che resuscita i primordi dell'amercan music?), ma senza dubbio nata da esigenze personali: è a suo modo una cura per l'anima anche questo The List e non vogliamo disconoscere a Rosanne Cash l'affetto e naturalmente la buona fede.

Poi arriva il dato strettamente musicale e qualcosa avrebbe bisogno di un serio ripensamento: segnato nuovamente dalle cure produttive di John Leventhal, The List riflette quel suono levigato che anche nel recente passato ammantava il lavoro della nostra protagonista. Ma se Rules of Travel e Black Cadillac, peraltro tra i migliori episodi della sua carrera, funzionavano perché costruiti con materiale proprio, investire Miss the Mississippi and You di una docile patina swing, tenere a freno Take These Chains from My Heart come una morbida ninna nanna o peggio trasformare la celeberrima Girl from the North Country in una carezza un po' anonima non è il servizio migliore che si possa rendere a questi classici.

Di per sé disco dalle sfumature persino incantevoli, The List ha il solo difetto di perdere il cuore della tradizione e diventare un oggetto curioso ma senza nerbo: anche i duetti non paiono risollevare l'atmosfera generale, tra un Elvis Costello avvezzo al linguaggio country che più di altri se la cava in Heartaches by the Number, mentre Bruce Spingsteen e Jeff tweedy si eclissano rispettivamente in Sea of Heartbreak e Long Black Veil e Rufus Wainwright naufraga letteralmente con Rosanne in una improponibile versione di Silver Wings. La qualità strumentale, talvolta il giusto, salvano l'intera raccolta solamente quando Rosane Cash e Leventhal si attengono ad una forma più contenuta e decisamente folkie: nell'ottima Motherless Children ad esempio, o ancora attraverso il finale accorato di Bury Me Under the Weeping Willow (Carter Family) e in una curiosa I'm Movin' On (Hank Snow) rallentata e sensuale. Un ricordo affettuoso certamente, ma poco incisivo.
(Fabio Cerbone)


www.rosannecash.com



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