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Shemekia Copeland
Blame It On Eve
[Alligator Records 2024]

Sulla rete: shemekiacopeland.com

File Under: rockin' blues


di Roberto Giuli (09/10/2024)

Classe 1979, nata e cresciuta a Harlem, New York, Shemekia Copeland si muove da sempre nel mondo della musica, per lo meno dal 1997, anno del suo esordio con Turn The Heat Up, pubblicato da Alligator. A ben vedere quei passi li compie anche da prima, da quando, ancora bambina, divide il palco con il padre, l’indimenticato Johnny Copeland. All’epoca dell’esordio di cui sopra, la diciottenne Shemekia veniva salutata come facente parte del gruppo di artiste e artisti che contribuivano a sostenere il blues al cambio di millennio e come colei che dava alle stampe dischi validi quali Wicked, per realizzare il quale si prendeva il lusso di collaborare con artisti del calibro di Ruth Brown o Sugar Blue (uno dei suoi più belli, da riascoltare).

Da allora fedeltà pressoché assoluta alla compagnia discografica di Bruce Iglauer (se si eccettuano i riusciti Never Going Back del 2009 e 33 1/3, di tre anni più tardi, per Telarc), da cui il menzionato Wicked e lavori come Talking to Strangers, prodotto da Dr. John, The Soul Truth, con Steve Cropper alla regia o i riusciti Outskirts of Love e America's Child, rispettivamente del 2015 e 2018 (il secondo nominato miglior disco dell’anno). Indi, non è una novità il fatto che la cantante abbia un’anima fortemente rock’n’roll (storici i duetti con il genitore sui pezzi dei Rolling Stones), con la quale irrobustisce la sua musica aiutata dalla voce potente e perentoria.

Ne sono riprova, nell’ambito di questo suo Blame It On Eve, la title track, dalle linee piuttosto southern e sottolineata dal sax di Jim Hoke, Broken High Heels (sembrerebbe davvero un’outtake di Jagger e soci), il robusto rock blues Is There Anybody Up There?, rinforzato da una tagliente slide e supportato dalla voce di Alejandro Escovedo o la più canonica Cadillac Blue. Sul fronte delle più classiche dodici battute stanno, tra gli altri, pezzi come Wine O ‘Clock (quasi una rilettura di Nobody Wants You di Jimmy Cox), il forsennato boogie Tough Mother, l’ottima Tell The Devil, nella miglior tradizione “sacred steel” (Dashawn Hickman alla steel guitar) e la potente Down On Bended Knees, dal sapore texano.

Un lavoro solido, in linea con la produzione tipica di Shemekia, pur con quella punta di “mainstream” che qualche volta non ha mancato di far storcere il naso ai più ortodossi. Ottimi i musicisti coinvolti, oltre ai citati, Pete Abbot, batteria, Lex Price al basso, Will Kimbrough alla chitarra (oltre che produttore). Un gradino più su, la conclusiva Heaven Help Us All, ballata intrisa di gospel e soprattutto la preziosa e intima Belle Sorciere, con la partecipazione di Pascal Danaë (cantante e compositore, fondatore dei Delgrés) e di Cara Fox al Cello. Davvero notevoli.


    


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