Kenny Wayne
Shepherd, nato a Shreveport in Louisiana nel 1977, ha
imparato da bambino a suonare la chitarra ascoltando i dischi
del padre. Ha esordito nel ’95 con il pluripremiato Ledbetter
Heights, seguito due anni dopo da Trouble Is. Da
qui è partita una carriera tra alti e bassi in cui la passione
per il blues è sempre stata presente, insieme a quella per
il rock. Ma non è un caso che, dopo qualche anno difficile,
sia riemerso alla grande nel 2007 con il progetto audio/video
10 Days Out: Blues From The Backroads prodotto da Jerry
Harrison in cui il chitarrista ha incontrato storici musicisti
blues suonando con loro, ma restando sempre in secondo piano.
Dal canto suo Bobby Rush, nato a Homer in Louisiana
nel 1933, è uno degli ultimi bluesmen ad avere suonato nei
juke joints e nel cosiddetto 'Chitlin’ Circuit', un vero sopravvissuto
che a 91 anni ha ancora una vitalità incredibile e una voce
degna di nota.
Divisi da una differenza di 44 anni, ma uniti dalla comune
provenienza geografica, dall’amore per il blues e da una lunga
serie di riconoscimenti ai Grammy e ai Blues Music Awards,
dopo essersi incrociati in qualche festival hanno deciso di
incidere insieme, senza avere prima dei brani pronti, nei
Memphis Royal Studios, dove sono transitati nomi come Al Green,
Chuck Berry e Buddy Guy, affiancati dal co-proprietario e
produttore Boo Mitchell. A questo proposito Kenny ha dichiarato:
“Credevamo che, grazie ai nostri talenti, saremmo potuti
entrare lì senza sapere cosa sarebbe successo, ma totalmente
fiduciosi che sarebbe stato grandioso”.
E i brani sono arrivati: in parte riletture di tracce di Bobby,
in parte scritti per l’occasione e in parte cover. Alternando
esecuzioni acustiche in coppia ad altre con una band comprendente
musicisti scelti con cura come Steve Potts (batteria), Charles
Hodges (tasiere e B-3), Darryl “DJ” Pruitt” (basso), Doug
Wolverton (tromba) e Charlie Di Puma (sax), i due non hanno
deluso le attese, incidendo un album di blues schietto e autentico
come pochi altri in questi ultimi anni. L’armonica abrasiva
e la voce sporca, vitale ed efficace di Bobby caratterizzano
l’apertura di Who Whas That con
i fiati in ritmica e una chitarra puntuale; tra gli altri
brani elettrici emergono il vivace errebi stile New Orleans,
Uncle Esau, irrorato dai fiati e l’aspro slow Young
Ways, riscrittura di un brano di Muddy Waters basata
sull’originale di Willie Dixon, nel quale Shepherd si lascia
andare.
Venendo alle tracce acustiche, sarebbero da citare tutte:
mi limito all’ipnotico down home blues di 40
Acres con un testo sul razzismo, alla seducente
Make Love To You sulla quale aleggia l’ombra di Muddy
Waters (non a caso il chitarrista ha dichiarato che la collaborazione
di Waters con Johnny Winter dell'album Hard Again del
‘77 è stata l’ispirazione principale del disco), Hey Baby
e You So Fine in cui la slide pungente di Kenny accompagna
l’armonica e la voce solida di Bobby e l’old school blues
di What She Said, che
chiude il disco intrecciando alla perfezione armonica, chitarra
acustica e organo.