In
un'epoca in cui le ristampe e la rete ancora non esistevano, per scoprire
personaggi come Slim Harpo c'erano soltanto due possibilità: la
ricerca sul campo oppure l'interpretazione di sue canzoni da parte di
qualche rock'n'roll star. A lui, nato come James Moore l'11 gennaio 1924
nel cuore della Louisiana, toccò la fortuna di arrivare alla più grande
rock'n'roll band del mondo, i Rolling Stones, che attinsero per anni al
suo repertorio, Exile On Main Street compreso. Non furono gli unici, per
quanto i più imporanti. Da Muddy Waters ai Kinks di Ray Davies, i fans
di Slim Harpo, prima ancora tra i musicisti che tra gli ascoltatori, hanno
subito il fascino misterioso e incredibile di canzoni straordinariamente
ricolme di suggestioni. Basterebbero i due brani che aprono questa splendida
raccolta, The Excello Singles Anthology, I'm a King Bee
e I Got Love If You Want It, ovvero il singolo del 1957 che rivelò
il talento di Slim Harpo a introdursi nel suo tordibo mondo. Una carica
ritmica devastante (Jon Spencer qualcosa deve averlo imparato da questi
dischi), un miscuglio di allusioni e provocazioni a sfondo sessuale, la
formula standard del blues dilatata e ampliata. Molte delle intuizioni
a cui Slim Harpo ha dato seguito sono forse il motivo principale per cui
è stato così amato dalle rock'n'roll band: i continui break chitarristici,
le parti di organo che poi sarebbero diventate obbligatorie per tutte
le province di Nuggets e dintorni, la capacità di passare da John Lee
Hooker a Johnny Cash (di cui suonò Folsom Prison Blues, un singolo
del 1969, qui presente) sono stati gli elementi che lo hanno spostato
dal downhome verso l'ebollizione del rock'n'roll. Un'evoluzione che The
Excello Singles Anthology non poteva essere raccontare meglio: tutti i
classici di Slim Harpo presenti, rimasterizzati e ordinati secondo un'utile
scadenza cronologica che ne ripercorrre la carriera. Anche le note di
copertina sono dettagliate e comprensive di tutto quello che serve per
comprendere la natura e la storia di Slim Harpo: diffidate dalle enciclopedie
(orrore: in quelli che sono stati spacciati per tempo come testi sacri,
il suo nome proprio non c'è) e affidatevi piuttosto alla verità che sgorga
dalla sua chitarra, dall'armonica e dalla voce che sembra provenire direttamente
dalla profondità della notte.
Forse era per questo che i Rolling Stones l'adoravano e l'unico, vero
rimpianto è che Slim Harpo non riuscì mai ad arrivare alle London Sessions
(come, per esempio, è stato con Howlin' Wolf) già programmate anche per
lui. Sarebbe stato l'epilogo finale, la celebrazione di un incontro, quello
tra il Delta e il rock'n'roll, che è soprattutto un ritorno a casa.
(Marco Denti)
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