Heritage Blues Orchestra
And Still I Rise
[CRS  2012]

www.heritagebluesorchestra.com


File Under: story of the blues

di Fabio Cerbone (07/05/2012)


Dalle funeral band di New Orleans allo swing pulsante di New York, dal boogie elettrico di Chicago allo slidin' percussivo e acustico del Missisippi, l'esordio della Heritage Blues Orchestra è un viaggio cosmopolita nelle dodici battute del blues e oltre, ventata di aria fresca che rivitalizza il genere con semplice genialità di commistioni. Fedeli al credo della mescolanza americana le tre voci che animano And Still I Rise - Junior Mack, Bill Sims Jr. e Chaney Sims - percorrono in lungo e in largo cent'anni di storia afro-americana ridando senso a traditional e standard senza per questo farli apparire l'ennesima rimasticatura di un pugno di musicisti pigri e convenzionali.

Merito di un meltin' pot che si può leggere in controluce nella stessa biografia della band, allargata alle presenze internazionali di Bruno Wilhem (sassofonista e compositore dal curriculum sterminato, che viaggia dall'avanguardia jazz all'hip hop) e Vincent Bucher (armonicista francese scoperto nella metropolitana di Parigi da Sugar Blue e volato in America per inseguire un sogno), animata da una sezione fiati in forte odore di r&b e un crogiuolo di voci che catturano l'essenza del gospel. Infine, a sancire il retaggio nobile con il passato, la batteria di Kenny "Beedy Eyes" Smith, figlio d'arte del grande Willie, già dietro i tamburi per sua maestà Muddy Waters. L'esperienza di Mack e Sims Jr., band leader in proprio e collaboratori di un'infinità di prime stelle della scena blues nazionale, cementa il progetto rendendo l'amalgama speziata e soprattutto variopinta: dal pulsare sudista di Clarksdale Moan (Son House) alle spirali africane dei tamburi e del trombone in C-Line Woman è chiaro che il tragitto della Heritage Blues Orchestra non sarà affatto banale, immaginando una nuova vita per questo linguaggio tradizionale, pur conservandone lo spirito originario.

Rispetto e imprudenza al tempo stesso dunque, trascinando Catfish Blues di Muddy Waters in una sarabanda di swing orchestrale (e con quella sigla di riconoscimento non poteva essere altrimenti…), Go Down Hannah (Leadbelly) tra un duro campo di lavoro e le luci dei club di New York, Going Uptown in un bordello ai margini di New Orleans, Chilly Jordan sotto il portico di un juke joint al tramonto rosso fuoco lungo il Mississippi. Diversi i rimpalli vocali fra Mack e Sims Jr. alla ricerca del boogie più sfrenato e insistente (Don't Ever Let Nobody Drag Your Spirit Down, a firma Eric Bibb), ma spesso piegati anche al potere spirituale del gospel: Get Right Church, l'invasata In the Morning e il canto a cappella di Levee Camp Holler, che gironzolano attorno alle intuizioni dei lavori di formazioni quali Blind Boys of Alabama e Dixie Hummingbirds. Il capolavoro arriva però alla conclusione del viaggio: in principio Chaney Sims intona Hard Times sulle tracce di un profondo delta blues, a metà il brano di dilata in una bruma jazzy per risalire poi la china in una intensa coda ritmica e funky.

 

   


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