inserito 06/10/2008

B.B. King
One Kind Favor
[Geffen/ Universal 2008]



Forse non ce l'aspettavamo. Non ci aspettavamo che alla veneranda età di ottantatre anni, Riley King ci regalasse ancora un album così. Eppure l'ha fatto, e non sono in pochi a pensare che One Kind Favor, da poco in uscita, sia tra le sue cose migliori. Non ci spingiamo a tanto, visto che le canzoni del disco, in realtà, sono tra i più grandi classici che del Re ne abbiano segnato la storia; ma quella del blues prima ancor della sua, in verità. Quest'ultima, cominciata quasi un secolo fa là dove nacque il blues (Itta Bena, Mississippi) l'hanno fatta le sue canzoni, che qua non ci sono, oltre al magico tocco sulla beneamata Gibson "Lucille". Quand'anche si possa affermare che i pezzi di storia del blues ivi presenti, d'altra parte, siano un po' anche suoi, davvero: perché Blues Boy con questi è cresciuto e oramai, è anche lui, la "storia" del blues.

Una leggenda vivente. E allora concediamoglielo pure un album di standard, mitici come il blues di Blind Lemon Jefferson che apre le danze, See That My Grave Is Kept Clean, che ironizza sulla sorte e si prende beffe della morte. Sornione, come il sorriso immarcescibile sul faccione di B.B., "faccia - da - limone" come ebbe a dire una delle sue mogli alle sue innumerevoli espressioni "al lavoro". Parla sempre con la chitarra, il gigantesco uomo, ancor più loquace in questo ove il grande T-Bone Burnett lo mette a suo agio, ne naturalizza con ingegno il suono e ne produce la fragranza all'ascolto, profondo come un whiskey scozzese e fumoso come un club di Chicago anni Cinquanta. Là ci piazzano direttamente cose come I Get So Weary o Midnight Blues e la voce sovrana e corposamente vibrante risponde al piano di Dr. John: c'è anche lui, presenza costante in One Kind Favor che quanto a musicisti, ci infila pure i nomi di Jim Keltner alla batteria o Nathan East al basso. L'incipit abbassato, laid-back sound ovviamente, monta sulla linea melodica che dell'atto d'apertura riprende la celebre Sitting On The Top of The World sul finale, altro gioiellino stavolta a firma Little Walter, assemblato ad arte come fosse un'altra musica, un altro blues.

Il prezzo del prodotto non paga quel che è l'ulteriore resa uditiva su di un impianto fedele, e B.B. King "& his orchestra" ce l'abbiamo lì, taverna o salotto, e un aperitivo in mano. Quello a cui ci rimanda, in effetti, Tomorrow Night di Lonnie Johnson in chiusura: uno sguardo sulle luci della città da un grattacielo e il ricordo di com'era, giù nella strada. -"Non appena mi misi a tracolla Lucille" - racconta il King del suo primo concerto al Fillmore West di Bill Graham, anni Sessanta - "tutto il pubblico si alzò in piedi e cominciò ad applaudirmi fragorosamente; per la prima volta nella mia carriera, mi venne tributata una standing ovation ancor prima che attaccassi a suonare! Non potei fare a meno di mettermi a piangere, e mentre le lacrime mi rigavano il viso pensai: ..questi ragazzi mi dimostrano il proprio affetto prima ancora che suoni una sola nota. Come posso fare per ripagarli di tanto?" -. Avevi già fatto molto, Mr. Riley.
(Matteo Fratti)

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