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Kyshona
Legacy
[Must Have Music 2025]

Sulla rete: kyshona.com

File Under: gospel-soul legacy


di Fabio Cerbone (09/06/2025)

Risale a un anno fa la pubblicazione di questo Legacy, quarto album di Kyshona Armstrong, musicista originaria della South Carolina e da qualche anno residente a Nashville. L’occasione per presentarlo anche al pubblico italiano è la versione per il mercato europeo proposta dall’etichetta olandese Must Have Music, che recupera un’interessante operazione di carattere culturale, oltre che un buon disco di classic soul e r&b d’annata con venature rock. Kyshona, infatti, con una formazione universitaria e studi dedicati alla musicoterapia, ha avviato una sorta di ricerca sulle origini della propria famiglia, dopo avere visitato il National Museum of African American History and Culture della capitale Washinghton DC, collaborando insieme a un esperto genealogista, che l’ha aiutata a ricostruire il passato di cinque generazioni, fino inevitabilmente a incrociare l’epoca della schiavitù.

Legacy nasce da questa presa di coscienza e naturalmente dalla sensibilità della stessa Kyshona, che oltre ad avere alle spalle studi di musica classica (oboe, in particolare) e una carriera artistica avviata nel 2014 con l’album Go, ha lavorato per una una quindicina d’anni con veterani, ex carcerati e giovani disagiati. La sua esperienza nel sociale ha inevitabilmente influito non poco nell’approccio alla stesura stessa di Legacy, nonostante il disco abbia un’impostazione molto personale, con i continui richiami alla storia famigliare e persino la presenza in scaletta di un vecchio nastro che riporta la voce del nonno predicatore.

Inciso presso il Southern Grooves Studio di Memphis con il coinvolgimento di un ottimo cast di musicisti locali e soprattutto la partecipazione di ospiti di spessore della scena blues e soul contemporanea, tra cui spiccano i nomi di Ruthie Foster, Keb Mo’, Odessa Settles e Brittney Spencer, Legacy procede seguendo la scenaggiatura di un viaggio storico-musicale, la stessa Kyshona che affronta a tu per tu la sua identità di artista e di donna afro-americana. Le percussioni, il synth (a cura della produttrice Rachel Moore) e le voci eteree di Elephants introducono un album che suona classico e contemporaneo, mettendo in comunicazione tradizione e modernità della black music: i colori più accesi di The Echo esaltano le voci gospel (Nickie Conley, che tornerà a farsi sentire anche in Alma Ree) trascinandoci dietro una coinvolgente Waitin On The Lawd, spiritual blues che echeggia lo stile della grande Mavis Staples, e la più elettrica Whispers in the Walls, con l’ospite Ellen Angelico.

Heaven is a Beautiful Place è un altro numero di gospel-americana degno della lezione degli Staple Singers, mentre la drammatica Always a Daughter, solo voci e archi, chiude idealmente la prima parte di Legacy. Un Interlude con la voce del nonno di Kyshona fa da spartiacque, ma il seguito alterna ancora r&b e soul dalle pulsioni rock, come accade di notare con What’s In a Name, Comin’ Out Swingin’, l’accorata Where I Started From, con tanto di solare presenza della sezione fiati, oppure nella funkeggiante Carolina, con la complicità della chitarra di Keb Mo’.

Diversi brani sono co-firmati da Kyshona insieme ad altri autori, tra i quali i colleghi Aaron Lee Tasjan, Brittney Spencer e Caroline Spence, e in generale la natura collettiva del progetto ne accresce la qualità. Pur restando fedele ai tratti distintivi della black music della grande tradizione di Memphis e del sud, Legacy offre, coerentemente con il titolo stesso, un’eredità non solo da preservare ma che intende arrivare alle nuove generazioni.



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