Le storie blues migliori sono incroci di romanzi gialli,
di avventura, d’amore e chi più ne ha più ne metta. Personaggi che girano
l’America del sud cantando la "musica del Diavolo", fra alcol,
donne, risse e gioco d’azzardo, sempre con un piede pronto a saltare sul
primo treno di passaggio. Poi di solito l’illuminazione e la redenzione
arrivano sotto forma di donna o di religione (in alcuni casi entrambe),
mischiando le due cose che più attirano indistintamente tanto il rude
mezzadro delle piatte campagne americane quanto il bluesman malandrino
in completo gessato e Fedora: una ovviamente è chiaro cosa sia, l’altra
è il vangelo.
E da lì poi parte una tranquilla vita come pastore battista o come carpentiere,
ma il fuoco interiore che mai si è addormentato arde fino a tornare a
divampare e allora, l’attempato bluesman di turno molla tutto e torna
a suonare la suddetta musica del Diavolo scontrandosi con la Betty Lou
o la Caletta che si è sposato o andando avanti a suonare la musica demoniaca
ad insaputa della consorte per evitare insomma che si rompa l’armonia
sotto il tetto coniugale. Generalizzazione? Forse, però dite voi se in
un modo o nell’altro questa storia non si possa attribuire a turno ai
vari Son House, Robert Johnson, Reverend Gary Davis e molti altri. È
la bellezza del blues, non solo una vita in musica, ma anche una vita
da romanzo, e pure una colonna sonora di tutto rispetto. E come i romanzi,
alcuni per assoluta casualità, diventano incredibilmente famosi, altri,
non necessariamente meno belli, spariscono nel nulla salvo poi venire
ripescati decenni dopo.
Lazy Lester, al secolo Leslie Johnson, è un bluesman nato nel caldo
afoso del sud, fra Louisiana e Mississippi. Negli anni Cinquanta incontrò
Lightnin' Slim su un autobus e divenne presto suo amico, nonché armonicista
di fiducia. Registrò diversi dischi e singoli per la Excello fino a scomparire
come tagliaboschi a Chicago e poi stabilirsi a Pontiace, nel Michigan,
dove sposò la sorella di Slim Harpo e abbandonò la musica per oltre vent’anni.
Verso la fine degli anni Ottanta però la chiamata del blues si fece sentire
e quindi Lazy Lester riprese in mano la fidata armonica e ricominciò a
suonare e a registrare la sua musica, un mix tra swamp blues, primissimo
rock'n'roll, rhytm n’ blues e country per la Alligator.
L’occasione di raccontare la sua storia ci viene data dalla ristampa (in
vinile e digitale), per il venticinquesimo anniversario, delle session
che tenne per l'etichetta texana, legata all'omonimo club di Austin, della
Antone’s nel 1998. Per l'occasione Lazy Lester rispolverò la maggior parte
dei suoi singoli di successo registrati negli anni ‘50 e ‘60 : Nothing
But The Devil e My Home Is A Prison sono i brani più vicini
alla tradizione del Delta, ma poi ci sono episodi ballabili e rockeggianti
come I’m A Lover Not A Fighter, I Made Up My Mind e anche
I Need Money, o votati al country come Tell Me Pretty Baby
e Irene. Un disco che sicuramente farà piacere agli appassionati
di genere che non si sentono a casa quando il blues è suonato da ragazzotti
bianchi che sembrano aver confuso per blues quello che Steve Vai suonava
nel famoso “duello” di chitarra di Mississippi Adventure.
Tra l’altro il padre del nostro Lazy Lester/Leslie Johnson si chiamava
Robert... Ovviamente non “quel” Robert Johnson, ma viene facile pensare
che la strada per il piccolo Leslie fosse segnata sin dall’inizio.