La storia della musica afroamericana, e del blues in particolar modo, ha sempre
visto l'avvicendarsi di personaggi a dir poco leggendari, ma troppo spesso, nonostante
un lascito musicale d'indubbio spessore, destinati all'oblio. Tra questi è senza
dubbio da annoverare Lizzie Douglas, meglio nota come Memphis Minnie, tanto
importante per la storia del blues quanto inspiegabilmente sconosciuta al di fuori
di una ristretta cerchia di appassionati bluesofili. Songwriter, ma soprattutto
chitarrista dall'invidiabile tecnica strumentale, non solo ha apportato grandi
innovazioni al country blues, ma ad essa si deve anche l'introduzione della chitarra
elettrica nello stesso, gettando di fatto le basi di quel sound di matrice urbana,
che tanta fortuna ottenne in seguito sotto il nome di Chicago Blues.
Fortunatamente
la sua opera pare aver fatto proseliti nel corso degli anni, tra i quali proprio
Maria Muldaur, che dopo aver già attinto in passato al suo songbook, con
questo First Came Memphis Minnie, le tributa oggi un sentito e doveroso
omaggio. Nato sulla falsariga del più generico Richland Woman Blues, targato 2001,
l'album in questione pare riprenderne l'impostazione acustica, oltre alla nutrita
schiera di ospiti, strutturandosi tuttavia solamente intorno alla figura della
chitarrista originaria della Louisiana. Trovano quindi posto tra i solchi alcune
riletture, inedite, di brani di quest'ultima, ad opera di vecchie "amiche" della
Muldaur. A spiccare, sia per qualità che per livello emozionale raggiunto, è senza
dubbio Rory Block, che ripropone, con la consueta classe e sensualità When
You Love Me, dimostrando una volta di più come il country blues sia
la materia sonora a lei più consona. Sulla medesima scia di qualità si muovono
anche Bonnie Raitt che, accompagnata alla chitarra da Steve Freund, convince ampiamente
in una deltaica Ain't Nothin' in Ramblin",
per non parlare di Ruthie Foster, che colora di tenui tinte gospel
Keep Your Big Mouth Closed.
Parte del leone, o per meglio dire
della leonessa, spetta ovviamente a Maria Muldaur e, pur trattandosi di registrazioni
già edite, non si può che rimanere estasiati dalle sue perfomance vocali in classici
come Me and My Chauffeur Blues, con la sei
corde di un sempre magistrale Roy Rogers a sostenerne la roca vocalità, o nel
country blues di Long as I Can See You Smile,
con mandolino e chitarra ad intrecciarsi ottimamente tra loro. Quando poi la nostra
divide il microfono con Alvin Youngblood Hart, in I'm
Goin' Back Home così come in She Put me Outdoors, sembrano rivivere
i duetti vocali tra la stessa Memphis Minnie e Kansas Joe McCoy. Tributo nel tributo
è la presenza di due tracce, tuttavia anch'esse già editate in passato, In
My Girlish Days e la conclusiva Black Rat Swing, appannaggio
rispettivamente di Phoebe Snow e Koko Taylor, ed omaggio alle suddette, ovvero
due delle più eccelse blues vocalist di sempre; oltre che ideale suggello di un
album pregno di un fascino antico.
La
tracklist
1. Me and My Chauffeur Blues - Maria Muldaur 2. Ain't Nothing
But Ramblin' - Bonnie Raitt 3. I'm Going Back Home - Maria Muldaur, Alvin
Youngblood Hart 4. I'm Sailin' - Maria Muldaur 5. When You Love Love Me
) - Rory Block 6. Long As I Can You Smile - Maria Muldaur 7. Lookin' the
World Over - Maria Muldaur 8. In My Girlish Days - Phoebe Snow 9. She
Put Me Outdoors - Maria Muldaur, Alvin Youngblood Hart 10. Keep Your Big Mouth
Closed - Ruthie Foster 11. Tricks' Ain't Walkin' - Maria Muldaur 12. Crazy
Cryin' Blues ) - Maria Muldaur 13. Black Rat Swing - Koko Taylor