Come
spesso accade ai musicisti il cui lavoro dietro le quinte ha reso autentiche
figure di culto, i riconoscimenti arrivano troppo tardi. Jimmy Rogers
ha senz'altro un conto aperto con la storia del blues, finalmente riverito
da vecchie e nuove generazioni solo al momento delle sua dipartita. Ancora
relativamente vicino infatti il ricordo del progetto Jimmy Rogers All
Star, disco del '98 in cui una parata di stelle bianche e nere del rock
e del blues rendevano omaggio a questo eroe oscuro della Chicago primi
anni cinquanta, periodo in cui Rogers si affermava sulla crescente scena
urbana come chitarrista della band di Muddy Waters. All'anagrafe
James A.Lane, nativo di Ruleville, Mississippi, giugnoi 1924, Jimmy si
sposta idealmente e non solo lungo il corso del fiume, passando da Memphis
a Chicago, sul finire degli anni quaranta. Si ritrova così coinvolto
nella fervida trasformazione del blues in linguaggio elettrico: sono gli
anni della Chess e della felice esperienza con Waters. Jimmy parte
con l'intenzione di suonare l'armonica, ma vista l'entrata in scena dell'immenso
Little Walter, sceglie di dedicarsi anima e copro alla chitarra. Uno stile
unico alla chitara, a tratti quasi rilassato, contraltare perfetto per
la voce levigata di Rogers, senza dubbio priva di quella aggressività
tipica degli altri musicisti di estrazione southern. Sarà al tempo
stesso il suo inconfondibile marchio e la caratteristica che non lo farà
apprezzare immediatamente agli imberbi rockers bianchi, più orientati
verso la viscerale forza di Howlin' Wolf e dello steso Muddy Waters. Rogers,
pur restando al fianco di quest'ultimo per gran parte dei cinquanta, forma
stabilmente i Rocking Four nel '51 e avvia una serie di registrazioni
per la stessa Chess, oggi mirabilmente raccolte in rigorosa sequenza cronologica
in questo semplice His Best. E' la migliore introduzione
alla seminale figura di Rogers nell'evoluzione del blues urbano di quel
periodo. Già, perchè quello che salta agli occhi da subito
è la grande messe di piccoli classici del genere: l'immortale That's
All Right, il suo primo e più grande successo dell'agosto 1950.
E poi Ludella, Walking By Myself (con l'armonica di Big
Walter Horton), il lentaccio Blues All Day Long, Sloppy Drunk,
Rock This House. Il materiale raccoglie nove anni di incisioni
(ventidue brani), arrivando a lambire la soglia dei sessanta, periodo
in cui Rogers si defila dai riflettori per ritornare solo a metà
del decennio successivo. Nelle sessions in casa chess una grande parata
di stelle: ovviamente Muddy Waters alla chitarra, Little Walter (armonica),
Willie Dixon (basso), Otis Spann (piano)...
(Fabio Cerbone)
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