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non solo blues di
Paolo Baiotti (22/05/2018)
Considerato "The King Of Slide Guitar", Elmore James, nato nel 1918 in Mississippi,
è morto a soli 45 anni nel 1963 a Chicago a causa di un infarto. Influenzato da
Robert Johnson e Tampa Red è stato uno dei più importanti bluesmen elettrici,
ottenendo il suo primo hit nel 1952 con Dust My Broom. Strange Angels,
pubblicato nel centenario della nascita, è un tributo ideato dal batterista e
produttore Marco Giovino (Tom Jones, Don Henley, Robert Plant, Norah Jones e tanti
altri) e da Tom Siering per rimarcare non solo le doti chitarristiche di Elmore,
ma anche quelle di autore e cantante. Per questo, all'inevitabile partecipazione
di artisti di blues, è stata affiancata quella di cantanti provenienti da altri
ambiti (soul, country, americana). Un'idea interessante, realizzata con passione
e gusto che ottiene il risultato voluto, rappresentando le varie sfaccettature
del musicista.
Giovino oltre a produrre ha guidato con la sua batteria
una house band di ottima qualità comprendente Doug Lancio (chitarra slide), Rick
Holmstrom (chitarra elettrica), Viktor Krauss (basso), Rudy Copeland e Billy Earheart
(tastiere) che hanno accompagnato quasi tutti gli ospiti. La giovane Elayna Boynton,
soul singer emergente, apre il disco con una brillante Can't Stop Loving You,
seguita da una cantante soul più matura, Bettye Lavette, che interpreta con sensualità
e rabbia Person To Person. Seguono due artisti esperti che riaffermano
le scelte eclettiche dei produttori: Rodney Cromwell colora di un rockabilly rilassato
il classico Shake Your Money Maker, Tom Jones
impresta il suo vocione potente e insinuante a una minimale Done Somebody Wrong,
del tutto inconsueta.
Per trovare delle interpretazioni più tradizionali
dobbiamo attendere Warren Haynes che si affianca a Billy Gibbons in una robusta
Mean Mistreatin' Mama che si giova anche dell'armonica
di Mickey Raphael e a Jamey Johnson in un'esemplare It
Hurts Me Too. Deborah Bonham, sorella minore del grande John, esegue
una ritmata Dust My Broom facendo una figura migliore delle sorelle Shelby
Lynne e Allison Moorer, poco convincenti nella jazzata title track. Sempre elegante
Keb' Mo in una Look On Yonder Wall quasi ballabile,
alleggerita da mandolino e fisarmonica, sorprendente la giovane Mollie Marriott
(figlia di Steve), che ondeggia tra soul e blues in My Bleeding Heart.
L'aspro strumentale Hawaiian Boogie percorso dal rap di quel mattacchione
di Chuck E. Weiss precede la jazzata Dark And Dreary cantata da un'altra
artista in ascesa, l'attrice e cantante Addi McDaniel accompagnata dal violino
di Darol Anger, mentre in chiusura viene lasciato spazio alla house band con lo
strumentale Bobby's Rock.
Un tributo rispettoso e allo stesso tempo
sorprendente, che ha il merito ulteriore di devolvere in beneficienza il ricavato
delle vendite.