Monster Mike Welch - Cryin' Hey Dixie Frog 2005 1/2
inserito il 19/12/2005

La prima cosa che salta all'orecchio di questo disco è…l'inizio; sembra un'ovvietà, ma per una volta non si tratta di uno di quei consueti e abusati "shuffles", ne tanto meno di uno di quei "jump", belli ma che si assomigliano tutti, spesso usati in maniera marpiona per catturare il vestibolo auricolare. Si tratta invece di un eccellente lento, battuto e sudato, in cui è possibile percepire tutte le sfumature del caso (caratteristica peraltro di tutto il lavoro, registrato "live" in studio), dalla batteria marcata di Warren Grant, al piano centellinato dell'ottimo Anthony Geraci (ascoltare il suo lavoro in un altro lento prezioso, One Of Those Days), al fraseggio acuto del leader. Il quale leader, Monster Mike Welch, appare molto cresciuto da quando stupì i bluesofili, poco meno di dieci anni fa, allorché pubblicò una serie di dischi (i vari "These Blues Are Mine", "Axe To Grind" e "Catch Me") che fecero gridare al miracolo e inaugurarono la felice stagione del "teen-blues". Mike dimostrava già di avere tutti i numeri e una voce non da poco, che oggi appare definitivamente maturata; prima di mettere su famiglia, il nostro ha fatto parte della band di Sugar Ray Norcia. Insomma, Cryin' Hey inizia bene e prosegue meglio, sulle note della terrosa title-track e su quelle di A Thrill To Be Alive, che sembra un gioiellino dimenticato di Lowell Fulsom, ospite d'onore Jimmy McCracklin'. E' uno degli episodi migliori di questo lavoro intenso e asciutto, insieme con la corposa My Fatehr's Son, con la sporca This High, High Coast Of Living (composta dal bassista Michael "Mudcat" Ward, uomo di prim'ordine), con il proto rock'n'roll They Call Me Monster Mike. Un prodotto con il cuore, senz'altro il migliore per l'ancora giovanissimo artista, che non manca di ostentare tanta personalità, ne di saper citare le sue passioni, tra il mai dimenticato Stevie Ray Vaughan e Robert Johnson, velatamente ricordato tra le pieghe di Everybody. Quando non si tratta di Robert Lockwood, da cui la splendida My Daily Wish, unica cover di questo bel disco. Per il resto, il buon Mike, fa tutto da sé.
(Roberto Giuli)

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