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Travelin'
Man William Least Heat-Moon è stato un compagno affidabile e discreto in tutti questi anni: Strade blu ci aveva fatto intravedere un’attitudine speciale e sorprendendoci per quel tono colloquiale, quasi sottovoce, con cui raccontava una circumnavigazione dell’America procedendo per istinto, e poco altro. Un percorso che è diventato una logica, lontano dalle destinazioni turistiche, e anche dagli schemi. Da allora, fedele a quell’intuizione, William Least Heat-Moon è rimasto lo stesso outsider, aggrappato a un’ossessione per l’America che ha declinato in forme e peregrinazioni diverse. Dal fiume di Nikawa alla biografia differentemente corretta di Colombo, dall’indagine dentro la Prateria all’immaginario collezionato lungo Le strade per quoz, si spalanca un intero modo di osservare, e di raccontare, con quel tono pacato, arguto, ironico. Come se non avesse ancora scoperto nulla, la curiosità intatta, e pronto per ripartire. - a cura di Marco Denti -
A come America. Un’idea fissa, che soltanto in parte è viaggio e geografia. È una sorta di state of mind ed è monotematico: si capisce, l’argomento è vasto, contiene moltitudini. Burma Shave è quel cartellone pubblicitario scambiato per una destinazione, proprio come nella canzone di Tom Waits. Anche William Least Heat-Moon lo incontra, è inevitabile, ma (lo scopriremo più avanti) avrà da ridire. C come Colombo nelle Americhe, un piccolo libro in cui William Least Heat-Moon prova a rileggere una biografia scomoda e controversa, con un punto di vista significativo. D come Diario de a bordo dello stesso Colombo, una delle fonti principali a cui ha attinto con l’idea di “contribuire a far sì che la mitologia riguardante l’uomo che non scoprì l’America ma ne innescò la radicale trasformazione, nel bene e nel male, lasci il posto alla realtà storica”. E come estratti: Prateria è costruito per una buona metà di citazioni che costituiscono una selezione letteraria unica dedicata al territorio, al paesaggio, all’ambiente e all’habitat (americano e non). F come fiume, onnipresente nelle esplorazioni di William Least Heat-Moon, al punto di dedicargli, in Nikawa, un intero viaggio, forse il più complicato di tutti. G come Gabriel Jacobs l’autore dell’inventario di Prateria. Ci sono molti reperti che spuntano dagli itinerari di William Least Heat-Moon, ma questo, “un nitido elenco scritto a inchiostro su sei stretti fogli di carta incollati l’uno con l’altro in cima e in fondo in modo da formare un lungo rotolo” (per un totale diuna mezza dozzina di pagine) è davvero singolare. H come habitat, un termine che ricorre spesso, anzi sempre, e che si risolve in “il nostro istinto di trovare un riparo”. Per cui H anche come “home sweet home”. I come intersezioni ovvero l’introduzione di Prateria, dove William Least Heat-Moon racconta la difficoltà di trovare “i nessi”, di “collegare i diversi particolari”, di “perseguire la realtà del caso fortuito” e, infine, la speranza di “ottenere almeno una carta topografica di parole”. Una bella missione, senza dubbio. Joplin è la città che appare tra Le strade per quoz ed è stata teatro di una tragedia, scoperta più con il fiuto da topo da biblioteca che da viaggiatore, ma va benissimo anche così. K come Kansas, già inafferrabile nel nome, è lo stato ruvido e aspro che ospita la Chase County, l’angolo di America in cui è circoscritta la “mappa in profondità” di Prateria. Le strade per quoz è un libro singolare a cui William Least Heat-Moon arriva con l’esperienza di un rabdomante ormai saggio e maturo. Non ha il tracciato di Strade blu, la concentrazione di Prateria o la dedizione fluviale di Nikawa: va un po’ a zonzo, “in giro per l’America”, ma forse li riassume tutti. M come mappe: ce ne sono di ogni foggia e dimensione e per tutti i gusti e non solo per misurare le distanze, ma per creare “una topografia specifica” e per “credere che tutti i chilometri precedenti siano stati macinati allo scopo di creare un unico istante”. Il senso, se ne serve uno, è proprio quello. N come Nikawa ovvero un “diario di bordo di una navigazione attraverso l’America”. Dentro i fiumi, questa volta, seguendo le indicazioni di Joseph Conrad e la prospettiva di “un’avventura di una certa portata e di considerevole azzardo”. O come ore perché il tempo, sulla strada, fa sì che “le nostre ore, con il loro invisibile magnetismo, compongono e scompongono la limatura di ferro che noi, attimo per attimo, facciamo cascare dalla nostra esistenza”. Potrebbe averlo scritto Kerouac, a cui, non a caso, rende omaggio il capitolo intitolato Issando Jack. P come Prateria: quasi assecondando un principio di azione e reazione, proprio dopo Strade blu, è arrivata questa indagine su un’area limitata del Kansas, un’analisi densissima in tutte le direzioni geografiche, storiche, antropologiche e letterarie. Q come quoz: una destinazione immaginaria verso una connessione improvvisa e imprevista, il senso ultimo di ogni viaggio in una molecola invisibile ai più. Rosemary e Bill Hammond sono uno dei primi incontri di Strade blu. Stanno costruendo un barca nel proprio giardino e prima o poi prenderanno il largo perché i sogni prendono tutto lo spazio che gli si dà. S come Strade blu. È stata la scoperta dell’America degli outsider, delle small town, delle periferie, delle strade secondarie, di tutto un mondo che si aggrappa ai sogni per tirare avanti. Una scoperta singolare e anche un caso editoriale a parte. Un viaggio circolare, in sé neanche particolarmente originale, ma lo spunto era unico e lo rimane ancora adesso. T come taccuini, almanacchi e calendari che William Least Heat-Moon li colleziona con uno scopo preciso, un po’ per capire la qualità delle trattorie (un metodo infallibile) e un po’ perché raccontano tempi ormai perduti, ma non dimenticati. Un serpente d’acqua a prua è il bel titolo di un capitolo di Nikawa in cui “niente aveva conferito tanta bellezza al nostro passaggio come l’assenza della pubblicità; senza i cartelli promozionali, lunghi tratti degli Stati Uniti ci erano apparsi, se non intatti, perlomeno in condizioni non peggiori di quanto si potesse immaginare dopo cinque secoli di esploratori, coloni e relativi discendenti”. E non c’è Burma Shave che tenga. Viaggiare, è tutto qui: “Se alla fine di un viaggio sei esattamente la stessa persona che eri prima della partenza, il viaggio è stato perfettamente inutile, anche se sei andato al supermercato”.. Walt Whitman è l’ispiratore di Strade blu e di molto altro, ma volendo anche ci sta anche William Carlos Williams: di capisaldi letterari William Least Heat-Moon ne ha parecchi, ma questi due bastano e avanzano. X è tutta la firma che rivendicano lungo Le strade di quoz (“La sappiamo fare una X, sa! Siamo capaci di fare la nostra firma! Non siamo dei bifolchi! Lo sa, siamo gente orgogliosa!”): ci sono incontri che meritano un supplemento di indagine. “Yanktonai, Teton, Dakota, Lakota, Assinibuin, Hunkpapa” sono le tribù elencate in Nikawa, ma la discendenza nativa è una presenza costante e necessaria, fin dal nome di William Least Heat-Moon. Z come zona, ovvero l’idea di un luogo che
superi la geografia e determini le coordinate perché convalidare “il
qui noi abbiamo sempre bisogno di un altrove”, come diceva Robert B.
Heilman, in una delle centinaia di citazioni di Prateria.
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