Curt Boettcher & friends
Looking for the Sun

[High Moon records 2019]

highmoonrecords.com

File Under: sunshine pop memories

di Fabio Cerbone (28/01/2020)

Scomparso nel 1987, come spesso accade dimenticato per i suoi meriti artistici, Curt Boettcher è stato uno degli architetti principali del cosiddetto "sunshine pop" californiano, pastiche di suoni e visioni, eccentrici e colorati, che si nutriva della nascente colonna sonora psichedelica. Singoli a profusione, produzioni che mediavano tra commercio e velleità d’avanguardia, un team di musicisti assoldati all’occorrenza, che in studio di registrazione costruivano un suono seguendo le indicazioni dello stesso Boettcher. Era lo stesso milieu musicale che avrebbe generato la leggenda della Wrecking Crew, turnisti stellari che riempivano di note i dischi dei beniamini californiani, a cominciare dai primi Beach Boys e dai Byrds di Mr. Tambourine Man. Boettcher apparteneva a quella filosofia che oggi ci appare distante e in conflitto con l’idea di indipendenza che il mondo del rock’n’roll si è costruito, più o meno fedelmente è da discutere, nei decenni a seguire.

Looking for the Sun
, ventuno brani a nome Curt Boettcher & friends, riunisce registrazioni dirette e indirette del misconosciuto produttore, incisioni a cui ha partecipato in veste non solo di regista, ma anche di vocalist, musicista o persino di semplice ispiratore e comparsa, restituendo una efficace fotografia del periodo e di cosa si intendesse per sunshine pop. Il contributo prezioso di questa raccolta è soprattutto quello di offrire canzoni e artisti per lo più perduti negli annali della storia, quando non sinceramente ignoti, come la Cindy Malone di una zuccherosa You Were Near Me, brano del 1967 rimasto nei cassetti che apre l'antologia. Boettcher, in seguito coinvolto nell’entourage degli stessi Beach Boys, con i quali collaborerà alla fine degli anni Settanta, è il deus ex machina di queste tracce: eteree, a volte ipnotiche, attraversate da languori pop e irrorate da un caleidoscopico incedere ritmico, dove i trucchi degli studi di registrazione assumevano la stessa importanza della vera e propria parte compositiva.

Boettcher, originario del Wisconsin, approdò nell’eldorado californiano sull’onda del revival folk al seguito del quartetto dei The GoldeBriars, ma passò presto al lavoro di produzione dietro le quinte. Un contratto per la Our Productions lo condusse al colpo grosso degli Association, gruppo vocale tra i più in voga nel 1966 con la hit Cherish. Boettcher mise la firma anche sul loro fortunato album di debutto, And Then... Along Comes the Association, e ottenne di fatto carta bianca per le sue sperimentazioni. Da qui provenogno molte delle chicche scovate e curate dalla High Moon records in questo Looking for the Sun, compilate da Steve Stanley e con un dettagliato e curatissimo libretto - commenti artista per artista – ad opera della blogger Dawn Eden Goldstein. Il merito maggiore è fare luce sul personaggio Boettcher, sul suo punto di osservazione originale verso la pop music, ma pienamente in linea con lo spirito di quei tempi, i sixties più sognanti, qui testimoniato nel finale da due brani dei Sagittarius (i due singoli Another Time e Pisces), progetto letteralmente inventanto con l’amico produttore Gary Usher e infarcito di noti turnisti di Los Angeles, tra cui Glen Campbell e Carol Kaye.

Fu proprio Usher, autore e produttore apprezzato per il suo lavoro con Byrds e Beach Boys, a portare Boettcher alla Columbia, con un contratto vantaggioso e una libertà di azione notevole per l’epoca. Tolta tuttavia questa curiosità, c’è da ammettere che buona parte degli artisti minori e trascurati che trovano posto in Curt Boettcher & Friends restano una nota a piè di pagina, conferma che giunge dall’ascolto di eccentricità pop come il Keith Colley di Enamorado e Shame Shame, il duo Milk & Honey, che lo stesso Boettcher forma con la voce femminile di Victoria Winston, le vaporose Bootiques di Did You get Your Fun o gli Action Unlimited di My Heart Cries Out e Thinking to Myself, rimasuglio della sbornia da British Invasion che colpì l’America alla metà degli anni Sessanta. L’esplosione del folk rock con Byrds e Buffalo Springfield e del linguaggio psichedelico delle bande di San Francisco, con Jefferson Airplane e Grateful Dead alla testa, avrebbe presto reso “sorpassato” o semplicemente inconsistente questo materiale.

E così, tra piacevolezze da riscoprire (per esempio la voce romantica di Ray Whitley in Lorraine o lo sfortunato Gordon Alexander della stessa Looking for the Sun e del folk psichedelico di Miss Mary, che effettivamente avrebbero meritato altre sorti) e frizzanti caramelle pop che mostrano tutti gli anni sulle spalle, Curt Boettcher & friends sembra piuttosto un atto di riparazione nei confronti di un “visionario” di quell’epoca, forse eccessivamente sopravvalutato (il New York Times che parla di un genio del pop e di un Brian Wilson mancato…), ma senza dubbio portatore di un pensiero musicale che pur lavorando immerso nell’industria della pop music e fra le esigenze del mercato sapeva osare, mischiando alto e basso, pura intuizione e navigato mestiere.


    



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