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Peter
Rowan
The Free Mexican Airforce - Classic
Tracks From The Flying Fish Albums
[Roots
Collectibles/CRS 2009]

Questa ancora mi mancava, ma come si sa, e soprattutto come qualcuno
di buonagrazia suggerisce, in tempi di crisi siamo tutti invitati a lavorare di
più, spremitura delle meningi compresa; insomma, l'olandese CRS ha dato vita a
una nuova collana denominata "Roots Collectibles", che nel caso specifico di questa
ristampa di due dischi di Peter Rowan - i suoi primi da solista - ne presenta
per intero uno e seleziona qualcosa dall'altro (ed è tale tipologia di reissue,
diciamo al 75%, che dicevo fino ad oggi mancare all'appello). Comunque restano
interessanti sia il progetto della serie, che prevede la pubblicazione di inediti
e album da tempo irreperibili, sia i titoli sin qui licenziati, cioè a dirsi una
compilation relativa agli esordi della blues-woman acustica Rory Block (Lovin'
Whiskey - A Collection Of Songs From The Rounder Years) e la ristampa del
debutto in formato power-trio del britannico Danny Bryant (Watching You!).
Ancor più interessante, in ogni caso, è la possibilità di ripercorrere
i primi passi della carriera di Peter Rowan, strepitoso chitarrista e mandolinista
di Boston, Mass., col Texas e il Messico nel cuore e un'intera enciclopedia roots
nelle dita. Se date un'occhiata alle più stimolanti tra le formazioni tradizionaliste
venute alla ribalta dagli anni '60 in poi, è facile che Rowan, entrato a far parte
dei Bluegrass Boys del decano Bill Monroe nel 1965 (a soli 23 anni), c'entri qualcosa:
dal folk e bluegrass in salsa psichedelica dei purtroppo dimenticati Earth Opera
di David Grisman (recuperate assolutamente il capolavoro The Great American
Eagle Tragedy del 1969, ristampato in cd dalla Wounded Bird circa dieci anni
fa) al country-rock fumato e jazzofilo dei Seatrain, dal bluegrass duro e puro
dei Muleskinner alla freakerie western dei New Riders Of The Purple Sage, fino
al supergruppo della Bay Area Old & In The Way (con Jerry Garcia, Vassar Clements,
il citato Grisman etc.), gli interventi di Rowan non mancano mai. E questo senza
voler naturalmente sottovalutare le magistrali propaggini da titolare di un percorso
mai banale e mai scontato: Peter Rowan e Medicine Trail,
rispettivamente targati 1978 e 1980 (lo stesso anno di un Texican Badman
comprendente materiale di stagioni precedenti e licenziato dall'italiana Appaloosa
di Franco Ratti), parlano la lingua stupenda di un country-rock infarcito di suggestioni
tex-mex e magnetismi di frontiera. Ritenendo di un nonnulla superiore il secondo
titolo, mi spiace si tratti proprio di quello sforbiciato, ma cosa volete, la
musica qui contenuta resta tuttavia degna di concorrere alla Palma d'Oro del roots
anni '70. Sull'omonimo esordio suonano, oltre allo stesso Peter, il
di lui fratello Lorin al piano, il grande Flaco Jiménez alla fisa, un numero
spropositato di violinisti (almeno cinque diversi!) e lo spettacolare Jesse
Ponce al bajo sexto (una specie di chitarra ritmica a 12 corde assai diffusa
nella musica del Messico orientale): ascoltarli tutti assieme nell'epopea tra
vecchio West e visioni hippie della debordante Land Of
The Navajo può costituire ancora oggi un esempio di epifania quasi
mistica, ma casomai la descrizione dovesse sembrarvi troppo impegnativa, non dimenticate
che qui ci sono anche lo yodel countreggiante di Outlaw
Love, il valzer nostalgico della struggente Break
My Heart Again, una versione bluesy della When
I Was A Cowboy di Leadbelly, il tex-mex limpidissimo della danzereccia
The Free Mexican Airforce, un'immancabile
Panama Red catturata dal vivo e il congedo in chiave norteña della
malinconica The Gypsy King's Farewell. Medicine
Trail, invece, si presenta più classicamente rock, e sebbene non manchino i soliti
affondi spagnoleggianti (evidentissimi in particolar modo nel conjunto di Riding
High In Texas e nella rilettura del Jimmie Rodgers di
Prairie Lullabye), a prevalere sono le ballate roots come My
Foolish Pride o River Of Stone,
entrambe acustiche, raccolte e bellissime. E se una Dreaming
I Love You tra bluegrass e honky-tonk assomiglia più che altro a un
divertissement in tono minore, le sorprese arrivano dallo sgangherato gospel unplugged
di una Revelations illuminata dal dobro di
Jerry Douglas e dalla chitarra di Ricky Skaggs, dalle travolgenti sfuriate
elettriche di una title-track votata al rock'n'roll (Tony Gilkyson alla sei corde),
dal relax quasi caraibico della toccante Maui Momma.
Spero sia chiaro il fatto che, se i cantautori texani e il country meno
passatista sono il vostro pane, questa accoppiata di album non può sfuggirvi per
nessun motivo al mondo (e fate la cortesia, in ambito Rowan fate vostri, oltre
al solitario Dust Bowl Children del '90, perlomeno i meravigliosi The
Walls Of Time, parata di traditionals e impennate bluegrass del 1982, e Awake
Me In The New World, sottovalutata lezione di musica etnica impartita al pubblico
11 anni dopo). Au contraire, il motivo per cui The Free Mexican Airforce
riceve un voto di certo inferiore al proprio valore intrinseco sta nella
mancanza di completezza: qui a RH saremo pure rudi cowboys, ma quando si tratta
della nostra musica e dei nostri beniamini, allora diventiamo pignoli, grigi e
noiosi come gli scolaretti in grembiulino che s'immagina Maria Stella Gelmini.
(Gainfranco Callieri)
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