Tracey Thorn
Solo: Songs And Collaborations 1982-2015

[Caroline 2015]

www.traceythorn.com

File Under: Soft touch (Talk to me like the sea)

di Gianfranco Callieri (04/02/2016)

Il "due" è sempre stato il numero chiave degli Everything But The Girl, coppia, nell'arte e nella vita, elegante, sensuale, malinconica e raffinata ma in nessun caso svenevole, consacrata all'arte di dare forma, con compiutezza mai perentoria, al tempo fugace dei sentimenti e del loro svanire, di volta in volta decantati tramite la dolcezza nostalgica di un pop ora venato di country e ora attraversato da sfumature soul, talvolta elettronico e talvolta acustico. Ben Watt, figlio del jazzista scozzese Tommy, e Tracey Thorn, cantante post-punk di Stern Bops e Marine Girl, si sono conosciuti ai tempi della comune frequentazione presso l'Università di Hull e da allora, oltre a essersi sposati (nel 2008, dopo 27 anni di convivenza) e aver dato alla luce tre figli, hanno consegnato alle stampe dieci album (più i "best of" e le antologie di rarità) come EBTG. Poi il primo ha rispolverato il vecchio amore per l'attività da dj, inaugurando una personale etichetta - la Buzzin' Fly, in omaggio al brano di Tim Buckley - dedicata a techno e deep-house, poi seguìta dalla gemella Strange Feeling, deputata invece alla promozione di musica indie (e infine approdando, a trentun stagioni di distanza dal bellissimo North Marine Drive [1983], al secondo disco solista, l'ottimo Hendra [2014]), mentre la seconda, in aggiunta alla prosecuzione della carriera titolare (interrotta dal 1982 del delizioso A Distant Shore), ha collaborato con un numero incalcolabile di colleghi, si è tuffata nel giornalismo di costume e ha scritto due libri autobiografici.

Solo: Songs And Collaborations 1982-2015, insomma, racconta ancora una volta una storia doppia, vivisezionando da un lato il percorso solista di Tracey Thorn, e dall'altro rendendo conto del suo lavoro al fianco di altri musicisti e addetti ai remix di varia natura. A cucire il tutto, la voce scura, afflitta, desolata, triste, rassicurante e soprattutto inconfondibile dell'artista, dotata di un timbro riconoscibile all'istante eppure in grado di donare colore, dolore, calma e sicurezza al paesaggio morbido di un pomeriggio d'inverno trascorso di fronte al mare come al corpo sommerso e abbacinato della vita notturna degli avventori delle discoteche, alla sequenza reversibile tra camera da letto, bagno, cucina, strada, biglietteria e pista da ballo attraversata, almeno una volta, da chiunque abbia mai frequentato un locale predisposto a contenere i clienti fino alle ore piccole della notte. Sia nel primo, sia nel secondo CD della raccolta, a ottenere un'esposizione privilegiata sono gli episodi più rari e curiosi, e nondimeno significativi, della discografia della cantante.

Nel disco numero 1, accanto ai brani tratti dai quattro lavori usciti dal 1982 al 2012 (con predilezione personale per la fragilità e frugalità dalle vecchie ballate folk, per esempio Small Town Girl e Plain Sailing, ma anche per il minimalismo classicheggiante di Oh, The Divorces!, il pop gioioso di Hormones e la serenata straziante di By Piccadilly Station I Sat Down And Wept), troviamo Goodbye Joe, cover dei compagni di scuderia Monochrome Set un tempo disponibile su Pillows & Prayers (raccolta del 1982 su artisti affiliati alla Cherry Red), e The Paris Match, raffinatissimo esercizio soul-jazz congegnato con gli Style Council di Café Bleu (1984), il blues per pianoforte in downtempo dell'evocativa Overture, duetto tra la voce di Thorn e l'ugola à la David Sylvian dell'ungherese Kristóf Hajós (cantante degli Unbending Trees: il pezzo arriva dal loro Chemically Happy (Is The New Sad) [2008]), e la meravigliosa versione bossanova, all'epoca uscita solo su 7", della Venceremos nel 1984 arrangiata in chiave di acid-jazz brasiliano dai Working Week di Simon Booth (Afro Celt Sound System) e Alison Statton ricorrendo all'aiuto di Robert Wyatt e Claudia Figueroa. Senza peraltro dimenticare diverse meraviglie negli anni sparpagliate su di una sfilza interminabile di EP, dalla rivisitazione per voce e piano dei Magnetic Fields di The Book Of Love a quella nello stesso formato, e monumentale, riservata alla Kate Bush di Under The Ivy.

Nel disco numero 2 appaiono, immancabili, i Massive Attack di Protection e Better Things, altrettanti esempi di soul narcotico, sintetico e volteggiante nei cieli grigi d'Inghilterra cui Thorn dona un irripetibile alone di fatalismo jazzy, la splendida rilettura degli XX di Night Time e quella oppiacea di King's Cross dei Pet Shop Boys, la glassa scintillante della distesa Grand Canyon e il passo acquatico dell'intensa Swimming, come in un viaggio della mente attraverso le radiazioni, gli specchi e i soffitti di un club animato, dietro le finestre chiuse, dalla trasfigurazione dei sogni e dalla duplicazione di infiniti rettangoli di luce. Solo: Songs And Collaborations 1982-2015 rappresenta il giusto omaggio, in forma di compendio, a una delle cantanti più versatili e personali degli ultimi trent'anni: una di quelle (non sono tantissime) che non si può fare a meno di ascoltare, di nuovo ascoltare e ancora ascoltare.


    



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