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Warren
Zevon Warren Zevon, dopo le false partenze, si può considerare a tutti gli effetti, l'inizio della sua storia. Pur vendendo pochissimo (neanche centomila copie: oggi si arriva quasi a metà della classifica di Billboard con una cifra simile) è un disco compiuto, senza una sbavatura e con una dozzina di canzoni destinate a diventare dei classici: Carmelita, Hasten Down The Wind, l'epopea di Frank And Jesse James, Poor Poort Pitiful Me, I'll Sleep When I'm Dead, Desperadoes Under The Eaves rivelavano finalmente un songwriting unico, appassionato nel raccontare storie hard boiled (nel disco successivo, Excitable Boy, sarebbe arrivata anche Roland The Headless Thompson Gunner) e cronache di vita errante e curiosa, degne dell'amico Hunter S. Thompson. Tutto saldato dal collante dell'ironia, dal vorace gusto letterario (da Norman Mailer a Graham Greene, Warren Zevon è sempre stato un lettore onnivoro) e dalla formazione pianistica che spostava sensibilmente la composizione delle canzoni verso forme più originali e personali. La differenza fondamentale però la faceva, già allora, il cuore di Warren Zevon: magari la mente, non sempre lucida, vagava nei meandri della fiction e delle nevrosi, ma il motore era un muscolo che pulsava a ritmo di rock'n'roll e anche a distanza di trent'anni, lo si sente con chiarezza battere duro e preciso (e la remasterizzazione digitale, per quanto ottima, conta fino ad un certo punto). La
ristampa della Rhino non fa una piega: tutte le note di copertina, la storia raccontata
attraverso i famigliari (la moglie Crystal e il figlio Jordan), lo stesso Jackson
Browne, le fotografie (qualcuna in più non avrebbe guastato) e gli appunti
d'epoca. La sorpresa è l'ormai classico disco di bonus tracks aggiunto: in altre
ristampe è stato facile finire a rovistare nei magazzini o tra i nastri incisi
dal vivo, allungando il brodo fino a renderlo impalpabile. Per Warren Zevon, pur
senza ritrovare nulla di inedito, il secondo disco apre uno squarcio sul work
in progress che ha portato alla realizzazione di un capolavoro (sì, la parola
è quella giusta) con versioni, per una volta, veramente alternative agli originali.
Ci sono un sacco di spunti strumentali in più che poi sarebbero stati limati in
nome di una semplicità e di una coesione (e si suppone anche dello spazio limitato
delle tracce del vinile) che qui vengono recuperati in tutto il loro splendore,
facendo emergere di volta in volta sfumature irlandesi (che lo avrebbero seguito
fino a My Ride's Here), sconfinamenti nel border, l'essenda nuda e cruda delle
canzoni nelle versioni solitarie di Warren Zevon nonché, tra le altre, una strepitosa
versione di Desperadoes Under The Eaves (dal
vivo in uno studio radiofonico) incorniciata da un grandioso, interminabile assolo
di chitarra che nel 1976 si poteva ancora fare. Imperdibile. Bonus CD: |