inserito 28/04/2007

Warren Zevon
Stand in the Fire
[Asylum/ Rhino 2007]

L'etichetta adesiva in copertina recita "for the first time on cd!" e c'è davvero da chiedersi - con un sano cinismo che sarebbe forse piaciuto a Warren Zevon - se sia servita la sua morte prematura per riesumare finalmente dagli archivi queste registrazioni al Roxy di Los Angeles. La pubblicazione tardiva, ma più che benedetta, di questo incendiario live rimette un po' di giustizia all'interno di un catalogo troppo spesso sacrificato (che ha visto la riedizione in contemporanea anche del fortunato Excitable Boy, il suo disco di maggior successo, e del più controverso The Envoy), chiarendo una volta per tutte quanto Zevon sia stato un maudit della West Coast, un istrione che ha saputo legare i toni letterari della canzone d'autore con la follia del rock'n'roll, mostrando infine il volto scuro, sarcastico e fuori controllo della California del tempo. E' il 1980 e Stand in the Fire coglie nello stesso momento il culmine di una stagione vissuta da Zevon sull'orlo del precipizio (con una serissima dipendenza dall'alcol) e l'inizio di una svolta sia artistica che umana. E' il suo testamento elettrico, uno scatto d'ira in cui getta la maschera e veste definitivamente i panni del rocker. Accompagnato dall'amico chitarrista David Landau, ma soprattutto sospinto da una giovane band di scapestrati, i Boulder (Zeke Zirngiebel alle chitarre, Bob Harris al piano e synth, Robert Pinon al basso e Marty Stinger alla batteria), raccattati nei bar del Colorado, Zevon getta all'aria il suo repertorio, stravolge e rivede i testi, dando una lettura feroce e assai più elettrica del repertorio contenuto nei suoi primi dischi. Fatta eccezione per la stessa inedita Stand in the Fire, forse tra i brani meno interessanti, e per una ruvida The Sin, il resto raccoglie il meglio dall'omonimo Warren Zevon e da Exitable Boy, alzando il tiro delle chitarre. La ristampa aggiunge alla scaletta orginale quattro brani: Johnny Strikes Up The Band e la strepitosa Play It All Night Long eseguite full band, prima del finale solo voce e piano di Frank And Jesse James e Hasten Down The Wind. Tuttavia è il concerto originale a contenere già tutto, senza ulteriori spiegazioni. Prese le misure con la splendida ballata urbana Jeannie Needs a Shooter (scritta con Springsteen), con Excitable Boy e il lirismo di Mohammed's Radio, lo show si infiamma letteralmente con un fuoco di fila da togliere il respiro: la sequenza formata da Werewolves Of London, Lawyers, Guns And Money, The Sin, Poor Poor Pitiful Me, I'll Sleep When I'm Dead, fino al medley di Bo Diddley's A Gunslinger/Bo Diddley ti investe senza vie d'uscita, con un duellare continuo di riff e solismi, rasoiate che rasentano l'hard rock e innalzano un monumento a quel suono urbano che in quei tempi soffiava soltanto dal New Jersey. Su tutto si erge la figura di Zevon, che sghignazza pestando sui tasti del piano con una voce da ossesso. Ad un certo punto chiede a gran voce che il suo road manager si faccia vivo sul palco per ballare, altrimenti lo ammazza. In quell'esatto momento sareste disposti a credergli senza il minimo dubbio
(Fabio Cerbone)

www.warrenzevon.com


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