TRACKLIST: 1.
Lost Horizons // 2. Hey Jealousy // 3. Mrs. Rita // 4. Until I Fall Away // 5.
Hold Me Down// 6. Cajun Song // 7. Hands Are Tied // 8. Found Out About You //
9. Allison Road // 10. 29 // 11. Pieces Of The Night // 12. Cheatin'
File Under:
roots rock, power pop
di
Fabio Cerbone
Schiacciati
fra la tempesta grunge della costa ovest americana, che ormai invadeva ogni spazio
del mainstream rock nazionale, e un presuto ritorno alla classicità delle radici
che ancora doveva prendere timidamente forma nella sconfinata provincia, i Gin
Blossoms sono stati agli albori degli anni Novanta una sorta di meteora, anche
fortunata e vincente per alcuni tratti del proprio cammino, che ha ridato linfa
e significato ad un roots pop chitarristico e frizzante, di stampo tradizionalista.
Esattamente lì dove la forza elettrica trascinante di certo universo "blue collar"
si incontrava con il gusto alternative rock di quella stagione musicale e nello
stesso tempo non dimenticava la strada maestra tracciata dagli Heartbreakers di
Tom Petty, così come da un molto oscuro power pop del decennio precedente (dai
Db's ai misconosciuti Rave Ups). Una formula che avrebbe trovato in quegli anni
altri interpreti ai piani alti (potremmo suggerire, ad esempio, un filo rosso
che conduce dritti verso il successo e la qualità dei dischi di Wallflowers e
Counting Crows) e un seguito sotterraneo mai veramente scomparso dall'orizzonte
del cosiddetto rock di "serie b" americano, se non in tempi recenti, quando il
concetto ampio di sonorità "indie", nuovo folk e bassa fedeltà sembra avere escluso
con troppa sufficienza band di questo tenore dal panorama musicale.
Piccole leggende locali della scena di Tempe, Arizona,
la stessa che aiuteranno ad alimentare come capofila,
portandosi appresso i colleghi The Refreshments e Dead
Hot Workshop, i Gin Blossoms vivono di una dualità impensabile
tra la spensierata brillantezza del loro rock'n'roll e
la tragedia umana consumata in seno al gruppo, orfano
fin dagli esordi di uno degli essenziali architetti del
loro sound, il chitarrista e membro fondatore Doug
Hopkins, autore dei primi importanti successi della
band nel circuito delle college radio del South West.
È quest'ultimo infatti a suicidarsi nel dicembre del 1993,
già da diversi mesi messo alla porta dai compagni per
una depressione e dipendenza dall'alcol che sembrano l'espressione
di un travagliato rapporto con la fama crescente dei Gin
Blossoms, passati dall'autogestione del loro esordio Dusted
(1989) alla firma per la A&M nel 1991, contestualizzata
con la realizzazione dell'ep Up and Climbing. Sostituito
nel frattempo da Scott Johnson, ma ancora presente nelle
session del loro debutto su major discografica, Hopkins
vivrà il triste piacere di assistere all'affermazione
di Hey Jealousy, singolo
trainante di New Miserabile Experience che
porta proprio la sua firma. Prodotto da John Hampton,
un ingegnere del suono che bazzica da anni i sotterranei
del migliore power pop americano (ha lavorato con Alex
Chilton e Tommy Keene, maestri del genere, nonché con
i Replacements di Paul Westerberg), il disco segna il
momento di maggior splendore dei Gin Blossoms a livello
creativo: irruente e sfacciato nel muro di chitarre (ci
sono anche quelle di Jesse Valenzuela al fianco di Hopkins),
quanto basta per entrare nello spirito dei tempi dei primi
90s, tuttavia con umori roots che denotano la provenienza
dal deserto dell'Arizona dei ragazzi e una naturalezza
melodica accentuata dalla voce di Robin Wilson, New Miserabile
Experience è parente stretto di band contemporanee poco
allineate come Posies e Velvet Crush nel ricostruire un
concetto di pop chitarristico più consono all'epoca.
L'exploit della citata Hey Jealousy trascina incredibilmente
il disco nella top 40 americana, accendendo i riflettori (si tenga conto che gruppi
come Jayhawks o Uncle Tupelo non possono minimamente vantare lo stesso livello
di vendite in quel periodo) su un linguaggio rock provinciale che parla di vicinato,
suburbia americana, anni di sogni e speranze al college, personaggi locali, proponendosi
in totale antitesi alla tensione e alla rabbia generazionale del grunge. La musica
dei Gin Blossoms ha la faccia pulita e le normali aspettative di cinque ragazzi
della porta accanto, dando impulso ad una delle tradizioni più solide di certo
rock'n'roll da gregari d'America, che vive di dedizione, passioni, immaginario.
L'album, come anticipato, esprime una sintesi tra le spinte pop rock di Hey Jealousy,
Until I Fall Away e Allison
Road, spumeggianti ed insistentemente melodiche, e le radici (qui testimoniate
da Cajun Song e Cheatin') di chi è
cresciuto tra la polvere del country&western. A dispetto della provenienza, molti
li scambiano per una band di Athens, perché il filo conduttore delle loro canzoni
appare come un arioso guitar rock che segue l'asse portante Byrds-Rem: i continui
incastri delle chitarre elettriche di Hopkins e Jesse Valenzuela, un evidente
debito verso la scuola del jingle-jangle sound (Until I Fall Away, Found
About You) contribuiscono parecchio a queste suggestioni.
Una
versione deluxe del disco, pubblicata in sordina per il decimo anniversario nel
2002, aggiungerà una seconda parte costruita ad arte per ripercorrere le tappe
collaterali della loro storia. Vengono così alla luce tre estratti dal ricercato
disco d'esordio Dusted, uscito per quella locale etichetta San Jacinto records,
quindi due episodi tratti dal mini Up and Climbing (Keli Richards e
Angels Tonight) mentre il resto è completato da sei tracce live registrate
a Solana Beach nella primavera del 1993, da una cover non irresistibile, ma assai
lungimirante, di Back Of a Car (gli amati Big Star), materiale per colonne
sonore, outtakes di studio e dall'intera inclusione del raro ep promozionale Shut
Up and Smoke.