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Gin Blossoms
New Miserable Experience
[A&M 1992]

TRACKLIST: 1. Lost Horizons // 2. Hey Jealousy // 3. Mrs. Rita // 4. Until I Fall Away // 5. Hold Me Down// 6. Cajun Song // 7. Hands Are Tied // 8. Found Out About You // 9. Allison Road // 10. 29 // 11. Pieces Of The Night // 12. Cheatin'

File Under: roots rock, power pop

di Fabio Cerbone

Schiacciati fra la tempesta grunge della costa ovest americana, che ormai invadeva ogni spazio del mainstream rock nazionale, e un presuto ritorno alla classicità delle radici che ancora doveva prendere timidamente forma nella sconfinata provincia, i Gin Blossoms sono stati agli albori degli anni Novanta una sorta di meteora, anche fortunata e vincente per alcuni tratti del proprio cammino, che ha ridato linfa e significato ad un roots pop chitarristico e frizzante, di stampo tradizionalista. Esattamente lì dove la forza elettrica trascinante di certo universo "blue collar" si incontrava con il gusto alternative rock di quella stagione musicale e nello stesso tempo non dimenticava la strada maestra tracciata dagli Heartbreakers di Tom Petty, così come da un molto oscuro power pop del decennio precedente (dai Db's ai misconosciuti Rave Ups). Una formula che avrebbe trovato in quegli anni altri interpreti ai piani alti (potremmo suggerire, ad esempio, un filo rosso che conduce dritti verso il successo e la qualità dei dischi di Wallflowers e Counting Crows) e un seguito sotterraneo mai veramente scomparso dall'orizzonte del cosiddetto rock di "serie b" americano, se non in tempi recenti, quando il concetto ampio di sonorità "indie", nuovo folk e bassa fedeltà sembra avere escluso con troppa sufficienza band di questo tenore dal panorama musicale.

Piccole leggende locali della scena di Tempe, Arizona, la stessa che aiuteranno ad alimentare come capofila, portandosi appresso i colleghi The Refreshments e Dead Hot Workshop, i Gin Blossoms vivono di una dualità impensabile tra la spensierata brillantezza del loro rock'n'roll e la tragedia umana consumata in seno al gruppo, orfano fin dagli esordi di uno degli essenziali architetti del loro sound, il chitarrista e membro fondatore Doug Hopkins, autore dei primi importanti successi della band nel circuito delle college radio del South West. È quest'ultimo infatti a suicidarsi nel dicembre del 1993, già da diversi mesi messo alla porta dai compagni per una depressione e dipendenza dall'alcol che sembrano l'espressione di un travagliato rapporto con la fama crescente dei Gin Blossoms, passati dall'autogestione del loro esordio Dusted (1989) alla firma per la A&M nel 1991, contestualizzata con la realizzazione dell'ep Up and Climbing. Sostituito nel frattempo da Scott Johnson, ma ancora presente nelle session del loro debutto su major discografica, Hopkins vivrà il triste piacere di assistere all'affermazione di Hey Jealousy, singolo trainante di New Miserabile Experience che porta proprio la sua firma. Prodotto da John Hampton, un ingegnere del suono che bazzica da anni i sotterranei del migliore power pop americano (ha lavorato con Alex Chilton e Tommy Keene, maestri del genere, nonché con i Replacements di Paul Westerberg), il disco segna il momento di maggior splendore dei Gin Blossoms a livello creativo: irruente e sfacciato nel muro di chitarre (ci sono anche quelle di Jesse Valenzuela al fianco di Hopkins), quanto basta per entrare nello spirito dei tempi dei primi 90s, tuttavia con umori roots che denotano la provenienza dal deserto dell'Arizona dei ragazzi e una naturalezza melodica accentuata dalla voce di Robin Wilson, New Miserabile Experience è parente stretto di band contemporanee poco allineate come Posies e Velvet Crush nel ricostruire un concetto di pop chitarristico più consono all'epoca.

L'exploit della citata Hey Jealousy trascina incredibilmente il disco nella top 40 americana, accendendo i riflettori (si tenga conto che gruppi come Jayhawks o Uncle Tupelo non possono minimamente vantare lo stesso livello di vendite in quel periodo) su un linguaggio rock provinciale che parla di vicinato, suburbia americana, anni di sogni e speranze al college, personaggi locali, proponendosi in totale antitesi alla tensione e alla rabbia generazionale del grunge. La musica dei Gin Blossoms ha la faccia pulita e le normali aspettative di cinque ragazzi della porta accanto, dando impulso ad una delle tradizioni più solide di certo rock'n'roll da gregari d'America, che vive di dedizione, passioni, immaginario. L'album, come anticipato, esprime una sintesi tra le spinte pop rock di Hey Jealousy, Until I Fall Away e Allison Road, spumeggianti ed insistentemente melodiche, e le radici (qui testimoniate da Cajun Song e Cheatin') di chi è cresciuto tra la polvere del country&western. A dispetto della provenienza, molti li scambiano per una band di Athens, perché il filo conduttore delle loro canzoni appare come un arioso guitar rock che segue l'asse portante Byrds-Rem: i continui incastri delle chitarre elettriche di Hopkins e Jesse Valenzuela, un evidente debito verso la scuola del jingle-jangle sound (Until I Fall Away, Found About You) contribuiscono parecchio a queste suggestioni.

Una versione deluxe del disco, pubblicata in sordina per il decimo anniversario nel 2002, aggiungerà una seconda parte costruita ad arte per ripercorrere le tappe collaterali della loro storia. Vengono così alla luce tre estratti dal ricercato disco d'esordio Dusted, uscito per quella locale etichetta San Jacinto records, quindi due episodi tratti dal mini Up and Climbing (Keli Richards e Angels Tonight) mentre il resto è completato da sei tracce live registrate a Solana Beach nella primavera del 1993, da una cover non irresistibile, ma assai lungimirante, di Back Of a Car (gli amati Big Star), materiale per colonne sonore, outtakes di studio e dall'intera inclusione del raro ep promozionale Shut Up and Smoke.


   



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