Stefano Barigazzi
Sitting Singin' Old Songs
[Trulletto records 2020]

stefanobarigazzi.bandcamp.com

File Under: searchin' for my blues

di Antonio Avalle (19/06/2020)

Nei momenti più difficili emerge la necessità di esprimersi attraverso lo straordinario linguaggio dell’arte. Ebbene nelle musica questo ci viene sovente insegnato e Stefano Barigazzi, classe 1996, nel periodo della quarantena ha tirato fuori anima e cuore nel suo album da solista Sitting Singin’ Old Songs. In modo catartico, semplicemente avvinghiato alla sua chitarra e trasportato dalla sua possente voce, il talentuoso Stefano sfida la tradizione del Blues. Il risultato? Piace, cattura e si lascia apprezzare ascolto dopo ascolto. Lodevole e audace l’iniziativa in solitudine. La presenza apparentemente invisibile alla regia del suo amico Sebastiano Lillo è il supporto al tutto. Trovare motivazioni coi i tempi discografici che corrono non è facile e lo è ancora di più trattare una materia come il blues pre-bellico. Difatti la pubblicazione rientra tra diverse in corso d’opera lavorate dalla nascente e impegnata Trulletto Records, etichetta con distribuzione digitale nata nelle campagne di Castellana Grotte sull’altopiano calcareo della Terra dei Trulli.

La direttrice Emilia Puglia ha generato questa convincente pubblicazione: dodici home recordings, riletture di brani tra gli anni ’30 e ’40. Si spazia su tracce note come Rambling on My Mind e classici di Bukka White, ma si sa andare a fondo rivisitando Blind Willie McTell e Blind Willie Johnson, chiudendo con l’interpretazione carica di patos di When The Levee Breaks, brano che rivive la storica alluvione del Mississippi del 1927. Azzeccati due apparenti fuoripista: il tributo a Dylan, con una sentita It takes a lot to laugh it takes a train to cry, e una lodevole rivisitazione di Jamaica Farewell, resa celebre da Belafonte. Un paio di inserimenti che ci stanno a pennello e distraggono per qualche minuto dalla parte più mississippiniana dell’album. Avevo già seguito Barigazzi con la precedente esperienza di qualità con i Poor Boys, duo legato a sonorità viscerali fatte di North Mississippi Country Blues e Fat Possum sound. Sitting Singin’ Old Songs è un ritorno spirituale ad una condizione più rurale e roots, in questa fase anche piuttosto prematura seppur sintomatica.

La voce di Stefano cresce e lo stile chitarristico anche. Un’approccio a tratti ruvido, soprattutto con il bottleneck, quello che ci vuole per affrontare Bukka White (Aberdeen Mississippi Blues e Shake ‘Em on Down), ma anche ben calibrato in Long Tall Mama di Big Bill Broonzy e in Junco Partner, conosciuta da pochi. Si passa anche su uno dei fondatori dell'hill country blues R.L.Burnside con Mellow Peaches e rivedendo il non facile Robert Wilkins, rigorosa la versione di That’s No Way To Get Along. La giovane età e il frutto maturo, che ci lasciano questo disco, ci fanno sperare su promettenti seguiti e soprattutto su una generazione che può avvicinarsi allo straordinario “vecchiume” del blues dimenticato.


    

 


<Credits>