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  Andrea Palumbo
& The Smoking Section

Let's Disagree

[Andrea Palumbo 2025]

Sulla rete: instagram/andreapalumbo

File Under: swingin' blues trio


di Fabio Cerbone (18/04/2025)

In copertina - bella grafica dalle suggestioni vintage - sono riassunte efficacemente le dinamiche di Let’s Disagree, che nel gioco di sponda fra armonica, chitarra acustica e piano concentra il suo fascino fuori moda e la ricerca di un blues dal respiro antico. Tuttavia non cadiamo nel più frequentato mondo del cosiddetto blues pre-bellico dalle fattezze rurali, laggiù nel Mississippi, terra di leggende e mostri sacri, a volte fin troppo abusati, semmai in un’epoca di passaggio dove le radici incontravano per la prima volta i club cittadini, immaginiamo Memphis e dintorni, lì dove il blues si faceva “urbano”, acquisiva lo swing e gettava le basi per l’avvento del boogie-woogie.

Protagonisti di questa ricognizione sul campo sono tre musicisti italiani: la voce e l’armonica di Andrea Palumbo, band leader con un passato di studi jazz e un’apprezzata attività di fotografo, la chitarra di Leandro Diana (già segnalato da queste parti per i suoi lavori di ispirazione più rock) e il pianoforte di Enrico Damiani. Tutti vantano collaborazioni nella scena blues italiana e non solo, in particolare con quella sensibilità, tutta “lombarda” vien da dire, che musicisti come Max Prandi, Angelo Leadbelly Rossi, Veronica Sbergia e Max de Bernardi hanno restituito al genere, proprio mettendosi sulle tracce di un canone meno inflazionato, tra jug music, jump blues e swing da vendere. Let’s Disagree si inserisce in questo filone con un’incisione casalinga (presso lo studio Appartamento Sonoro di Ruben Minuto) eppure filologicamente perfetta, che rivede dodici “classici” perduti e poco noti che portano la firma, tra gli altri, di Tampa Red (all’anagrafe Hudson Whittaker), Leroy Carr, Joe McCoy (a suo tempo compagno della grande Memphis Minnie), Amos Milburn, Lucille Bogan e via discorrendo.

È un tuffo nell’America blues dagli anni Trenta, epoca di Grande Depressione e proibizionismo eppure di vivacità cittadina, la stessa che ci porta in dono qui brani come Let’s Get Drunk and Truck, Bad Bad Whiskey, Sloppy Drunk Blues o il finale di una Cheap Old Wine and Whiskey (a firma del misconosciuto Jack Parker) che sembra annunciare la prossima venuta del rock’n’roll. Palumbo, come si accennava nato come musicista in ambito jazz e con studi di sax alle spalle, passa qui all’armonica, strumento che lo ha ricondotto all’amore per il linguaggio primigenio del blues, e guida il trio con leggerezza e quel buon senso del ritmo che occorre per il repertorio affrontato. Gli manca forse ancora una voce un poco più attrezzata, che sappia esaltare al meglio tutte le allusioni e i trucchi degli autori rivisitati, ma qui vengono in soccorso gli altri due protagonisti, The Smoking Session: in assoluto il piano di Damiani, vero funanmbolo della situazione e quello che offre gli spunti solisti più fiammeggianti (pregevole in You Gotta See Daddy Every Night), nonché le trame dell’acustica di Diana, che tengono la materia di Let’s Disagree (a cominciare dalla stessa title track) ancorata alle sue origini.

Nell’insieme un album che trasmette amore e studio della materia, pur con qualche limite di interpretazione, e soprattutto l’idea non scontata di illuminare altre strade e protagonisti meno battuti della lunga genealogia blues
.