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  Luca & The Tautologists
Poetry in The Mean-Time + Suddenly Last Summer - The NITÖN LAB Session ep

[Luca Andrea Crippa 2025]

Sulla rete: lucaandthetautologists.bandcamp.com

File Under: 70s rock vibes


di Fabio Cerbone (13/01/2024)

La poesia si nasconde nelle piccole cose, sembra suggerirci Luca Andrea Crippa, voce, chitarra e autore dietro le canzoni della formazione Luca & The Tautologists, già avvistata sulle nostre pagine dedicate agli indipendenti italiani con l’interessante Paris Airport '77. La fine del 2024 ha portato in dono addirittura due album in contemporanea, sintomo di una particolare vena compositiva e della necessità di distinguere i progetti nati la scorsa estate in altrettanti distinti studi di registrazione, il Trai Studio di Inzago per le undici composizioni di Poetry in the Mean, e il Niton Lab di Varese per l’ep di quattro canzoni (che diventano sei nell’edizione in cd) intitolato Suddenly Last Summer - The NITÖN LAB Session e.p.

Il frutto più corposo è rappresentato da Poetry in the Mean, con una curiosa foto di copertina che fa riferimento a un cult della fantascienza horror degli anni Cinquanta, The Creature Of The Black Lagoon (Il mostro della laguna nera, di Jack Arnold) e dal quale nasce anche la stessa Julie Hit Her Head, dove Julie è prioprio l’attrice Julie Adams protagonista della pellicola. Con una serie di dediche, dalla cerchia più personale all’universale, che accompagnano i testi di ogni singolo episodio, il disco concentra in sé stimoli musicali che sembrano raccogliere l’intera esperienza rock dei Settanta, declinata da Crippa (in trio insieme a Paolo Roscio al basso e Deneb Busella alla batteria, più qualche ospite) nelle forme disparate della ballata folk e dai profumi west coast, in passaggi blues, in suite dalle trame progressive e in ritmi contaminati dal funk (come accade proprio per la citata Julie Hit Her Head e le sue continue ripartenze).

Le qualità strumentali e l’attitudine al racconto strumentale (già proiettato, ci pare di poter affermare, in una dimensione dal vivo) sono gli elementi caratteristici di una raccolta che forse cede qualcosa nella parte interperativa, con la voce di Luca Crippa spesso “dimessa” e sussurrata, passaggi che sembrano frenare alcuni episodi quali Please Buy This Song o Your Own Way e per contro funzionano soprattutto quando il tono si fa agrodolce nel folk rock di Tall Building Shapes e nei colori americana di Breakwaters Ballroom, o ancora meglio nelle oasi acustiche di Our Magic Wand e Soon Was a Distant Yesterday, due dei momenti più intimi e riusciti dell’album, insieme alla suite acustica di Costa Brava, dove la chitarra dello stesso Crippa deve qualcosa al David Crosby più onirico.

A corollario di questo percorso musicale nella “poesia del quotidiano” ci sono poi le canzoni sull’amore – così le definisce lo stesso Crippa – di Suddenly Last Summer, inizialmente pensate per un lp che avrebbe dovuto vedere la luce nel 2025 inoltrato e che invece è stato anticipato da Luca & The Tautologists nella forma di un ep. Qui le atmosfere del trio si dilatano, un po’ sognanti, e acquistano tessiture progressive fin dall’apertura di At the Movies, per adagiarsi quindi su leggere coperte di elettronica (l’ospite Luca Xelius Martegani) in Mistery...The Greatest, e ancora lambendo eleganti territori di “fusione” tra jazz rock e west coast sound in Different Paths e Night Green (A New Color), sebbene il brano più intrigante dell’appendice sonora rappresentata dall’ep sia la traccia aggiunta (nell’edizione fisica) Indian Breeze, un brano anche ritmicamente immerso in certa tensione epica tipica di quel rock settantesco che fa da sfondo costante all’ispirazione del gruppo.