La poesia si nasconde nelle piccole
cose, sembra suggerirci Luca Andrea Crippa, voce, chitarra
e autore dietro le canzoni della formazione Luca & The
Tautologists, già avvistata sulle nostre pagine dedicate
agli indipendenti italiani con l’interessante Paris
Airport '77. La fine del 2024 ha portato in dono addirittura
due album in contemporanea, sintomo di una particolare vena
compositiva e della necessità di distinguere i progetti
nati la scorsa estate in altrettanti distinti studi di registrazione,
il Trai Studio di Inzago per le undici composizioni di Poetry
in the Mean, e il Niton Lab di Varese per l’ep di
quattro canzoni (che diventano sei nell’edizione in cd)
intitolato Suddenly Last Summer - The NITÖN LAB Session
e.p.
Il frutto più corposo è rappresentato da Poetry in the
Mean, con una curiosa foto di copertina che fa riferimento
a un cult della fantascienza horror degli anni Cinquanta,
The Creature Of The Black Lagoon (Il mostro della
laguna nera, di Jack Arnold) e dal quale nasce anche
la stessa Julie Hit Her Head,
dove Julie è prioprio l’attrice Julie Adams protagonista
della pellicola. Con una serie di dediche, dalla cerchia
più personale all’universale, che accompagnano i testi di
ogni singolo episodio, il disco concentra in sé stimoli
musicali che sembrano raccogliere l’intera esperienza rock
dei Settanta, declinata da Crippa (in trio insieme a Paolo
Roscio al basso e Deneb Busella alla batteria, più qualche
ospite) nelle forme disparate della ballata folk e dai profumi
west coast, in passaggi blues, in suite dalle trame progressive
e in ritmi contaminati dal funk (come accade proprio per
la citata Julie Hit Her Head e le sue continue ripartenze).
Le qualità strumentali e l’attitudine al racconto strumentale
(già proiettato, ci pare di poter affermare, in una dimensione
dal vivo) sono gli elementi caratteristici di una raccolta
che forse cede qualcosa nella parte interperativa, con la
voce di Luca Crippa spesso “dimessa” e sussurrata, passaggi
che sembrano frenare alcuni episodi quali Please Buy
This Song o Your Own Way e per contro funzionano
soprattutto quando il tono si fa agrodolce nel folk rock
di Tall Building Shapes
e nei colori americana di Breakwaters Ballroom, o
ancora meglio nelle oasi acustiche di
Our Magic Wand e Soon Was a Distant Yesterday,
due dei momenti più intimi e riusciti dell’album, insieme
alla suite acustica di Costa Brava,
dove la chitarra dello stesso Crippa deve qualcosa al David
Crosby più onirico.
A corollario di questo percorso musicale nella “poesia del
quotidiano” ci sono poi le canzoni sull’amore – così le
definisce lo stesso Crippa – di Suddenly Last Summer,
inizialmente pensate per un lp che avrebbe dovuto vedere
la luce nel 2025 inoltrato e che invece è stato anticipato
da Luca & The Tautologists nella forma di un ep. Qui le
atmosfere del trio si dilatano, un po’ sognanti, e acquistano
tessiture progressive fin dall’apertura di At the Movies,
per adagiarsi quindi su leggere coperte di elettronica (l’ospite
Luca Xelius Martegani) in Mistery...The Greatest,
e ancora lambendo eleganti territori di “fusione” tra jazz
rock e west coast sound in Different Paths e Night
Green (A New Color), sebbene il brano più intrigante
dell’appendice sonora rappresentata dall’ep sia la traccia
aggiunta (nell’edizione fisica) Indian
Breeze, un brano anche ritmicamente immerso in
certa tensione epica tipica di quel rock settantesco che
fa da sfondo costante all’ispirazione del gruppo.