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  The Chris Zek Band
Agarthi

[Chris Zek Band 2024]

Sulla rete: facebook.com/c.zekband

File Under: 70s jam-rock vibes


di Fabio Cerbone (27/11/2024)

Dai profumi di Samsara ci spostiamo nella terra immaginaria di Agarthi, ma non cambiano le fascinazioni, che i titoli degli album bene riescono a riassumere, per un rock di origine “settantesca” votato all’improvvisazione e alle contaminazioni sonore. Avevamo conosciuto il progetto della Chris Zek Band, dal nome del leader e chitarrista veronese Christian Zecchin, autore di tutti i brani del gruppo, in occasione proprio del precedente Samsara, disco del 2020 uscito in un periodo difficile per la musica dal vivo (la pandemia aveva bloccato ogni iniziativa) e che ci auguravamo potesse essere messo presto alla prova del concerto, per far maturare il repertorio della band e la sua innata vocazione alla jam strumentale. Agarthi prosegue quel cammino con sette brani, di cui la title track interamente strumentale, che hanno assimilato ormai le idee di Zecchin, qui accompagnato in quartetto con il basso di Elia Pasqualin, la batteria di Enea Zecchin e le tastiere, elemento centrale del suono insieme alle chitarre, di Matteo Bertaiola.

Le suggestioni un po’ esoteriche, tratte dalla letteratura di genere, che si porta appresso il termine di Agarthi, a indicare una terra sconosciuta e mitica il cui accesso sarebbe collocato nel deserto dei Gobi in Asia centrale, sono legate all’omonimo brano dagli espliciti effluvi latin rock alla Santana, influenza che emergeva anche in passato e che oggi si lega alla matrice rock blues e southern di partenza della Chris Zek Band per avventurarsi in territori più “progressivi”, che ricordano un po’ l’operazione della Chris Robinson Band di qualche anno fa. Lo conferma l’apertura di I Feel Like in Mississippi, che alle sferzate della chitarra di Zecchin, anche slide, aggiunge un arrangiamento di tastiere dal procedere psichedelico, rendendo ancora più evidenti le fonti di ispirazione da cui attinge il gruppo.

Stagione di rock dalle grandi visioni, raduni oceanici e lunghe fughe, la musica del quartetto non abita questi tempi moderni e non sembra neppure preoccuparsene, lanciandosi nelle atmosfere sognanti di Baby Blue, nel groove contaminato dal funk di Dancing with the Fire, dove emerge ancora il contributo sostanziale delle tastiere di Matteo Bertaiola, o negli oltre sette minuti finali di una rituale Whispering Blues. Più contenute e robuste invece le mosse di Peacemaker, rock blues che acquisisce evidenti accenti southern in Way Back Home, materiale che non spicca forse per originalità e che avrebbe bisogno di una parte vocale più aggressiva e convincente, ma che risulta utile per spezzare l’atmosfera di Agarthi e riportare a terra la musica della Chris Zek Band.