Cheap Wine
Beggar Town
[Cheap Wine/ IRD 2014]

www.cheapwine.net

File Under: classic rock

di Paolo Baiotti (13/10/2014)


Dopo il salto di qualità di Spirits e l'affermazione del monumentale doppio dal vivo Stay Alive, i pesaresi Cheap Wine hanno confermato la loro posizione di punta tra le formazioni di roots rock europeo nel 2012 con Based On Lies, un disco meditato ed impegnativo sulla falsità del mondo contemporaneo, sulla finzione e sulla manipolazione della realtà da parte dei mass media. In questo ambito si muovevano i personaggi delle canzoni, uomini sconvolti dal peggioramento delle loro condizioni di vita, causato da una crisi economica della quale non conosciamo probabilmente le vere cause. A due anni di distanza Beggar Town descrive un'evoluzione della situazione precedente, con uomini e donne che devono fare i conti con le macerie del nostro mondo, con la desolazione e lo smarrimento, lottando per la sopravvivenza. I testi di Marco Diamantini raccontano di personaggi che sono consapevoli della loro situazione, la soffrono, ne sono schiacciati, ma vedono anche qualche squarcio di luce, hanno voglia di lottare e cercano di rialzarsi senza rassegnarsi.

Come capita raramente nei dischi contemporanei, Beggar Town è da assaporare lentamente e con cura, perché è stato costruito in questo modo e merita questo tipo di attenzione. La prima parte del disco si basa su toni crepuscolari e su ritmi mediamente lenti, quasi a rimarcare questa situazione tragica. L'atmosfera cupa di Fog On The Highway è scandita dal piano di Alessio Raffaelli, sempre più al centro della proposta musicale della band e dalla chitarra distorta di Michele Diamantini, le speranze infangate di Muddy Hopes sono rivestite da un'atmosfera mitteleuropea nella quale si insinua un aspro assolo distorto di chitarra che esprime la drammaticità del testo, la polvere infiammata di Beggar Town è rappresentata da un ritmo incalzante dominato da una chitarra vibrante e da un piano ripetitivo. Lifeboat disegna un'oasi di pace con un passo lento e notturno che sembra seguire il ritmo delle onde del mare, facendo da ponte di collegamento con la parte centrale del disco, nella quale cambiano atmosfere e sensazioni.

Your Time Is Right Now
è forse la testimonianza migliore della maturazione dei pesaresi: una chitarra acustica e una languida elettrica fanno da tappeto a intrecci vocali westcoastiani in un brano che rappresenta uno squarcio di luce dopo il buio iniziale, fino a quando un break di piano jazzato introduce un fantastico assolo di chitarra psichedelica doppiato da una seconda chitarra. Keep On Playing ha un'introduzione di chitarra acustica e piano che richiama il miglior rock progressivo, ma dopo il morbido cantato di Marco un riff degno degli Who apre la strada alla chitarra di Michele. Il ritmo rallenta con due ballate intense, Claim The Sun che prosegue nel solco della speranza con l'esortazione a riprendersi la propria vita e la pianistica Utrillo's Wine, ispirata da un episodio tragicomico della vita dei pittori Maurice Utrillo e Amedeo Modigliani. Nella parte finale il ritmo cresce con la rabbia di Destination Nowhere per un lavoro che spacca la schiena in cambio di una paga da fame, lo smarrimento di chi vaga senza speranza di Black Man e le minacce di I Am The Scar raccontate con un rock incalzante degno di Green On Red e Dream Syndicate, fino alla liberazione di The Fairy Has Your Wings con una superba coda pianistica, perché "il cielo è per volare, per abbandonare tutte le zavorre che ci impediscono di essere liberi nel profondo".

Un disco tosto, serio e importante, registrato con la consueta cura e completato dalle eccellenti illustrazioni di Serena Riglietti. Come scrivono i Cheap Wine è da ascoltare a volume alto, con attenzione, senza fretta, leggendo i testi…il contrario di come è concepita la musica che ci circonda.


   

 


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