È un libro, è un disco, non è esattamente nessuna
delle due cose, forse meglio una curiosa contaminazione di linguaggi
che si sono richiamati a vicenda, generando una sorta di graphic novel
con colonna sonora allegata. Stiamo parlando di Like a Leaf in
a Storm, ultimo coraggioso progetto di Marcello Milanese,
chitarrista e autore alessandrino che ha messo a frutto due passioni
complementari creando un affascinante viaggio musicale illustrato. Di
base c’è il libro con le sue tavole, ciascuna ad evocare la corrispettiva
canzone e la scaletta del disco vero e proprio, che il lettore potrà
ascoltare sulle piattaforme di streaming oppure scaricandolo sul cellulare
con l’apposito codice, presente nei crediti finali del testo.
Antico e moderno si intrecciano così in un’opera che va seguita in contemporanea
fra illustrazione e musica: quest’ultima è scarna, acustica (chitarra
e ukulele principalmente), imbrattata di folk e blues, i linguaggi che
da sempre ispirano Milanese (più volte incontrato con i suoi progetti
solisti o in collaborazione, da Marcello & The Machine a 106, dai Black
Smokers ai Chemako), mentre i disegni in bianco e nero, di base utilizzando
il pennarello a tempera e la china su carta, sembrano evocare in alcuni
passaggi un gusto gotico e noir, altre volte invece un tratto più onirico,
altre ancora una visione più psichedelica. “Un taglio secco tra luci
e ombre”, come ci conferma lo stesso Marcello Milanese, dove è stata
la natura stessa delle canzoni a chiamare le tecniche utilizzate: lo
si intuisce proprio dal suono scarno e ombroso di episodi quali Deadly
Ever After o dall’agrodolce malinconia che avvolge The Raven.
L’autore suona tutto in veste solitaria, lasciando emergere la spigolosità
della voce rauca e bluesy in Funny Beacuse e Rabid Girl,
ma adattandola anche a un tono più fragile e intimo nella stessa title
track, in Dancing Flies e The Rose. L’idea di vedere “materializzarsi”
queste ballate dal suono roots essenziale nei disegni di Milanese ci
pare convincente, al di là dei gusti personali in fatto di grafica (a
noi sono piaciuti, sia ribadito), aggiungendo qualcosa in più a un disco
che altrimenti potrebbe persino risultare troppo scheletrico, se non
si amano particolarmente queste sonorità. Qui invece tutto prende una
forma più visionaria e ci conduce per mano attraverso storie che echeggiano
certa tradizione anglo-americana da antiche ballate folk e country blues,
ma aggiungono a questo percorso note personali (per esempio nell’attualissima,
purtroppo, A Soldier), spesso anche ironiche, che riescono a
farci entrare nel mondo dell'autore.