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  Paolo Ronchetti
Cose da fare
[Delta Records & Promotion 2024]

Sulla rete: paoloronchetti.bandcamp.com

File Under: contaminazioni rock d'autore


di Fabio Cerbone (08/05/2024)

Debuttare con un album dopo i sessant’anni potrebbe passare per un atto di incoscienza, persino di presunzione, ma prima dovreste conoscere a fondo la storia della passione musicale che smuove Paolo Ronchetti da oltre quattro decenni per poter collocare nella giusta prospettiva questo esordio, Cose da fare. Perché sono davvero tante le “cose da fare” e già fatte dall’autore, smosso da suoni, visioni, letture che ne hanno scandito il ritmo della vita con un desiderio continuo di conoscenza e assimilazione.

È un po’ anche la nostra storia di ascoltatori, se ci pensate, con la differenza, niente affatto trascurabile, che non tutti decidono di trasferirla in dieci canzoni, pensate dosando parole e musica in un apprezzabile equilibrio dove la voce, roca e suggestiva anche nelle sue volute “imprecisioni” e nei suoi graffi, e i testi, carichi di sensazioni, emergono nella loro carrellata di esperienze, ma dove anche la colonna sonora che li accompagna si impone con una propria identità. Il lavoro di produzione svolto insieme a Michele Anelli (Groovers) non “carica” mai eccessivamente questi brani, semmai lascia fluire in maniera naturale la varietà di spunti stilistici che animano l’educazione musicale onnivora di Paolo Ronchetti e tutto il mondo sonoro e narrativo che esprimono.

La chiave di volta di questo debutto è proprio l’eclettismo di un ascoltatore, prima ancora che di un autore, lo stesso che negli anni si è gettato in mille progetti prima di prendere la decisione di esporsi in prima persona: dal trio vocale dei Gobar alla rivisitazione dei repertori degli amati Tom Waits (con Tom the Cat) ed Enzo Jannacci, alle collaborazioni nei dischi altrui fino alla sua stessa attività principale di educatore, coinvolgendo molti ragazzi nella realizzazione di laboratori musicali. Il fatto che Cose da fare sia un disco che ha avuto una lunga, anche complicata preparazione alle spalle, interrotta a più riprese da motivi di salute personale, non lo rende affatto confuso nel suo toccare i numerosi punti cardinali della canzone rock d’autore.

Lì dove la migliore tradizione italiana del genere emersa nei Settanta (l’uno due posto in apertura con Attendo il sereno e Gatsby, la stessa accorata dimensione della title track) incontra gli stimoli legati al jazz americano (notevolissima Donna, sia testo che musica, in un viluppo da Blue Note con Ausonio Calò e Marco Piccirillo al sax e contrabbasso), le strutture più dirette di un rock che si nutre di espressività soul (Indifferentemente, tra i passaggi migliori della raccolta), della poetica beat del citato Tom Waits (che un po’ si inflitra nelle semplici trame naif di L’amore è una focaccia calda, in duetto con Laura Ceriotti), magari passando per l’adorato John Zorn (Padrone, con il sax debordante di Luigi Napolitano), a qualche sconfinamento verso le leggerezze del pop (l’immediatezza elettrica del primo singolo, Cosa devo fare, la giocosità di una Vedi come passa il tempo che ricorda il Paul Simon degli anni Ottanta).

Paolo Ronchetti si tuffa letteralmente in questa avventura, supportato anche da musicisti che sono prima di tutto amici, compagni di strada, persino parenti (il nucleo dei cosiddetti Uncles Nephew’s, insieme ai quali si è spesso esibito) con tutto lo spirito entusiasta di chi lo ha vissuto come un’esigenza vitale, prima ancora che come un vero progetto artistico: il pregio sta proprio nel fatto che Cose da fare, pur con qualche slancio di generosità tipico delle opere prime, è un album che nelle sue passioni manifeste riesce a esprimersi con una voce musicale riconoscibile
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