Andrea Van Cleef e Diego Potron sono due nomi fra
i più conosciuti dell’indie italiano attuale e, nonostante le numerose
differenze, entrambi sono accomunati da atmosfere e influenze che fanno
parte del loro bagaglio artistico. Mai prima d’ora però le strade dei
due cantautori lombardi (di Brescia il primo, di Carnate il secondo)
hanno avuto modo di incontrarsi. Il progetto intitolato Safari
Station rappresenta, appunto, la loro prima collaborazione,
edita da Rivertale Productions, la cui produzione è stata affidata a
un altro nome ben noto della scena indipendente italiana, Don Antonio
Gramentieri. Un progetto ambizioso quindi, che porta avanti l’italianità
dei singoli nonostante la musica abbia un respiro sicuramente più americano.
Oltre ai due principali protagonisti Andrea Van Cleef (voce, chitarra,
tastiere) e Diego Potron (voce, chitarra, basso) sono coinvolti lo stesso
Don Antonio (chitarre, basso), Nicola Peruch (tastiere) e Piero Perelli
(batteria). Dieci canzoni in tutto compongono il disco, di cui quattro
scritte da Potron (500 Miles, Rise Above All Gods, Gang
Of Boyz, Kay Zanset) altrettante scritte da Van Cleef (You
and I Were Born For Better Things, You Can’t Hide Your Love Away,
Mozuela, Spiderweb Blues), un brano scritto con la collaborazione
di entrambi (la stessa Safari Station) e una cover (In Zaire)
di Johnny Wakelin, autore disco-rock anni ‘70, che qui viene stravolta
in chiave afrobeat. Sicuramente i due autori condividono le medesime
radici musicali, ma le ispirazioni e gli stili musicali emergono in
modo assolutamente distinto nei brani composti da ciascuno: due personalità
forti che si riflettono nella scrittura delle canzoni.
Un inizio in sordina con Rise Above All Gods,
una triste melodia di chitarra, un theremin e la voce di Potron che
cantilena il ritornello mentre Van Cleef lo accompagna ai cori. Il primo
brano ci fa capire il mood del disco: brani crepuscolari, tempi dilatati
con i due cantautori ad accompagnarsi e supportarsi a vicenda. You
Can’t Hide Your Love Away ha influenze funk e RnB, mentre Mozuela,
con la sua batteria campionata, i ritmi rallentati e la voce filtrata,
ha un effetto lo-fi che ricorda certi brani di fine carriera dei REM.
Curioso esperimento è Kay Zanset,
cantato in una specie di patois con melodie affidate all’organo. Il
brano che chiude il tutto è Safari Station (A Nice Place To Be),
dedicato alla madre scomparsa di Andrea Van Cleef, in cui le influenze
da crooner alla Mark Lanegan sono in bella mostra.
Un progetto interessante, che a volte forse appare un po’ artefatto,
ma se non è stato il caso ad unire artisticamente questi due autori,
allora un intervento esterno è giustificato dal risultato ottenuto,
nella speranza che d’ora in poi le collaborazioni tra i due nascano
nella maniera più spontanea.