Pensi ad un armonicista blues come Marco Simoncelli
e ti immagini subito il tipo di disco che possa fare, sebbene in libera
uscita dalla sua lunga carriera in blues-band come i Magnetoscopics
di cui era frontman, e la combo svizzera Marco Marchi & the Mojo Workers,
con la quale gira abitualmente i palchi blues europei. Invece Breejo
è un disco sorprendente per la sua varietà di stili e ispirazioni, e
per come, appunto, l’armonica di Simoncelli non straborda mai prendendosi
la scena in maniera virtuosistica, ma si mette al servizio delle canzoni,
quasi in secondo piano.
Si prenda ad esempio la cover di Green Flower
Street del Donald Fagen epoca The Nightfly, dove il
giro iniziale riscritto per armonica si innesta perfettamente nel mood
elegante e rigoroso delle composizioni dell’ex Steely Dan. O anche l’altra
cover del disco, una Bye Bye Love
degli Everly brothers (ma gli autori erano i coniugi Boudleaux
& Felice Bryant), dove il duetto col turco Korhan Kodaman regala al
brano un ritmo completamente nuovo, decisamente più rallentato.
Ma sono i suoi brani autografi che fanno di varietà virtù, vuoi per
il largo utilizzo di una imponente sezione fiati e di vocalist femminili
che gli permette anche di sconfinare nello ska di Joke On Me
o nel funky arabeggiante di Desert con disinvoltura. Il blues
c’è, più classico nell’ironico singolo Green Pass, più swingato
in My Babe Is My Life, lento e soulful in Overall VLR,
ma non è mai puro, è sempre sporcato di altro, sia soul, rock (si senta
anche l’inizio veemente diBarcode
Freedom) fino ai ritmi latini di I Miss You. Poi si arriva
addirittura ad un riuscito esperimento di In
The Middle Of The Night, pezzo che parte per sembrare uno
Stevie Wonder anni 70, ma si sviluppa poi in una divertente italo-disco
puramente anni 80. Nota a parte per la sentita Live!, duetto
bilingue con la figlia Vittoria ad impersonare un dialogo tra il suo
omonimo e scomparso campione di motociclismo e sua madre.
Al disco collaborano session-man noti della scena musicale italiana
(Laura Fedele, Heggy Vezzano e tanti altri), non solo blues, che garantisco
all’album un respiro davvero ampio, anche grazie all’ottima produzione
curata con Biagio Sturiale. Una consigliata sorpresa di casa nostra.