Che la storia del blues italiano debba rimanere un fenomeno culturale marginale
nell'ambito di una visione ampia e internazionale pare ovvio. Siamo un popolo
di fans, imitatori, bravi scolari e (fortunatamente) spesso anche splendidi professionisti,
ma si sa che gli originali stanno in un altro mondo e suonano diversamente. Eppure
non è difficile tracciare un percorso di storia del blues italiano, che se magari
non offre capolavori per le immancabili liste di settore, ma qualche soddisfazione
la toglie, e lo sappiamo bene su queste pagine dove non abbiamo mai mancato di
seguire la scena. Fin dagli anni settanta di Guido Toffoletti e Tolo Marton, agli
ottanta di Paolo Bonfanti, fino ad arrivare alle realtà dei giorni nostri con
Francesco Piu e tanti altri.
In questo scenario J Sintoni era ancora
un "giovane" in crescendo, e lo avevamo già evidenziato in occasione del suo album
A Better Man
nel 2012. Allora c'era un bluesman elettrico che seguiva lezioni consolidate,
ma in questo Relief troviamo un artista pronto al salto di qualità.
La lunga frequentazione con Grayson Capps si sente parecchio, perché qui si naviga
nelle paludi torbide dello swamp-blues acustico, fatto di dobro e giri blues immersi
nelle muddy waters del Mississippi, con le medesime contaminazioni della roots-music
di Austin sentite spesso anche nei dischi di Capps. E liberato dall'obbligo di
dover dimostrare la propria bravura in assoli hendrixiani, Sintoni si rilassa
e offre il meglio in queste quattrodici ballate acustiche autoprodotte con l'autorevole
aiuto di Trina Shoemaker (vinse il Grammy per il lavoro in fase di missaggio
delle Globe Sessions di Sheryl Crow, e ha lavorato con Blues Traveler, Emmylou
Harris, Nanci Griffith, Queens of The Stone Age e tanti altri). Unici aiuti in
studio sono il banjo di Thomas Guiducci, l'armonica di Marco Pandolfi, la voce
di Francesca Biondi e le percussioni di Christian Canducci.
Coraggiosa
anche la scelta di non affrontare cover ma solo brani originali, con anche buoni
risultati in termini di scrittura come la title-track, (brano che davvero fa tornare
in mente gli ottimi risultati che Paolo Bonfanti ottenne quando nel 1994, in trasferta
ad Austin, registrò il bellissimo The Cardinal Points and Other Short Tales, disco
cardine del matrimonio tra blues e roots music in terra nostrana), o quando affronta
filastrocche acustiche alla John Prine come Time On Your
Side. Parte strumentale perfetta, cantato ancora un po' troppo attento
alla forma e non sempre sciolto come quello dell'amico Grayson, ma sono sottigliezze:
Relief è un disco che andrebbe acquistato in contemporanea con l'ultimissimo lavoro
di George Thorogood (Party Of One), dove il vecchio bluesman americano
rilegge vari classici in versione acustica. Serve a capire che, se ridotto all'osso,
questo blues suona ancora bene nel Delaware come in Romagna.