inserito 06/09/2012

Staggerman - Don't Be Afraid and Trust Me  [Staggerman  2012]  

Il nome curioso lo abbiamo incrociato più volte, sia da solista sia celato sotto altre avventure sonore: infatti Matteo Crema, in arte Staggerman, non solo ha debuttato in questa veste con l'album Tiny Tiny Tiny, ma ha fatto parte a più riprese dei progetti Union Freego (ancora oggi una meteora alt-country italiana che ha avuto poca fortuna rispetto alle qualità mostrate), Van Cleef Continetal e Bogartz, realtà da cui ha tratto amicizie e collaborazioni per lo stesso Don't Be Afraid and Trust Me. Ronnie Amighetti ad esempio, che produce e offre qualche spunto fra chitarre, percussioni e voci, e ancora Lorenzo Colosio alla batteria, solamente alcuni dei musicisti che guarniscono il piatto più ricco e elaborato rispetto al citato esordio. Lo si intuisce anche dalla cura grafica, un elegante cartonato con tutti i testi e scarni disegni che alludono un poco alla natura stessa della musica di Staggerman, uno che ha il coraggio di aprire un disco con il dolente passo acustico in minore di Maybe I Won't. Staggerman resta, come già segnalato in passato, un folksinger sotto le mentite spoglie di un suono che ammicca alla "bassa fedeltà" di certo indie rock americano (tra gli Eels evocati esplicitamente in Skinny Pretty Freak, o il Beck più cantautorale, anche se un nome che spesso salta alla mente è quello di David Berman dei Silver Jews), senza peraltro lasciare in un angolo la tradizione (i chiaroscuri malinconici di Morning Walk e Everything is Nothing). Anzi, va detto che Don't Be Afraid and Trust Me si muove in tal senso con una maturità più spiccata, tentando alcune sortite in aperto campo rock, tra i fiati e il soffio soul di (Not) the Man I Used to be e il crudo hard blues elettrico di The Night I Saw You Stripping. La strada è quella giusta.
(Fabio Cerbone)

www.myspace.com/staggerman




2Hurt-
Heaven Isn't Gold  [Helikonia Factory/ Goodfellas  2012]

Introdotto da un tema strumentale suggestivo, Listen to the Wind, ricco di implicazioni western e persino attraversato da un soffio di vento del deserto, Heaven Isn't Gold ci introduce al folk rock scuro dei 2Hurt, formazione che ha maturato già in un album di esordio (Words in Freedom) e nel successivo ep A Better Day un approcio singolare e assai crudo alla materia della tradizione americana. E' innegabile infatti che dalla mansueta Barbed Wire Dreams alla solitudine acustica di Lawless, passando attraverso un gorgo di folk blues nero e psichedelico (Medicine Man), i punti di riferimento stilistici trovino nella memoria delle radici americane un luogo di partenza, eleborando poi un suono tetro e malinconico che supera tale matrice, alla ricerca di qualcosa di più personale. Vengono in mente per la teatralità sussurrata della voce di Paolo Bertozzi (storico membro dei Fasten Belt, piccola leggenda punk italiana) e per l'incastro fra tese chitarre elettriche e violino (Laura Senatore, essenziale nella creazone del sound) alcuni onirici passaggi dei Velvet Underground, magari alle prese con un'inedita jam in tono dark blues con Mark Lanegan. I 2Hurt sono efficaci in questa formula nei passaggi più docili e distesi (It's Midnight) o quando le trame si dilatano lasciando galoppare il violino (Lost Soul Train). Nella ricerca invece del più ruvido impatto elettrico e nella eccessiva forzatura della voce di Bertozzi, qualche episodio mostra un po' la corda, più incline forse a favorire un impatto "violento" e di istinto e meno a dare piena forma al brano stesso, complice anche una produzione a volte sin troppo spigolosa. Comunque un lavoro intrigante sulle radici folk e fuori dagli schemi soliti della scena indipendente nazionale.
(Fabio Cerbone)

www.2hurt.org




Spaghetti Jensen -
You Can Do It  [Spaghetti Jensen  2012]

Il nome lo avrei cambiato all'istante, ma queste sono personali questioni di gusto del vostro recensore, anche se devo ammettere che per una band tutta italiana che sogna l'America più mitologica e tradizionale, Spaghetti Jensen (storpiatura di uno slang tutto statunitense per indicare le intersezioni delle grandi arterie stradali) rende bene l'idea dei contenuti e delle ispirazioni che troverete nei solchi del loro album di esordio, You Can Do It. D'altronde la grande highway immoratalata sulla copertina dovrebbe già darvi un'idea delle passioni di questi quattro ragazzi emiliani, cresciuti tra feste e festival della provincia con il loro rock'n'roll dagli aromi Americana. Alternando robusto southern rock, figlio di Lynyrd Skynyrd e consanguinei, ballate che hanno un po' l'impronta dell'attuale scena country texana e qualche tocco più rurale nell'uso del banjo, gli Spaghetti Jensen potrebbero tranquillamente essere scambiati per un prodotto della scena 'Red Dirt', ovvero sia quel sottobosco di rock band fra Texas e Oklahoma che da anni monopolizza il mercato roots americano del South West. Non fosse per qualche ingenuità di produzione (ma la tecnica è impeccabile), il country rock di This is the Time e About a Song, il galoppare di She Likes Drive e I Wil Be For You, che mostrano anche qualche ispirazione bluegrass, il marchio sudista di Keep Hard e Going On Music Time potrebbero essere figlie di tanti musicisti passati su queste pagine. Ora occorre quel salto di personalità per acquisire meno dipendenza dai modelli di riferimento.
(Davide Albini)

www.spaghettijensen.com



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