Nessuno è profeta in patria, recita il famoso passo
dei Vangeli, a maggior ragione se dalle coste atlantiche del Regno Unito
ci si innamora del suono (e dell'immaginario) del West americano. Dean
Owens è un musicista scozzese cresciuto alla periferia di Edimburgo,
ma con la seria intenzione di volare prima o poi dall’altra parte dell’oceano.
Ci è riuscito, e parrebbe con le migliori intenzioni, a cominciare da
una serie di collaborazioni importanti che hanno costellato la sua carriera
solista, dopo avere guidato le band locali degli Smile e dei Felsons.
È passato prima per Nashville, tappa obbligata, dove ha inciso l’interessante
Southern Wind insieme a gente come Will Kimbrough e Neilson Hubbard,
quindi è finito a Tucson, Arizona e lì si è aperto un intero mondo di
suggestioni.
El Tiradito, doppio album formato da una prima parte cantata
e da una seconda interamente strumentale, nasce dalla frequentazione del
famoso WaveLab Studio cittadino nel quale Owens ha conosciuto i membri
dei Calexico, dando forma al suo primo concept musicale dal deserto,
Sinner’s
Shrine, disco del 2022 bene accolto dalla stampa internazionale,
più una lunga scia di ep (nominati The Desert Trilogy), demo e
brani strumentali, questi ultimi oggetto della qui presente pubblicazione.
Sorta di secondo tempo del suo soggiorno in Arizona (e in parte completato
anche da registrazioni “a distanza”, causa pandemia), El Tiradito
si rivela infine come un lungo, apocrifo album dei citati Calexico, tale
è la vicinanza di suoni e atmosfere, soprattutto quelle più legate alla
prima parte della carriera della band di Joey Burns e John Convertino,
grosso modo da Black Light a Feast of Wire, passando per
Hot Rail.
Su quelle coordinate da western elettrico e sinuosa ballata folk dal border
messicano si collocano infatti gli otto brani interpretati da Owens nella
prima parte, senza dubbio la più interessante. Anche evidenti somiglianze
vocali con il citato Burns aumentano la “preoccupante” affinità, dall’apertura
con la fascinosa Mother Road per approdare
ad alcuni numeri country rock imbevuti di profumi mexican come Dolina
(Sand&Blood) e She Was a Raven, ospite la voce di Gaby Moreno,
oppure a certe fughe epiche come Ashes & Dust e la suggestiva Riverline.
Ispirato dalla leggenda locale del bracciante agricolo Juan Oliveras e
della sua tragica morte per una storia di tradimento e gelosia, da cui
nasce il piccolo omonimo santuario collocato nel Barrio Viejo di Tucson,
El Tiradito è una piacevole appendice sonora, il cui limite è proprio
quello di assistere a un competente ripasso (Owens interpreta impeccabilmente
le storie racchiuse in The End o nella demo di La Lolita,
non c’è dubbio) di quanto i Calexico intuirono con la loro formula desert
rock vent’anni prima.
L’aggiunta degli ulteriori otto brani strumentali, definiti come la colonna
sonora di un “western immaginario”, non rimette certo le cose a posto,
ma anzi sembra calcare fin troppo la mano, arrivando a sfiorare una caricatura
del "Morricone sound" concepito per i famosi Spaghetti Western
di Sergio Leone: con titoli come A Bullet and a Silver Coin,
How the West Was Stolen o The Final Ride, infarciti di tutto
il campionario del genere, tra fischiettii melodiosi, violini, trombe
e chitarre riverberate, si finisce per pensare più a Clint Eastwood in
Per un pugno di dollari che alla vicenda del povero Juan Oliveras.